Luca Gotti, dopo due salvezze targate Vincenzo Italiano e Thiago Motta, per il primo anno siede sulla panchina dello Spezia con l’obiettivo di restare nella massima serie per il terzo anno consecutivo. Nato ad Adria 55 anni fa, ha iniziato nel 1998 nelle giovanili del Milan, un anno poi il passaggio al Montebelluna in Veneto; nel 2006 il primo salto, panchina della nazionale Under 17 dove resterà fino al 2008, quindi Treviso e Triestina ancora come primo.
Tra il 2011 e il 2018 sceglie la carriera del secondo, Cagliari, Parma e Bologna, prima del salto al Chelsea, dove come vice di Sarri, mercoledì 29 maggio 2019 in Azerbaigian allo stadio olimpico di Baku, battendo 4-1 l’Arsenal vince l’Europa League, finale arbitrata da Gianluca Rocchi. Dal 16 luglio 2019 al 31 ottobre è il vice di Tudor, del quale prende il posto il 1 novembre dopo il suo esonero. Resta a guidare i friulani fino al 7 dicembre 2021 quando viene esonerato dai Pozzo.
Gotti ieri, come riportato da cittadellaspezia.com, ha incontrato gli allenatori della provincia spezzina, illustrando la sua idea di calcio. “ Sono stato seduto dalla vostra parte a lungo e mi sarebbe piaciuto che qualcuno mi parlasse, senza dire verità, ma per mettermi in condizione di farmi qualche domanda in più”, ha iniziato. Il tecnico delle Aquile ha parlato del calcio passato e della sua proiezioni nei prossimi anni. “In che direzione sta andando il calcio non lo so. Se vediamo una gara di oggi e una di vent’anni fa, rimaniamo impressionati dalla differenza. Il vero cambiamento in questi è stata l’intensità, la velocità del gioco, che impone caratteristiche diverse per starci dentro. Non partecipa solo chi è veloce, ma chi la rispetta questa velocità – sottolinea – Il Pirlo di turno ha una velocità diversa, non fisica ma di testa. Un mio vecchio allenatore mi diceva che è giusto migliorare la parte fisica, perché riesci a limare il decimo di secondo e il decimo di secondo ti aiuta. Ma se leggi prima la situazione, migliori i secondi interi. Pirlo leggeva un’azione prima. Possiamo pensare che questa direzione verrà mantenuta tra dieci anni? Probabile. Mi serve pensare come sarà il calcio tra 5-10 anni? Se per un allenatore di prima squadra può essere relativo capirlo, per un istruttore è fondamentale. Un bravo istruttore deve chiedersi queste cose e agevolare i ragazzi nel calcio che ci sarà tra 15 anni. L’obiettivo tra settore giovanile e prima squadra è diverso. La prima squadra deve vincere, poi il come è diverso. Quando preparo i miei allenamenti metto pezzetti per migliorare, ma l’obiettivo è vincere. L’istruttore del settore giovanile ha l’obiettivo di migliorare individualmente il gruppo di ragazzi”.
L’ex Udinese si è poi concentrato sul momento attuale della serie A, mutazioni legate anche ad alcuni allenatori. “In Serie A in questo momento c’è un cambiamento in atto, ora è diversa da 6-7 anni fa, ci sono proposte fantastiche che stanno modificando l’idea calcistica. Almeno 10-15 allenatori che erano proponibili dieci anni fa ora non sono più proponibili nel nostro campionato, perché è cambiato troppo. Gasperini è uno dei grandi fautori del cambiamento della mentalità degli altri allenatori – rimarca ancora – Il suo Genoa giocava con questi princìpi, ma quando incontrava le big dava fastidio fin lì: potevi affrontarlo nel momento migliore e soffrire di più, ma alla lunga i valori prevalevano. Ora qualsiasi squadra del mondo, Manchester City compreso, deve mettere correttivi per affrontare la sua Atalanta, altrimenti verrà dominato. Gasperini impone l’uomo a uomo in Serie A e tu, allenatore, ad inizio anno sai che avrai due partite da preparare in questo modo. Poi arriva Juric, arriva Tudor, arriva Palladino. E le partite diventano dieci.
Poi c’è l’opposto: ci sono i Sarri e i Giampaolo, che hanno una lettura difensiva opposta. Non c’entra l’avversario e l’uomo a uomo, c’entra la palla. Ognuno di noi ha il dogma di avere superiorità numerica dietro. Ma se affronti queste partite con questa idea pagherai l’inferiorità da altre parti. E in piccolo anche lo Spezia ci prova, ed è quello che gli integralisti stanno capendo, cambiando il proprio modo di giocare. Il mio invito è cercare di comprendere i cambiamenti in atto, verificare le vostre idee, porvi il problema e verificare cosa succede nel campo. Mi sarebbe piaciuto che dieci anni fa qualcuno me lo dicesse”.
In un campionato che prevede prima mesi intensi, quindi 60 giorni di stop per il Mondiale in Qatar, Gotti descrive così il suo modo ideale per preparare la partita. “il primo allenamento è la mattina dopo la partita. Primo per l’infermeria: tutti fanno il check e le cure, che accorciano i tempi di recupero qualora ci fosse bisogno. Prendiamo immediatamente in mano la situazione. Contestualmente, chi non ha giocato deve fare carico equivalente della partita – spiega l’erede di Motta – Chi gioca e chi non gioca restano così allo stesso livello. Capita spesso che dopo 2-3 mesi c’è differenza fisica tra chi gioca e chi lo fa meno, ma così non succede. Poi c’è il giorno di riposo, che io concedo all’indomani dell’allenamento post partita. Provo a fare meno doppie sedute possibili, se le faccio alla mattina faccio calcio e si deve andare forte. Poi pranzo e palestra. Il calcio va fatto in freschezza, poi la qualità e quantità fisica si fa dopo. Lì dobbiamo andare forte. Mercoledì e giovedì si fa grande carico e la partita la preparo nel -2 e nel -1, dividendola in due giorni. A due giorni dalla partita partiamo dal video in cui faccio vedere la fase offensiva avversaria, poi andiamo in campo e lì proviamo con la fase difensiva. Nell’ultimo allenamento si fa video con la fase difensiva avversaria e in campo proviamo la fase offensiva nostra. Il mercoledì mattina facciamo il video della nostra partita della domenica. Da lì comincia la settimana”.