Il calcio italiano a livello finanziario non brilla certamente, lo dimostrano i tanti passaggi di società in mani straniere. Non bastasse questo, anche chi è in regola nell’ultimo periodo ha usufruito di trattamenti di “favore”, tutto legittimo per scelta di Palazzo Chigi. Ora però la musica sembra cambiata, nessuno vuole fari sconti ai signori del calcio.
Come riporta Il Messaggero, negli ultimi tre anni, grazie ad interventi normativi ad hoc, lo Stato ha concesso al calcio professionistico la sospensione dei versamenti delle ritenute Irpef sugli stipendi, i contributi previdenziali e l’Iva. Decisione legata soprattutto al calo di ricavi determinata dalla pandemia.
A marzo saranno tre anni dal lockdown voluto dall’allora presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, prima misura che nel calcio significò campionato fermo, poi riaperto ma con stadi vuoti. Inoltre mancanza sia di spettatori sia di marketing – su questo pesò anche il divieto alle società di scommesse di sponsorizzare il calcio, con le stesse che andarono ad investire altrove, vedi Marathonbet che fu costretta a lasciare la Lazio: il suo marchiò poi arricchì il Siviglia – per un calo di introiti di assoluta rilevanza.
Come rivela Via del Tritone, nessun ulteriore facilitazione, per cui secondo le norme in vigore, le società di A, B e Legapro dovranno pagare i debiti entro il prossimo 22 dicembre. Un balzello per quasi tutta la massima serie, visto che solo la Fiorentina non ha sfruttato questa dilatazione temporale. Parliamo di importi significativi, circa 600 milioni di euro tra tasse e contributi previdenziali: Bocche ovviamente cucite, ma il timore è che alcuni club possano non farcela, almeno nei tempi previsti.
Quattro club hanno congelato tutti i versamenti: Lazio (circa 40 milioni), Torino, Verona (17) e Sampdoria; la Roma deve 38 milioni ma avrebbe già accantonato la cifra in bilancio. Anche per questo motivo, il presidente della Lazio, Claudio Lotito, nonché neo vicepresidente della Commissione Bilancio del Senato, si era mosso per ottenere uno spostamento in avanti della data in oggetto, ma ieri proprio dal Governo è arrivato un secco no, a pronunciarlo il ministro per lo Sport e per i Giovani, Andrea Abodi.
Presentando alla Commissione Cultura le linee programmatiche del suo dicastero per i prossimi 5 anni, l’ex presidente del Credito Sportivo si è soffermato proprio sul tema calcio-fisco. «Il calcio non è un mondo a parte, la posizione che abbiamo assunto è nota: non c’è alcuna rateizzazione sul tema, ma solo un differimento tecnico dei termini dal 16 al 22 dicembre. Rispettiamo le richieste di alcune società che ne avevano bisogno – ha continuato il ministro – Ma quelle stesse società hanno avuto il tempo di potersi attrezzare creando le necessarie riserve per adempiere nei confronti dell’erario».
Sull’argomento, ieri si era espresso il presidente della Lega di serie A, Lorenzo Casini: «La rateizzazione degli adempimenti fiscali è già prevista dalla legge dello Stato, qui il tema è se pagare o no una sanzione oltre a rateizzare. Ho già scritto a Gravina che c’è la massima disponibilità al fatto che, nel caso in cui si possa accedere a forme agevolate di rateizzazione, ai club non sia consentito avere un mercato invernale a saldo negativo».