Una casa dei Laziali nel cuore di Roma, a pochi metri da Piazza della Libertà, culla di tutti i sostenitori biancocelesti: questa l’ultima scommessa del presidente Claudio Lotito. L’imprenditore capitolino, nonostante la campagna elettorale, non ha mollato la presa sullo Stadio Flaminio per farlo diventare l’impianto di proprietà della Lazio.
Il catino firmato da Pier Luigi e Antonio Nervi, inaugurato il 19 marzo 1959, versa ormai in condizioni pietose ed il Campidoglio non vede l’ora di dare nuova luce ad un monumento che in passato ha ospitato le gare delle compagini capitoline.
Fermo restando che attualmente la proprietà dell’impianto è di Roma Capitale, negli ultimi anni le chiavi del gioiello di Viale Tiziano sono passate sia al Coni sia alla Figc, breve parentesi con una grande illusione, quella della Federazione Italia Rugby. Quando nel 2000 il prestigioso torneo “Cinque Nazioni” divenne “Sei Nazioni”, proprio la FIR scelse il Flaminio per le gare interne degli azzurri. La festa della palla ovale durò fino al 2012, quando la scelta di spostarsi all’Olimpico in attesa delle migliorie della creatura di Nervi, da temporanea divenne definitiva.
Claudio Lotito alza l’asticella: per vedere le carte scrive una pec al Comune di Roma
Lo Stadio Flaminio resta però un progetto pieno di ostacoli. I vincoli principali sono quelli storici, con le diverse Sovrintendenze sempre pronte ad una firma “pericolosa”, nonché gli scogli dovuti alla sicurezza. Lo stadio si trova al centro di un quartiere decisamente popolato, ai piedi della collina dei Parioli i cui residenti, ovviamente, non amerebbero il caos delle partite.
Non bastassero queste difficoltà, gli eredi della Famiglia Nervi vorrebbero mantenere il più possibile la struttura attuale del Flaminio, idea tanto affascinante quanto difficilmente realizzabile. La foto attuale regala infatti un teatro fatto di erbe alte, spalti marci a causa delle infiltrazione figlie dell’ultima inqualificabile ristrutturazione, senza dimenticare che gli spazi interni, piscine, palestre e uffici, sono di fatto inutilizzabili. Al momento, chi si imbarcasse in quest’avventura non ha neanche la certezza quanto sia possibile realizzare una copertura, minimo sindacale per valutare la fattibilità di un qualsivoglia progetto.
Sull’area già c’è un progetto della Cassa Depositi e Prestiti
Chi volesse ammortizzare l’investimento per riqualificare il Flaminio, deve fare i conti anche con la Cassa Depositi e Prestiti. Quest’ultima infatti entro il 2023 inizierà i lavori del progetto già approvato nel quadrante dello stadio, stiamo parlando di appartamenti, alberghi, esercizi commerciali, un’area verde, senza dimenticare che nei pressi di via Guido Reni nascerà anche il Museo della Scienza.
Nonostante questo Lotito però vuole vederci chiaro, perché regalare il Flaminio ai tifosi lo farebbe entrare nelle grazie di quasi tutti i sostenitori, oltre a far accrescere il valore patrimoniale del club.
Una settimana fa ha mandato una pec al Campidoglio per accedere agli atti e conoscere finalmente lo stato dell’arte, una missiva che è stata ricevuta e protocollata dagli uffici competenti. Ora il “sogno” Flaminio ha un numero di protocollo, nessuna delle parti in causa potrà barare.