Un traffico di droga sconvolge l’Associazione Italiana Arbitri (Aia), perché tre giorni fa, nell’ambito dell’indagine ‘Madera’, a finire in manette è stato Rosario D’Onofrio, 42 anni, dall’11 marzo 2021 capo della Procura Arbitrale, ovvero Pm della giustizia inerente le irregolarità commesse dai direttori di gara. La Figc ha il fumo negli occhi: rischio commissariamento per l’ente presieduto da Alfredo Trentalange.
Più precisamente D’Onofrio il 10 novembre è stato arrestato, con altre 42 persone, su mandato della Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Milano. L’indagato, tra il 2019 e il 2021, secondo gli inquirenti, insieme ad altri presunti malavitosi avrebbe portato dalla Spagna in Italia oltre sei tonnellate di marijuana e hashish. D’Onofrio si è immediatamente dimesso dall’Aia.
La notizia ha sconvolto l’universo calcio, in primis Gabriele Gravina che da presidente Figc domani ha indetto un Consiglio Federale straordinario. Sul tavolo la riforma del sistema giudiziario, nel mirino l’autonomia dell’Aia. D’Onofrio infatti è stato nominato dal Comitato Nazionale dell’Aia su indicazione del presidente Trentalange, una sorta di chiamata diretta (tutti gli altri organi giudicanti vengono decisi in modo autonomo dall’Aia). Come ricorda la Gazzetta dello Sport, l’Aia stessa, una volta appreso che D’Onofrio era stato arrestato il 21 maggio del 2020,dalla Guardia di Finanza al casello di Lainate con 40 chili di marijuana con conseguente arresto, ha ricordato sabato in una nota di «non avere a disposizione poteri istruttori per esercitare un’opera di verifica e controllo di quanto dichiarato dagli associati».
L’Aia sui mancati controlli: “Non abbiamo poteri”. E la Figc potrebbe eliminare la Procura Arbitrale
Proprio sulla base di questa distrazione di massa dei vertici arbitrali – non vedere due arresti per reati pesanti come il traffico di stupefacenti (21 maggio 2020 e 10 novembre 2022) e promuovere l’imputato a capo della Procura (11 marzo 2021), suona come una barzelletta imperfetta – la Figc starebbe pensando di portare la giustizia arbitrale in ambito Figc, ovvero sotto l’egida della Procura diretta da Giuseppe Chinè. Il Procuratore Federale sabato ha chiesto alla Dde le carte dell’inchiesta Madera, al fine di valutare il coinvolgimento del suo ex associato. Oltre alla Figc, anche il ministro allo Sport, Andrea Abodi, vuole capire come possano sfuggire in sequenza l’arresto del 2021 e la conseguente condanna, con rito abbreviato, a due anni e 8 mesi di reclusione (sotto i tre non si va in galera per gli incensurati, ndr).
Gravina aspetta le carte ma pensa al commissariamento
Inutile nasconderlo, Gabriele Gravina pensa al commissariamento dell’Aia, anche se servono pezzo d’appoggio giuridiche importanti per un passo del genere. Intanto Trentalange e il suo vice Baglioni rifiutano l’ipotesi dimissioni. Al di là di tutto, qualcuno dovrà spiegare perché un pregiudicato, ex militare sospeso perché millantava una Laurea in medicina mai ottenuta, fosse arrivato a dirigere la Procura Arbitrale. All’Aia e in Figc negano di avere un suo curriculum, chissà allora su quali basi sia stato nominato. Sempre la Rosea ricorda che nel 2007 D’Onofrio, allora guardalinee, colpì con un pugno il presidente onorario della Valtarese: non venne sanzionato, dimostrò di essere stato provocato e aggredito.
D’Onofrio nel 2013 fa parte della sezione di Cinisello Balsamo, era entrato nella Commissione disciplinare, Marcello Nicchi presidente. Come detto, il salto arriva l’11 marzo 2021 con Trentalange presidente, eletto a sorpresa a danno dell’ex arbitro aretino, solo il 14 febbraio precedente. Il giudice casertano si fa notare, lavora molto, troppo: apre 1100 fascicoli. Tutti ci cascano, a luglio l’Aia gli consegna il premio Concetto Lo Bello.
A sipario di questa incredibile vicenda, il 28 ottobre scorso la Figc deferisce D’Onofrio per la mancata apertura di un procedimento disciplinare e “la messa in opera di attività inquirenti in assenza dell’instaurazione di un formale procedimento e di qualsivoglia garaznia procedurale e difensiva”, si legge nel dispositivo. In sostanza il pm, invece di aprire un fascicolo sull’arbitro Roberto Avalos, gli dava consigli su come difendersi dall’accuse del designatore, Gianluca Rocchi, ritenutosi leso dalle dichiarazioni del direttore di gara. L’udienza era prevista il 25 novembre, con D’Onofrio in manette sarà rinviata.