È stato ceduto l’ultimo giorno di mercato, risolvendo una situazione che per lui a Roma si era fatta insostenibile. Francesco Acerbi, 35 anni il prossimo 10 febbraio, dal 1° settembre è un giocatore dell’Inter, seppur in prestito.
Per il difensore, nonostante i nerazzurri fatichino in campionato e Champions League, è un buon momento: chiamata in nazionale per le due gare decisive di Nations League; posto da titolare nella difesa di Simone Inzaghi, ancora una volta nel ruolo di Stefan de Vrij, di cui prese le redini quando sbarcò a Roma nell’estate 2018.
Acerbi fu in investimento importante per i biancocelesti che quattro estati fa sborsarono 12 milioni al Sassuolo. Un ottimo avvio, tifosi soddisfatti, consci anche della storia personale del ragazzo di Vizzolo Predabissi, affetto in passato da una neoplasia ad un testicolo.
L’ex Milan con l’Aquila sul petto gioca bene, è il pilastro della difesa – completata da Ramos e Radu – che nella stagione 2019-2020 porta i tifosi biancocelesti a sognare lo scudetto; per lui il trionfo si completerà nel 2021 con la vittoria dell’Europeo da protagonista. Qualcosa però nella favola va storto, il rendimento nel 2020-2021 non è perfetto, Acerbi rinnova al 2025 (2,5 milioni netti l’anno, ndr) ma all’Olimpico i mugugni crescono e il ragazzo percepisce la sfiducia.
Le difficoltà per il centrale aumentano con l’arrivo di Sarri, il tecnico vuole la difesa a quattro, soprattutto una linea alta che necessità di caratteristiche specifiche diverse da quelle di Acerbi. Il 17 dicembre 2021 Acerbi segna nel 3-1 interno al Genoa, nell’esultare, rivolto alla Curva Nord, si porta il dito sulla bocca, a zittire i tifosi che lo avevano criticato. Non bastasse, a gara finita ai microfoni di Dazn aggiunge: “Non me ne frega di niente di quello che si dice, fa parte del nostro lavoro, di quello che facciamo. Meno male che la gente non sa cosa succede nello spogliatoio. Essere al decimo posto con l’allenatore e la rosa che abbiamo non può farci piacere. Ce la stiamo mettendo tutta o quasi”. E ancora: “Eravamo a zero, adesso siamo a 5 mila, io penso sempre positivo quindi va bene lo stesso”. Ovviamente la Curva Nord non ci sta, arriva un comunicato che, di fatto, rappresenta la fine della storia tra Lazio e il giocatore.
Queste le righe finali dell’invito a lasciare Piazza della Libertà: “A noi che Acerbi sia un giocatore importante per la rosa della Lazio non importa nulla. Per noi contano il sudore, la grinta e il rispetto. Ecco perché, da oggi, Francesco Acerbi non è più gradito qui a Roma. Fino a quando sarà qui, verrà fischiato, In ogni partita! “E chissà quanti ne hai visti e quanti ne vedrai di giocatori tristi che non hanno vinto mai”. ACERBI VATTENE! ULTRAS LAZIO”.
Acerbi e la Lazio sono come un marito e una moglie costretti a convivere sotto lo stesso tetto, ma aspettano solo le carte del divorzio. Il diavolo ci mette lo zampino e il 24 aprile 2022, dopo un errore collettivo che al minuto 90’+2′ porta Tonali a siglare il 2-1 definitivo ad agio del Milan, al difensore scappa un sorriso nervoso, involontario, ovviamente inquadrato da tutte le telecamere possibili. La pietra tombale.
Il difensore è il bersaglio preferito dei suppoter capitolini, lui alla fine su Instagram si difende così: “Ora basta. Ho sempre dato tutto per questi colori e sono fiero di aver vinto i trofei con questa maglia. C’è stato qualche attrito, lo ripeto come ho già fatto, ho sbagliato e chiesto scusa. La risata di questa sera era isterica per aver perso i due punti in maniera rocambolesca e non perché ero felice di aver perso. Non vorrei nemmeno che un tifoso pensasse questo di me”.
Il passo successivo è una lettera al Corriere dello Sport, in data 27 aprile, questo il contenuto: “La partita con il Milan è stata per tutti un frullatore di emozioni e frustrazioni e così, dopo un’iniziale reazione dettata dall’istinto, ho deciso di prendermi 48 ore per riflettere e trovare le parole giuste per condividere i miei pensieri e le mie sensazioni, a cuore aperto. Non ho la pretesa che vengano condivisi, ma la speranza che quantomeno vengano ascoltati e compresi. Purtroppo da qualche mese vivo una situazione a livello personale che non mi sarei mai aspettato di vivere. Avverto una sensazione di solitudine che umanamente mi ferisce. Con questo non intendo puntare il dito contro nessuno: è una mia sensazione personale che sicuramente non mi può lasciare indifferente, in campo e fuori. Ma in un momento di difficoltà, la mia famiglia mi dà equilibrio e serenità per affrontare comunque tutto a testa alta. Il luogo comune nei confronti dei calciatori è che il nostro lavoro e i nostri guadagni ci rendano immuni agli stati emotivi – positivi e negativi – che caratterizzano la normalità di un essere umano. E per questo si tende a giudicare il calciatore come se fosse privo di emozioni e sentimenti, che nel nostro lavoro sono spesso molto forti e contrastanti. Spesso sbagliamo anche noi, siamo esseri umani, è giusto ricordarlo sempre. Non mi sono mai sottratto ai miei doveri e alle mie responsabilità perché sono un uomo e un padre di famiglia, prima ancora che un calciatore. Per questo ho sempre accettato oneri e onori del mio lavoro, ben consapevole che le critiche per le prestazioni in campo fanno parte del gioco. Ciò che non posso accettare sono le illazioni sulla mia integrità personale e professionale, sulla mia serietà e sul mio impegno a difesa dei colori della Lazio, con o senza la fascia di capitano al braccio. Dopo la partita con il Milan ho letto e sentito insinuazioni assurde che non posso e non voglio accettare. E il solo fatto di essere qui a dover difendere la mia integrità e la mia professionalità, mi ferisce profondamente. Non sono perfetto, non sono un robot, ma sono una persona seria e un calciatore leale. E su questo non si dovrebbe nemmeno discutere. Non dimentico ogni singolo istante di questi anni alla Lazio, in cui ho rappresentato un punto di riferimento e ho ricevuto stima, affetto e sostegno, arrivando a indossare con orgoglio la fascia di capitano. Porterò questi ricordi sempre con me, non c’è critica o contestazione che possano cancellare tutto ciò che ho ricevuto in questi anni. Ovviamente sono dispiaciuto per tutto ciò che è successo in passato e per le tensioni che ne sono derivate nell’ultimo periodo. Mi sono scusato più volte per gli episodi in cui ho commesso qualche errore, per eccessiva impulsività e poca lucidità. Il futuro, per quanto mi riguarda, è la prossima partita con la maglia della Lazio, quella che ho sempre onorato e indossato con orgoglio. Mi piacerebbe che tutti insieme potessimo voltare pagina, almeno per concludere la stagione nel migliore dei modi, con dignità e rispetto reciproco”.
L’avventura di Acerbi alla Lazio termina quindi il 1° settembre, con la soddisfazione di tutte le parti in causa. Queste le dichiarazioni del calciatore, rilasciate ieri a Rai Sport dal ritiro di Coverciano: “Il mio passaggio dalla Lazio all’Inter? È stato abbastanza difficile, con grandi problemi che ora sono stati risolti. Sono molto contento di essere all’Inter. Ho trovato un gruppo fantastico, ora ci sono delle difficoltà ma con le persone ed i giocatori che ci sono, lo staff ed i dirigenti si risolverà tutto. Speriamo dopo la sosta di rimetterci in moto. Passare dalla Lazio all’Inter anche per lui ha portato ad un salto di qualità. La passata stagione ha fatto molto bene, quest’anno c’è forse il momento di difficoltà più grande da quando è arrivato ed è normale che sia più sotto pressione. Io l’ho trovato uguale. E’ un bravissimo allenatore ed un bravissimo uomo”.