Casillas torna sull’episodio del tweet rivelatore, poi smentito, sul coming out: l’ex estremo difensore non spegne le polemiche.
Casillas non si ferma. L’ex estremo difensore del Real Madrid va avanti per la propria strada, nonostante in molti gli abbiano consigliato che sia meglio fermarsi allo stop. L’ex estremo difensore è finito al centro di una polemica a causa di un presunto hackeraggio (sottolineato dallo spagnolo ma ancora da confermare) del profilo Twitter. L’uomo ha scritto di essere gay attirando anche le attenzioni di Puyol: l’ex difensore del Barcellona gli aveva dato manforte con una frase particolarmente coinvolgente. Successivamente solo parole di scuse: la smentita secca e il contesto dell’attacco hacker avrebbero dovuto smontare una polemica nata tra gli scettici e chi invece pensa che Iker abbia voluto soltanto scherzare.
Puyol definisce, il suo e del collega, uno scherzo di cattivo gusto il cinguettio e si scusa con le associazioni LGBTQ+. Lo stesso ha fatto l’ex portiere, ma scaricando il fardello di responsabilità su attacchi al profilo social. La verità sta nel mezzo, forse. Risulta soltanto la smentita collettiva e le polemiche derivate da un pomeriggio di follia: scegliere di uscire allo scoperto per molti richiede coraggio, per questo uno scherzo simile (ammesso che si tratti di questo o anche solo una semplice svista) non è ammissibile dagli utenti che bocciano su tutta la linea l’ex campione ed il collega.
Sembrava tutto finito, ma non è così: Casillas torna a scrivere su Twitter e fa il verso a sé stesso. Digita “Soy spagnolo”, stesso incipit del tweet precedente: al posto della parola gay, stavolta, c’è la nazionalità. Atto che vorrebbe distendere la tensione, ma nella bolla social è difficile dissimulare la tensione. Tutto è possibile, forse, con il tempo. Adesso non c’è né voglia, né tempo di capire l’ex estremo difensore: bollare la vicenda sotto l’etichetta di una semplice “bravata” è più arduo del previsto.
Dato che la versione dell’attacco hacker, secondo gli utenti, non regge. Così come la pazienza degli esponenti più in vista del movimento per la parità di genere che si dicono “stufi” di dover assistere a questo “teatrino” (testuali parole). La frattura è conclamata, il campione fa i conti con un’uscita a vuoto. Stavolta non sarà sufficiente stringere una mano. Occorre prendere una posizione, la semplice ammenda non basta più.