Domenica prossima alle 12.30 Lazio e Spezia si affronteranno all’Olimpico per l’ottava giornata del massimo campionato. Se Ciro Immobile dovesse compiere il miracolo e scendere in campo, sul prato del Foro Italico si confronterebbe con l’unica punta che come lui, ha disputato tutti i 630′ delle prime sette giornate: M’Bala Nzola.
L’angolano con passaporto francese, 26 anni compiuti lo scorso 18 agosto, dopo l’ultima stagione decisamente in ombra, è tornato ad essere un pericolo per gli avversari: in sette match nella massima serie ha segnato tre goal; in Coppa Italia, nei 77′ giocati contro il Como, ha siglato due delle cinque reti rifilate ai lariani
La punta di Buco-Zau è arrivato in Liguria nel gennaio 2020, segnando 6 gol in 17 gare in B, oltre ad una marcatura nelle 4 gare di playoff, timbri valsi la promozione in A. Nel 2020-2021 con le Aquile numeri importanti: 11 gol e tre assist in 25 recite: Numeri che facevano presagire un decollo, invece lo scorso campionato un blackout con 2 go e 1 assist in 21 partite, cifre che non spiegano l’accaduto. La punta di Gotti ha provato a spiegarlo in un’intervista alla Gazzetta dello Sport. “Non ero più io. Per la prima volta nella mia vita non riuscivo a reagire. Sembrava che ogni cosa andasse male. Mi chiedevo perché tutti ce l’avessero con me e non vedevo l’ora che finisse la stagione. Per voltare pagina, per ripartire, per scrivere un’altra storia. La mia storia. E adesso lo so: sono tornato” afferma Nzola alla Rosea.
L’ariete non si tira indietro. “Le mie colpe? Di sicuro un po’. Non voglio nascondere le mie responsabilità. Però non era tutto così nero, non era tutto così sbagliato. Purtroppo, quando la situazione è precipitata, mi sono lasciato andare. Me lo chiedeva anche mia mamma, che mi ha aiutato molto – rivela – Soprattutto con la preghiera. Mi manda un link, ci colleghiamo e preghiamo insieme. Io sono cristiano, prego sempre prima di dormire e di mangiare. Ma non chiedo mai qualcosa che riguardi il calcio: prego per ringraziare”.
L’anno orribile con Thiago Motta: tutto partì da un orecchino che non si aprì
Una preparazione estiva imperfetta e il primo anno targato Thiago Motta non partì bene, ma negli occhi di tutti ci fu l’episodio clamoroso dell’orecchino che l’angolano non riuscì a levarsi prima di entrare in campo con l’Inter. “Per la fretta sbagliai il lato da cui avrei dovuto premere per toglierlo. E poi non veniva più fuori. Una fatalità incredibile. Nello spogliatoio lo sfilai in mezzo secondo. Eppure ricevetti tanti insulti. Probabilmente pago il mio carattere: la gente pensa che non rido mai, che sono freddo. Ma io sono solo fatto così. Se non ci conosciamo, ti rispetto ma sono chiuso. Se entriamo in sintonia, puoi apprezzare un altro Mbala“.
Nzola ammette di essersi sentito impotente. “Non trovavo una chiave per reagire. Il morale era basso. Ero triste perché in campo non mi riconoscevo: era come se fosse tutto scritto, che qualsiasi cosa facessi non serviva – ripete come un mantra – Fortunatamente la scorsa estate ho avuto tanti momenti per pensare, per conoscermi ancora meglio. Lo Spezia mi ha fatto capire che puntava su di me, il mister Gotti mi ha dato fiducia e a me basta davvero poco. Sono dimagrito, sono arrivato in ritiro già in forma, non come era accaduto alcune volte in passato. Volevo far vedere che ero pronto. Non sono rimasto per dimostrare qualcosa a chi mi critica, ma per me e per lo Spezia. E in campo credo che si veda, non solo per i gol”.
Nzola da bambino voleva fare il pompiere, ora però ha un sogno preciso: “Giocare nn anno da Mbala. La salvezza dello Spezia. E il titolo di capocannoniere. Non rida, ce la posso fare. E se non lo conquisterò, potrò comunque arrivare tra i primi quattro o cinque. Gliel’ho detto, sono tornato“.
L’Uragano Nero arriva in Puglia
In Italia Nzola ci arriva nel 2016 grazie alla Virtus Francavilla, i pugliesi lo prendono da svincolato all’Academica Coimbra che a sua volta nel 2014 lo aveva prelevato dai francesi del Troyes. Come rivela il sito lacasadic.com, i tifosi lo soprannominavano “uragano nero” e nel Girone C di Lega Pro ancora lo ricordano per dei sigilli storici: il 20 novembre 2016 segnò al 92′ consentendo alla sua squadra di battere per la prima volta il Catania; timbri pesantissimi furono quello contro la Reggina e la doppietta segnata al Matera di Auteri e Di Lorenzo, il capitano del Napoli, laureatosi Campione d’Europa nel 2020.
Per la punta fu fondamentale Vincenzo Italiano, l’ex giocatore del Chievo nel 2018, alla guida del Trapani, i siciliani fino al termine si giocarono con la Juve Stabia la promozione in B che giunse comunque superando ai playoff il Catania in semifinale e il Piacenza in finale. Con il Trapani promosso in Serie B, Italiano venne ingaggiato dallo Spezia, Nzola lo seguì nel gennaio 2020. Arrivò una promozione bis, sempre ai playoff, stavolta però per volare in Serie A con le aquile liguri. Nzola e Italiano sono legati da un destino conclusosi solo con il passaggio del tecnico di Karlsruhe da Spezia a Firenze. Certo, se i Viola continuassero a faticare in zona gol, chissà che i due non si possano ritrovare a Piazza della Signoria, per un caffè offerto da Rocco Commisso.