Grande festa in Campidoglio: è il Tommaso Maestrelli Day. Il mondo Lazio rende omaggio al Maestro, a 100 anni dalla sua nascita. Vincenzo D’Amico ha ricordato il suo amato allenatore nel corso di un’intervista in esclusiva.
Auguri Maestro! Oggi per tutti i laziali è una giornata speciale: ricorre il centesimo anniversario della nascita di Tommaso Maestrelli. L’uomo che entrò nell’universo biancoceleste (tra le perplessità di parecchi tifosi) durante l’estate del 1971, per poi non uscirne mai più. L’uomo capace di trasformare quelle perplessità in amore, dopo tanti anni ancora vivo e molto forte.
Colui che prese in mano una serie di pazzi scalmanati (alcuni di questi considerati scarti di altre squadre) e li trasformò nella banda più forte d’Italia, capace di vincere il leggendario scudetto del 1973/74. L’allenatore che riuscì ad amalgamare una quindicina di personaggi, fino a quel momento in cerca d’autore…, facendoli diventare una squadra: un gruppo solido che, nonostante le divergenze caratteriali di alcuni singoli e qualche follia di troppo ancora oggi narrata dai protagonisti dell’epoca, ogni domenica scendeva in campo, unito e compatto, per vincere la partita.
Tommaso Maestrelli artefice dello scudetto del 1974
Gentilezza, garbo, eleganza, ma anche fermezza. Questo il segreto del Maestro: una miscela perfetta che lo ha reso l’allenatore del miracolo. Sì perchè ognuno dei suoi allievi, negli anni, ha ribadito che non sarebbe mai arrivato quello Scudetto senza il lavoro prezioso del tecnico toscano.
Tommaso Maestrelli è stato il punto di riferimento dei ragazzi del 74. In particolare è stato il papà, buono, di Giorgio Chinaglia, bisognoso di una guida, in grado di placare quell’esuberanza mostrata quotidianamente anche fuori dal terreno di gioco. E’ stato la chioccia di Vincenzo D’Amico, giovanotto forte forte, da accompagnare nella fase finale della maturazione. Proprio l’ex fantasista di quella Lazio scudettata ha ricordato il Maestro ai nostri microfoni
Vincenzo D’Amico racconta Tommaso Maestrelli
Ci racconti il tuo primo approccio con Maestrelli?
In ritiro, a Pievepelago, ero un ragazzino della Primavera. Lui mi guardava con un occhio dolce: ho pensato di potergli piacere. Poi è giunto il mio esordio in prima squadra, contro il Modena. Credevo di dover andare a giocare al Flaminio con la Primavera, invece mi hanno preso e portato all’Hotel Fleming, dove c’erano i big in ritiro. E dove ho scoperto di essere convocato per la partita del giorno dopo. Io quella gara mi aspettavo di guardarla dalla tribuna, invece ho capito che avrei giocato dall’inizio. E’ stata un’emozione grande e improvvisa. Regalata da Tommaso Maestrelli.
Come gestiva un ragazzo aitante come te?
Ho avuto un brutto impatto con lui, da quel punto di vista. Non mi faceva prendere soldi dalla società. Mi tolse anche la patente di guida. Insomma, controllava tutto (anche quello che mangiavo e quanto mangiavo): non voleva che andassi in giro a distrarmi. Aveva paura che, con i soldi in tasca, potessi fare chissà che. Inizialmente soffrivo questa situazione, perchè non mi sentivo padrone di fare niente. Poi, ovviamente, con il tempo ho capito che stava facendo tutto per il mio bene. Tant’è vero che, alla fine della stagione, ho ricevuto tutto quello che avevo guadagnato, tutto insieme, perchè il mister me lo aveva messo su un libretto al portatore. Ha fatto bene: è stato un modo per farmeli mettere da parte.
Aveva dei preferiti nello spogliatoio?
Ne aveva uno in particolare: Giorgio Chinaglia. Era un figlio per Maestrelli. Ma comunque Tommaso voleva bene a tutti, aiutava tutti. Dava e pretendeva molto dai suoi giocatori. Diciamo che Chinaglia era suo figlio e gli altri, tutti sullo stesso piano, suoi nipoti.
Quanto è stata importante nella tua vita la figura di Maestrelli?
Innanzi tutto è stato importantissimo per la Lazio, perchè senza di lui non avremmo vinto lo Scudetto. Solo una persona al di sopra del normale poteva gestire quella banda di matti. E Maestrelli l’ha fatto nel migliore dei modi.
Per quello che riguarda la mia crescita è stato fondamentale: mi ha fatto capire quali sono i valori veri nella vita di un uomo. Oltre ai soldi, alle macchine, allo svago, c’è dell’altro. La vita non è solo caratterizzata dalle cose materiali.
Ti capita di pensare al Maestro ancora oggi?
Molto spesso. Anche perchè, a casa, ho esposta la foto della Lazio dello Scudetto. Quindi, frequentemente, mi metto lì a pensare al passato.
Di seguito il video ricordo, esclusivo, di Vincenzo D’Amico