Claudio Lotito è ancora gongolante per il derby vinto domenica sera. Ai suoi primi giorni da esordiente in Senato, il presidente della Lazio deve ancora sciogliere i nodi relativi allo stadio di proprietà, step fondamentale per accrescere il patrimonio del club. Su un suo obiettivo, lo stadio Flaminio, il Campidoglio avrebbe però in mente un piano B.
L’opera dell’ingegner Pier Luigi Nervi e del figlio Antonio, architetto, continua a giacere nel cuore del quartiere Flaminio come una ferita, tanto il degrado che rappresenta e che purtroppo trasmette al rione che la ospita dal 19 marzo 1959, data della sua inaugurazione.
Sul futuro del Flaminio, dopo il no ricevuto dalla proposta della Roma Nuoto, nei cassetti degli uffici competenti è presenta la richiesta d’accesso agli atti presentata dall’imprenditore romano, materiale protocollato lo scorso 1 settembre. Ora l’iter, come sottolineato più volte dall’assessore al Turismo, Sport e Grandi Eventi, Alessandro Onorato, prevede che Lotito produca uno studio di fattibilità che servirà agli uffici competenti per indire la Conferenza dei Servizi Preliminari.
Lo stallo che vede sui due fronti opposti l’amministrazione capitolina e l’azionista di comando biancoceleste non sembra avere sbocchi, tanto che solo il 21 ottobre scorso lo stesso assessore Onorato aveva reso nota la dead line per attendere il suddetto piano di fattibilità: Natale 2022. Stimoli a cui Lotito al momento non ha replicato, limitandosi a ribadire, anche a microfoni spenti, di volere garanzie in particolare su due punti: la possibilità di portare la capienza ad almeno 40000 spettatori; la necessità di poter realizzare la copertura.
Su queste richieste la risposta del Campidoglio è stata altrettanto netta: la Conferenza dei Servizi serve proprio a valutare la compatibilità di un progetto con le norme vigenti e dall’Aula Giulio Cesare e dintorni nessuno può dare un assenso prima del termine dello svolgimento della stessa. In merito a questo tavolo, scrive oggi Repubblica, si registra oggi una novità importante: lo stadio Flaminio, sarebbe più corretto dire ciò che resta, sarà incluso nel dossier che l’Italia presenterà all’Uefa per formalizzare la propria candidatura a nazione ospitante gli Europei di calcio del 2032.
Siamo in una fase embrionale, anche se ci sarebbe da superare la concorrenza della Turchia di Erdogan. Alla base di questa decisione, la certezza che fra 10 anni il Flaminio avrà una nuova veste, o come nuovo stadio della Lazio o con un progetto alternativo. Nelle carte da presentare al massimo organismo calcistico europeo, troverebbero ovviamente spazio sia l’Olimpico sia il futuro impianto della Roma a Pietralata, anche questo al momento ancora tutto in divenire.
Sulla candidatura queste le dichiarazioni di Onorato: «Con il sindaco Roberto Gualtieri — spiega Onorato — abbiamo candidato Roma ad ospitare i campionati Europei di calcio 2032. Metteremo in campo la nostra straordinaria expertise nell’organizzazione dei grandi eventi, siamo pronti a svolgere un ruolo importante. Ospitare questo prestigioso appuntamento sportivo internazionale rappresenterebbe per la nostra città un’occasione unica, sia per rinnovare gli impianti sia in termini di promozione turistica. Ringraziamo il presidente della Figc, Gabriele Gravina, per l’attenzione e per l’ottimo lavoro a sostegno del progetto»