La migliore difesa della serie A in teoria non dovrebbe avere bisogni di ritocchi, invece in casa Lazio, già da questa estate, si discute circa la necessità di avere almeno un mancino nella batteria di esterni difensivi a disposizione di Maurizio Sarri. Lalazio.com ha chiesto un consiglio ad un ex giocatore biancoceleste, attualmente collaboratore tecnico di Giuseppe Iachini.
Adam Marusic con 972′ in serie A è il biancoceleste di movimento con più minutaggio nella massima serie, dietro di lui solo Ivan Provedel: entrambi hanno preso parte a tutte le 11 gare in campionato. Il montenegrino, anche se destro naturale, si è affermato come titolare sul versante mancino, apparentemente senza rivali. In rosa gli altri due sinistri sono Kamenovic, mai preso in considerazione da Sarri, mentre Radu ha appena festeggiato le 36 primavere e quella attuale sarà la stagione dell’addio al calcio.
Trovare un terzino sinistro giovane, affidabile, già abituato al calcio italiano non è facile. In questa lista rientra Rogério Oliveira da Silva, per tutti Rogério, 25 anni il prossimo 13 gennaio, contratto in scadenza nel 2024, fattore questo che lo rende appetibile anche a livello economico. Cresciuto nello Sport Club Internacional, a soli 18 anni, nel febbraio 2016, per 2,5 milioni arriva in Emilia Romagna; i neroverdi quattro mesi dopo lo girano alla Juventus per 2 milioni; la girandola con la Vecchia Signora termina nel luglio 2019 con il passaggio definitivo al club di Squinzi per circa 7 milioni.
Il mancino di Nobres ha 5 presenze con l’Under 17 brasiliana, quattro con l’Under 20 e una con l’Under 23; in questa stagione col Sassuolo in serie A salta solo l’undicesima giornata, nelle altre 10 Dionisi lo schiera titolare e non lo fa uscire mai. Non fa molta gavetta in Italia, dalle formazioni Primavera bianconere e neroverdi arriva direttamente in serie A, la stagione è la 2017-2018, l’esordio arriva il 5 novembre 2017, sei minuti nel ko interno col Milan per 2-0, sulla panchina emiliana c’è Cristian Bucchi.
Chi conosce molto bene Rogério è Vincenzo Mirra. Sessanta anni, cresciuto nelle giovanili della Lazio con cui gioca otto gare nella stagione 1981-1982; nel 2004-2005 sarà il vice di Giuseppe Papadopulo, tecnico della prima Lazio di Claudio Lotito. Mirra attualmente è collaboratore tecnico di Giuseppe Iachini, quest’ultimo nella stagione 2017-2018 subentrò a Cristian Bucchi e di fatto lanciò il brasiliano in serie A.
Curiosamente la prima gara da titolare che disputerà interamente, l’esterno la giocherà proprio contro la Lazio all’Olimpico il 25 febbraio 2018: vinceranno 3-0 i padroni di casa e il nostro sarà anche ammonito.
Mirra, che tipo di giocatore è Rogerio?
”Calciatore fantastico, ha qualità, gamba, velocità e rapidità. All’inizio soffriva il 4-3-3, col 3-5-2 fece un campionato straordinario. Giocatore affidabilissimo, è la dimostrazione che se sei bravo giochi. Iachini, lo fece giocare anche se era giovane. Quelli bravi giocano”.
Parliamo di un calciatore pronto per un club come la Lazio?
“Sì. Ragazzo sempre propositivo, affidabilissimo. Pensavo che già potesse fare qualcosa di più importante in carriera. Rogerio ha le stesse caratteristiche di Lazzari, anche fisicamente. Di fatto è un italiano, nell’alimentazione e nella comunicazione: nel mercato di gennaio ti serve uno pronto. Anche Valeri sarebbe un profilo interessante.
La Lazio ha preso la strada giusta, penso anche a Marcos Antonio: aspettiamo che cresca anche se in quel ruolo ci sono giocatori importanti come Cataldi e Vecino. I giovani vanno inseriti con la squadra che va bene”.
La Lazio ha la miglior difesa della serie A: serve uno come Rogerio?
“Se vuoi fare una stagione importante devi avere tante soluzioni all’altezza, una rosa profonda e la Lazio piano piano la sta rinforzando. Devi aumentare la qualità per due motivi: avere più calciatori di qualità, alzi l’intercambiabilità dei tuoi calciatori; migliori anche il livello degli allenamenti perché anche in settimana i cosiddetti titolari sono costretti a spingere. Basta pensare a Simone Inzaghi che spesso si girava e vedeva una panchina scarna”.