Il 7 ottobre scorso, in occasione dell’evento dedicato ai 100 anni dalla nascita di Tommaso Maestrelli, Claudio Lotito nella Protomoteca del Campidoglio ha ribadito la volontà di ridare vita allo Stadio Flaminio. Per comprendere lo stato dell’arte, abbiamo chiesto un parere a Gian Paolo Giovannelli, Presidente del Consiglio del II Municipio, nonché assessore all’Urbanistica dal 2016 al 2021.
L’area interessata è quella attigua all’opera di Pier Luigi Nervi e del figlio Antonio, inaugurata il 19 marzo 1959, più volte modificata e attualmente vittima di un evidente degrado. La struttura, tra i tanti, sarebbe anche soggetta ad un vincolo legato proprio al padre del progetto, Pier Luigi. Il suddetto potere di veto sull’eventuale nuova veste del catino ai piedi dei Parioli scadrebbe nel 2029, a 50 anni dalla sua morte, avvenuta il 9 gennaio 1979, curiosamente a 79 anni esatti dalla fondazione della S.S. Lazio.
Come noto, nel confronto avvenuto mentre si ricordava il tecnico del primo scudetto biancoceleste, Lotito ha rimarcato di non voler investire al buio, parole a cui l’assessore capitolino allo Sport, Alessandro Onorato, ha replicato spiegando che l’esito di una conferenza servizi preliminare si può conoscere solo al termine della stessa, non prima.
Al momento, l’iter per la valutazione del progetto di Lotito prevede che il proponente consegni uno studio di fattibilità agli uffici competenti, quindi l’amministrazione capitolina convocherebbe la Conferenza dei Servizi Preliminari, così come previsto dalla Legge Stadi del 2014.
Presidente Giovanelli, premesso per il suo ruolo non può esprimere un parere personale (è anche un tifoso laziale, ndr), il Municipio è stato coinvolto nella vicenda Flaminio?
“No. Il Municipio si esprimerà quando ci sarà una proposta concreta, al momento manca ancora un progetto. Siamo un ente di prossimità dei cittadini, ci esprimeremo anche su temi quali la sicurezza, traffico e ordine pubblico. Ad esempio, un nuovo stadio comporterebbe un piano di modifica della mobilità”.
L’area attorno al Flaminio non solo è densamente urbanizzata, ma sulla stessa sono già previsti investimenti importanti.
“Esatto. Come noto c’è un pesante progetto ad opera di Cassa Depositi e Prestiti (CDeP)”.
In particolare, CDeP, ha già stanziato cifre significative.
“Hanno acquistato le ex caserme di Via Guido Reni, poi stabilimento militare materiale elettronici e di precisione, per circa 500 milioni, Saccomanni era ministro dell’Economia (in carica dal 28 aprile 2013 al 22 febbraio 2014). Ci sarà il bando di gara internazionale e quindi partiranno i lavori”.
Cosa verrà costruito e di che numeri stiamo parlando?
“La zona interessata insiste su 5.1 ettari. Ci sarà un albergo per 6 mila mq, 250 appartamenti, una biblioteca da me fortemente voluta di 2000 mq. A ciò vanno aggiunti il nuovo Museo della Scienza, l’ampliamento del Maxi e la riqualificazione dell’area Verde al Villaggio Olimpico in via della XVII Olimpiade, che da sola riguarda altri 10000 mq”.
Parliamo di cubature significative e di un impatto ambientale da considerare?
“Parliamo di un impatto notevolissimo, da valutare molto attentamente nella Conferenza dei Servizi. Come detto, come Municipio ascolteremo le associazioni sul territorio e i comitati di quartiere”.
Lotito parlando di Flaminio, ha fatto riferimento a due problemi: la capienza, attualmente a 13000 posti e la copertura. Giova ricordare che negli anni Ottanta i concerti nel gioiello di Nervi crearono problemi anche a livello acustico, per cui avere un tetto integrale, a scomparsa, in tal senso potrebbe aiutare.
“I due elementi di cui parla il presidente della Lazio sono essenziali, i posti vanno aumentati e sulla copertura non si potrà salire, bisognerà scavare. In questo ambito determinanti saranno le due sovrintendenze, capitolina e nazionale”.
Fare diventare il Flaminio uno stadio che rispetti i criteri Uefa ha un costo, balzello da ammortizzare. Si potrebbe edificare in zona secondo i piani vigenti?
“Intorno al Flaminio al momento non si potrebbe, servirebbe una variante al Piano Regolatore, inoltre con il progetto di CDeP non vedo molto spazio. Sull’ipotesi di una compensazione in una zona diversa (ovvero ti riqualifico via del Vignola e dintorni e tu Comune mi fai costruire in un altro quadrante, ndr) ritengo giusto non esprimermi, visto che parliamo solo di ipotesi senza alcuna carta. Quello che voglio sottolineare è che lo stato di degrado del Flaminio necessiterebbe un intervento atto a riqualificare tutta l’area, mettere ordine in quegli spazi comporta investimenti che il nuovo stadio potrebbe facilitare. Noi possiamo solo aspettare e valutare ciò che eventualmente sarà prodotto da Lotito o da altri soggetti”.