La botta, non del tutto inattesa, è arrivata puntuale a scuotere le certezze dei tifosi della Lazio: Ciro Immobile ha una lesione di secondo grado alla coscia sinistra, lo rivedremo in campo nel 2023. I biancocelesti in rosa non hanno una vera prima punta, ma a Spezia c’è un attaccante che ha ripreso a segnare, per di più con un contratto in scadenza nel prossimo giugno.
Parliamo di M’Bala Nzola, angolano con passaporto francese, 26 anni compiuti lo scorso 18 agosto. L’ariete mancino in campo non passa mai inosservato, con fisico e dinamicità tiene occupati almeno due difensori avversari, liberando spazio per i compagni di reparto piuttosto che per i centrocampisti.
Dopo lo scorso anno passato in letargo, colpa sua e di un amore mai sbocciato con l’allenatore Thiago Motta, Nzola in 10 match nella massima serie ha segnato quattrogoal; in Coppa Italia, nei 77′ giocati contro il Como, ha siglato due delle cinque reti rifilate ai lariani
Per riprendere in mano la propria carriera, la punta di Buco-Zau ha avuto bisogno di due scosse: l’arrivo di un tecnico che credesse in lui dopo una stagione nera, questo allenatore ha il volto di Luca Gotti; una spinta interiore che gli facesse prendere coscienza sia dei propri errori, sia soprattutto delle proprie possibilità.
L’arrivo di Gotti e la coscienza dei propri errori: così è rinato l’Uragano Nero
Nzola è arrivato in Liguria nel gennaio 2020, segnando 6 gol in 17 gare in B, oltre ad una marcatura nelle 4 sfide di playoff, timbri che portarono lo Spezia in serie A. Il primo anno tra i grandi con le Aquile resta di quelli da incorniciare: 11 gol e tre assist in 25 recite. Cifre da big, per un volo che però si è fermato subito.
La stagione 2021-2022 passa come una folata sterile, senza lasciare traccia: 2 gol e 1 assist in 21 partite, con tanto di contorno di rumors di un giocatore un po’ distratto, un atleta imperfetto. Uno stallo che la punta ha spiegato così in un’intervista alla Gazzetta dello Sport. “Non ero più io. Per la prima volta nella mia vita non riuscivo a reagire. Sembrava che ogni cosa andasse male. Mi chiedevo perché tutti ce l’avessero con me e non vedevo l’ora che finisse la stagione.
Purtroppo, quando la situazione è precipitata, mi sono lasciato andare. Me lo chiedeva anche mia mamma, che mi ha aiutato molto – rivela – Soprattutto con la preghiera. Per voltare pagina, per ripartire, per scrivere un’altra storia. La mia storia. E adesso lo so: sono tornato” afferma Nzola alla Rosea. L’arrivo di Gotti e la ritrovata fiducia in se stesso, hanno fatto sì che l’Uragano nero, come lo chiamavano i tifosi del Virtus Francavilla quando nel 2016 cominciò a segnare in Puglia nel girone C di Lega Pro, abbia ritrovato la via del gol, diventando un insostituibile, fuori e dentro le mura del Picchio.
La Lazio ha bisogno di un giocatore con le sue caratteristiche, centravanti “pesante” che segni e che soprattutto, nei momenti di difficoltà, sappia far respirare la squadra. Nzola possiede tutte queste doti, ma c’è un limite da superare: i gol in trasferta. Le quattro marcature sono arrivate solo tra le mura amiche contro Empoli, Sassuolo, Sampdoria e Cremonese, digiuno totale in trasferta e interno solo con il Bologna (in totale in A con lo Spezia sono 17, recordman della massima serie davanti a Verde, fermo a 14, ndr).
Una lacuna pesante questa che forse potrebbe ripercuotersi su chi dovesse valutare un suo eventuale acquisto. Ma chi lo gestisce, Doug e Didier Pingisi, fondatori della Sport Management and Consulting, hanno sempre creduto in lui, difficilmente rifiuterebbero le avance di un club di prima fascia come la Lazio.
Nzola, in mancanza di rinnovo, dal 1° febbraio potrebbe firmare un pre-contratto con chiunque, questa leva potrebbe facilitare un trasferimento non ad altissimo costo. Con 3-4 milioni il giocatore partirebbe, sempre che i liguri non facciamo muro.
A Spezia inoltre non c’è più il ds Pecini, dimessosi il 7 settembre, il suo erede Macia non ha ancora acceelrato per prolungare il rapporto con la punta, sia lui sia chi volesse il cartellino di Nzola dovrà sbrigarsi perché attaccanti di scorta, relativamente giovani (26) ma comunque affidabili, soprattutto a gennaio costerebbero molto.