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Dal Senato al ko dell’indice di liquidità: tre settimane da Dio per Lotito | La retromarcia di Gravina

Claudio Lotito, ormai da settimane, occupa le prime pagine dei giornali, sempre con la parola “successo” a fare da sottofondo. Non bastasse l’elezione in Senato lo scorso 25 settembre con i voti di mezzo Molise, la sua Lazio ora è terza in classifica, precedendo squadre con budget, oltre che debiti, in misura decisamente maggiore.

Il presidente biancoceleste sta raccogliendo quanto seminato, i tifosi sembrano comprendere anche il perché di tante sue scelte societarie, appoggiando l’ultima battaglia ormai alla luce del sole: far diventare il Flaminio il futuro stadio della Lazio.

Lotito festeggia la Coppa Italia

Lotito “tampona” l’attacco istituzionale e resta consigliere federale

L’imprenditore capitolino viene da anni nei quali è stato nel mirino di gran parte dell’informazione, Gazzetta dello Sport in primis, per vicende dalle quali è sempre uscito senza danni concreti, leggi vicenda tamponi.
Claudio Lotito nel marzo 2021, in primo grado, per violazioni del Protocollo Covid, era stato condannato dal Tribunale Federale a sette mesi, pena che non avrebbe determinato la decadenza da consigliere federale, ne sarebbero serviti 10.
In secondo grado, solo un mese dopo, la Corte Federale d’Appello alza la sanzione a 12 mesi: bingo per chi vorrebbe il presidente della Lazio fuori da Via Allegri, con il presidente Figc, Gabriele Gravina, in silenzio pronto a stappare le bottiglie.

Draghi e Gravina festeggiano il titolo Europeo 2021

La Giustizia Sportiva però come toglie dà, puntuale arriva la rivincita del presidente biancoceleste che si rivolge al Collegio di Garanzia. Il 29 settembre 2021 l’organo presso il Coni, a sezioni Unite con la presidenza di Franco Frattini, con la decisione numero 85 smonta la pronuncia di II grado, ordina di fatto che la pena venga commisurata ai fatti realmente attribuibili al deferito.
In sostanza si dice che la la Corte Federale d’Appello, in composizione diversa, devi riformulare la sanzione, annullando quanto deciso ad aprile 2021.
Arriva il momento più alto dello scontro con l’inquilino di Via Allegri che vieta a Lotito di partecipare ai consigli federali. Il bersaglio non ci sta, agitando le carte ma limitandosi a dichiarazioni, aspetta che la giustizia faccia il proprio corso, cosa che avverrà rapidamente.
Il 19 ottobre 2021 il dispositivo bis della Corte Federale d’Appello mette la parola fine alla vicenda: Lotito viene condannato a soli due mesi, quanto basta per farlo restare nel Consiglio Federale Figc in quota Lega Serie A.
Non solo. Leggendo le carte si capisce come sia Gravina, sia il suo consigliere giuridico, Giancarlo Viglione, non potevano impedire a Lotito la presenza nei Consigli Federali. Ma tant’è. Il presidente della Lazio riprende il suo posto a Via Allegri, tra i mugugni del padrone.

Il gol al 90′: l’indice di liquidità vale solo per il mercato

Tifosi della Lazio a Firenze

Ma la bandiera sulla casa appena costruita è stata posta ieri, quando il Consiglio Federale, rimangiandosi una battaglia che aveva visto ancora di fronte Gravina e Lotito, decide che il rispetto dell’indice di liquidità non sia più un criterio ammissivo per i campionati.
Un dietrofront, quello di Gravina, che arriva dopo altre due sberle prese in sede di giustizia sportiva. Il 13 giugno infatti, il Collegio di Garanzia aveva accolto il ricorso della Lega proprio sul punto di cui sopra. Gravina sotterra l’ascia? No, si va al Tar.
Altro giro, altra batosta. Via Flaminia il 22 giugno 2022 dà ragione alla Figc solo sul fatto che il ricorso fosse ammissibile, per il resto ciambella. Quanto stabilito dal Collegio di Garanzia lo scorso giugno fa giurisprudenza, si arriva a quanto deciso ieri: il rispetto dell’indice di liquidità vale solo per la sessione di mercato, non per le licenze nazionali.
E tutti vissero felici e contenti. Tranne uno, indovinate chi?

Published by
Gianluca La Penna