Lazio, ESCLUSIVO Massimo Maestrelli | “Nel 2023 sogno qualcosa di importante. Sarri mi ricorda…” – VIDEO

L’intervista esclusiva a Massimo Maestrelli. Oggi è una giornata indimenticabile per tutti i tifosi della Lazio. In occasione dei 100 anni dalla nascita di Tommaso Maestrelli, nato a Pisa il 7 ottobre 1922, tutti i suoi più cari affetti si ritroveranno nella sala della Protomoteca del Campidoglio per onorane la memoria.

L’allenatore del primo scudetto biancoceleste, datato 12 Maggio 1974, è per tutti Il Maestro. Tommaso era un predestinato, trasferitosi a Bari già nel 1935 a causa del lavoro del papà, capostazione delle Ferrovie, venne immediatamente tesserato dal Bari, con cui esordì in serie A il 26 febbraio 1939 a 16 anni, 4 mesi e 19 giorni, più precoce di lui solo Amadeo Amadei, la cui prima volta avvenne a 15 anni, 9 mesi e sei giorni.

intervista maestrelli
Claudio Lotito e Massimo Maestrelli sotto la Curva

La famiglia Maestrelli rappresenta un’icona vivente per il mondo biancoceleste. Tommaso e la moglie, Lina Barberini, scomparsa nel 2014 (nome di battesimo Angela), hanno avuto quattro figli: Patrizia Maria, Tiziana e i due gemelli Massimo e Maurizio. Massimo è l’unico ancora in vita, insieme con Maurizio, hanno respirato Lazio già in tenerà età, venendo ribattezzati “I due ragazzini terribili”.

Per parlare dell’evento che si terrà il 7 ottobre LaLazio.com ha intervistato Massimo Maestrelli, un viaggio che parte da lontano per arrivare ad un sogno innominabile.

“Quella volta che io e Maurizio scappammo con la vespa truccata…”

Lazio, ESCLUSIVO Massimo Maestrelli | “Vi racconto la nostra famiglia allargata. Sarri mi ricorda...”
Tommaso Maestrelli e Giorgio Chinaglia

Massimo, l’emozione legata a papà non si è mai interrotta in questi anni?

“I primi due anni dopo la sua morte fu molto difficile, c’era molto dolore dovuto alla tragicità dell’evento. Purtroppo in casa Lazio ci furono altri lutti, per noi la morte di Re Cecconi fu una mazzata. Perché non fu una malattia, non eravamo preparati. Noi all’epoca facevamo ripetizioni a casa di nostra cugina, vicini alla gioielleria dove avvenne il fatto.
Uscimmo da casa senza sapere nulla, vedemmo un capannello di persone, ci fermammo e lo riconoscemmo. Eravamo nel 1977 avevamo 14 anni. Lui ci parlò, poi lo portammo in ospedale. Fino al 1980 vedevamo solo la parte buia, poi è iniziata le memoria, sono arrivate le testimonianze più belle su papà.”

Prima la strada, poi il Francobollo nel 2016 a 40 anni dalla scomparsa, ora una giornata in Campidoglio per i 100 anni dalla sua nascita: Roma, i romani, i laziali e i romanisti vogliono bene a Tommaso Maestrelli.

“Assolutamente sì. È stato una affetto trasversale che ha attraversato la città. Devo dirti che però in occasione dell’intitolazione della Curva, almeno dieci miei amici della Roma mi hanno chiamato per dirmi. Non si poteva fare, non è uno stadio privato. All’inizio erano seri, poi tutti però hanno chiosato così: “Però a tua papà è permesso qualsiasi cosa”. D’altra parte a Trigoria c’è il centro Bernardini che è stato un giocatore della Lazio. Ripeto, per noi grande affetto e rispetto.”

“Solo una volta ce la vedemmo brutta, alla fine del derby vinto col gol di Nicoli. Io e Maurizio uscimmo esultanti dallo stadio con i nostri cappellini di lana. Eravamo sul classico vespino truccato con una marmitta 125, riuscimmo a scappare solo perché il motorino era “rinforzato”, altrimenti ci avrebbero preso.”

In Protomoteca ci sarà un mare d’affetto. Sei pronto o a questi eventi non ci si abitua mai, come magari avviene per un giocatore che scende in campo o un musicista per un concerto?

“No, non ci ho mai fatto il callo, come si dice a Roma. Per me è sempre la prima volta. Domenica con lo Spezia pensavo mi dessero la targa sotto la tribuna autorità, non mi aspettavo la consegna sotto la Curva. Invece Anna Nastri ci ha avvisato all’ultimo.”

“Già quando sono entrato nella Curva sono passato dal tunnel che usava la Lazio nel 1974, sono tornato indietro nel tempo perché io e Maurizio assistevamo da lì agli ultimi minuti delle gare. Quando mi hanno chiesto di fare il giro del campo inizialmente ho detto no, mi sentivo fuori luogo.”

“Poi sono passato sotto la Maestrelli e l’entusiasmo saliva. Alla fine sotto la Curva Nord c’era questa signora che sventolava la bandiera con il volto di babbo, l’ho presa e l’ho sventolata. E’ stata una cosa bellissima, io non mi abituo e non mi abituerò mai. Non ti abitui alle cose belle, non ti abitui a quelle brutte.”

Il tuo primo ricordo di papà a Roma e quello legato alla Lazio?

“A Roma presso l’Hotel Fleming, a piazza Bevagna, per tre mesi è stata la nostra casa. Mi sembrava gigante, mi ricordo la neve a Piazza di Spagna, dove tutti arrivammo col 1750 Alfa Romeo, rimase sempre quella la macchina di papà. A Trinità dei Monti facemmo le foto con la Polaroid, alcune ancora le conservo.
Per quanto riguarda la Lazio, non posso che rispondere Tor di Quinto: Eravamo sempre lì, era una seconda casa con la sora Gina e Pelè.”

Si può dire che quella voluta da Tommaso Maestrelli e Lina Barberini sia stato tra i primi esempi di famiglia allargata, visto che casa vostra per Chinaglia&Friends era diventata più di un rifugio?

“Casa era il campo e viceversa, al Fleming venivano sia i giocatori e sia i giornalisti, tra questi soprattutto Enrico Bendoni e Sandro Petrucci. Papà accolse Enrico come un figlio, credo divenne padre a 22 anni, tanto che il futuro dirigente chiamò il suo primo figlio Tommaso.”

“Per me, i miei fratelli e le mie sorelle non era una cosa cosi straordinaria, non ci rendevamo conto. I miei compagni lo scoprivano venendo a casa a fare i compiti, entravano e scoprivano Chinaglia o Wilson sul divano. Ma questo succedeva già a Foggia con Re Cecconi o a Reggio Calabria, Carlo Mupo, all’epoca giocatore, poi divenuto dirigente della Roma. Ora ha 87 anni, lo sentiamo al telefono e quando accade si emoziona parlando di papà tanto da dover chiudere la telefonata.”

“Sarri è come papà: pensa sempre a proteggere la squadra”

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Simone Inzaghi e Maurizio Sarri

Passando alla Lazio di oggi, hai raccontato di aver conosciuto Maurizio Sarri proprio in occasione di un premio dedicato a papà, prima che venisse a Roma: quali furono le tue sensazioni più immediate?

“Sì, ricordo che gli dissi “speriamo tu possa venire alla Lazio”, perché il suo Napoli ci prendeva a pallate. “Prima o poi dovrà venire da noi”, insistetti, e lui rideva. Mi dava il senso di una persona molto profonda, non scontroso o burbero come sembra visto da fuori.
In quell’occasione era in giacca e cravatta, invece di sedersi con altri premiati è venuto al nostro tavolo. Fu bellissimo, avevo simpatia e quando andò al Chelsea vidi tutte le partite. Gli fecero un brutto coro inglese, inizialmente non apprezzavano il Sarriball, poi pian piano cambiarono idea, vinse l’Europa League.
Vederlo alla Lazio, fu un sogno, Noi avevamo rapporto bellissimo con Inzaghi, come quando ti lascia una bella donna. devi conoscerne un’altra che ti dia le stesse sensazioni. Mi piaceva Italiano o altri giovani, sarebbero state scommesse, con Sarri è un discorso diverso.”

Al di là della provenienza toscana, si può dire che entrambi difendono i propri giocatori, seppur in modo diverso viste le differenze caratteriali?

“Questo l’ho sempre detto e pensato. Penso alla polemica degli arbitri, lui ha preso una posizione netta e decisa, ho messo la sua faccia per difendere la Lazio, aveva capito che la squadra correva rischi. In questo si assomigliano sicuramente.”

Ultima domanda: Ciro Immobile ce la farà a portare la Lazio in Champions?

”Fare pronostici è brutto. Lui va in campo per fare il meglio, dovremmo sfruttare eventuali debolezze delle concorrenti. C’è il Mondiale e noi abbiamo solo Milinkovic e Vecino convocati.
Io credo di sì, dobbiamo vedere come arriviamo a novembre. Da lì si potrà fare un bilancio, sfruttando le carenze degli altri e la coesione dello stadio e dei tifosi, con lo Spezia eravamo una cosa sola.”

“Poi vedremo come stiamo a gennaio, magari l’appetito vien mangiando. Valeri o Parisi a sinistra o qualcuno che faccia respirare Immobile, ma devi capire come arrivi a gennaio e magari la società decide di fare uno sforzo per raggiungere qualcosa in più a cui nessuno può pensare. I cento anni dalla nascita di papà sono una cosa importante, vanno festeggiati con qualcosa di altrettanto importante, affinché qualcuno possa dire che nel 2023 è successo. Anche babbo una mano da lassù ce la può dare, in qualche modo…”

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