Qatar 2022: Inghilterra-Iran è stata la gara delle proteste, con i primi che si sono inginocchiati, mentre gli altri hanno boicottato l’inno. Ecco cosa è successo, prima del fischio d’inizio.
La seconda giornata dei Mondiali di Qatar 2022 è andata agli archivi. Hanno giocato Inghilterra e Iran, Senegal e Olanda, nel turno serale, invece, è stata la volta di Stati Uniti e Galles. Una competizione iridata che però non sarà ricordata soltanto per le partite giocate. Tante le polemiche, l’ultima riguarda la fascia arcobaleno ‘One love’ che non è stata indossata da diverse nazionali, come invece era stato preventivato. Tutto a causa della Fifa e della sua scelta su questa questione.
Si parlerà moltissimo anche di Inghilterra-Iran però e non soltanto per i 6 goal realizzati dalla selezione dei ‘Tre Leoni’. I ragazzi di Southgate si sono imposti per 6-2, su Carlos Queiroz (storico vice allenatore di Sir Alex Ferguson al Manchester United).
Qatar 2022, Inghilterra-Iran: l’infortunio di Beiranvand
Grave infortunio di Beiranvand: il portiere dell’Iran. Che per deviare un pericoloso cross di Kane, si scontra con Majid Hosseini, rompendosi il naso. Beiranvand viene curato in campo, prova a rientrare, ma dopo 12 minuti di sosta (con l’eccezione di pochi secondi di gioco per consentirgli di provare la condizione) l’estremo difensore deve arrendersi e viene sostituito da Hossein Hosseini. Tanta paura e 14’ di recupero a fine primo tempo.
L’altra nota di cronaca è legata a quello che accade prima del calcio d’inizio. I calciatori inglesi, infatti, si sono inginocchiati prima dell’avvio del match. Un gesto antirazzista da parte di Harry Kane e compagni, che i giocatori dei ‘Tre Leoni’ hanno compiuto già in altre occasioni dalla morte di George Floyd, nel 2020. In un certo senso si può dire promessa mantenuta, dopo l’annuncio fatto dal commissario tecnico Gareth Southgate.
I calciatori e l’inno non cantano, la protesta da applausi
Mentre i giocatori dell’Iran non hanno cantato l’inno nazionale. Altro gesto forte. In aperta protesta contro il regime del loro paese. Entrati sul terreno di gioco, dopo aver trascorso gli ultimi giorni a pensare se dare o no un messaggio, potentissimo, al mondo sulla spietatezza del regime in Iran.
Decisione non semplice. Sono state ore di grande turbamento, al pensiero delle conseguenze che un gesto così clamoroso avrebbe potuto avere non solo per i calciatori, ma anche per le loro famiglie rimaste in Iran, ma alla fine la decisione è stata unanime. le bocche di Taremi e compagni sono rimaste sigillate. E in un certo senso il loro Mondiale lo hanno vinto.
In questo Mondiale, è evidente, non c’è soltanto il calcio giocato e non si parlerà solo di questo. Una vetrina importantissima per veicolare messaggi importanti.