Maestrelli ha scritto la storia del calcio e della Lazio. Al punto che ancora oggi i suoi ex calciatori lo ricordano con grande emozione.
Cento anni fa esatti nasceva Tommaso Maestrelli, una delle figure più importanti che hanno mai incrociato il loro destino con quello della Lazio. Il tecnico, arrivato nella sponda biancoceleste della Capitale agli albori della stagione 1971/72, riuscì nell’impresa di portare il club dalla Serie B allo scudetto nel giro di pochissimo tempo.
Ancora oggi, insieme al bomber Giorgio Chinaglia e al capitano Pino Wilson, è considerato una delle figure laziali più importanti non solo di quegli anni, ma di tutta la secolare storia del club biancoceleste.
Petrelli, Maestrelli e la Lazio del primo scudetto
Insieme a loro, però, c’era una squadra composta di calciatori affamati in cerca di gloria che a distanza di tempo è sempre opportuno ricordare con grande affetto. Tra questi figura l’ex difensore Sergio Petrelli, trasferitosi dalla Roma alla Lazio nell’estate del 1972.
Intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni, l’ex difensore biancoceleste vincitore del primo storico scudetto ha raccontato con grande emozione la figura del mister. Confessando quanto sia stato importante per la sua carriera e per quel gruppo. Infine, Sergio Petrelli ha anche ammesso di rivedere qualcosa della sua Lazio in quella di Maurizio Sarri.
Cosa ricorda del primo incontro con Maestrelli?
“Io e Maestrelli ci siamo incontrati per la prima volta in un hotel di Milano dove si faceva il calciomercato. Stavo andando via dalla Roma ed ero in cerca di una squadra, mi contattò il Palermo. Da appassionato del Sud ero felicissimo. Tuttavia Tommaso, amico di Barbera all’epoca presidente del club rosanero, consapevole della trattativa mi chiese se mi sarei trasferito dall’altra parte del Tevere. L’idea non mi dispiaceva, anche se avevo dato la mia parola al Palermo. Il presidente Barbera, che era un vero signore, capì e mi disse che un posto per me da loro ci sarebbe sempre stato. Con Maestrelli ci demmo appuntamento in ritiro”.
In pratica una figura fondamentale, non solo per la storia della Lazio, ma anche per la sua carriera?
“Tranne aver ottenuto una promozione dalla Serie B alla Serie A e una convocazione in Nazionale, non avevo vinto niente. Maestrelli mi ha aiutato a rivalutare una carriera che ancora oggi mi porto dietro. Sono orgoglioso di quello che è stato. Aver dedicato una vita al calcio senza vincere nulla sarebbe stata una delusione. Lui mi ha sollevato. La Lazio ha vinto un altro scudetto dopo ma il primo in assoluto porta la sua firma. Ricordarlo mi fa sempre emozionare”.
Ha seguito l’inaugurazione della Curva Maestrelli prima di Lazio-Spezia?
“Credo che sia giusto riconoscimento da parte dello sport romano, la Curva Sud ora ha un nuovo nome. Non ho trovato mai nessuno che ha parlato male di Maestrelli. Di solito si sentono calciatori parlar male, ma nei suoi confronti nessuno è mai stato scortese. Evidentemente era un predestinato, uomo di cultura sportiva e civile”.
La Lazio di oggi come quella del 1974
Le piace la Lazio di oggi?
“Questa Lazio mi sembra ben assemblata, ha forse qualche ingranaggio fuori posto ma mi sembra una squadra valida. Se Sarri riesce a trovare il calciatore che lo aiuterà a far girare i compagni, allora si potrà parlare anche in Champions League. Il club può finire tra le prime quattro del campionato. Questa stagione, poi, mi sembra piuttosto anomala. Ci sono squadre tanto in alto e altre molto in basso, è una Serie A anomala”.
Insomma, un campionato in cui può succedere di tutto?
“Sì, un po’ come successe a noi nel 1974. Eravamo una squadra composta da qualche giocatore di Serie A e molti provenienti dalle categorie minori. Ciononostante, Maestrelli riuscì a metterli insieme e a disporli bene in campo. Non conta essere fenomeni tante volte, conta essere partecipi dell’idea del mister. Noi ci siamo riusciti”.