Il 22 dicembre scadrà il termine per la serie A di versare gli arretrati Irpef che in differenti provvedimenti, negli ultimi tre anni, il legislatore ha consentito di sospendere. Una battaglia che riguarda tutti i 20 club della massima serie e che trova affiancati due nemici storici: Urbano Cairo e Claudio Lotito.
Il calcio italiano ha numeri tali da essere quasi ad un passo dal precipizio: 400 milioni è la cifra che le società devono all’erario. Detto delle dimissioni in blocco del CDA Juventus, negli ultimi anni, tra le altre, Roma, Fiorentina. Milan e Inter hanno cambiato padrone; il Genoa è retrocesso dopo aver fatto lo stesso percorso mentre Sampdoria e Verona, attualmente, hanno bilanci traballanti.
L’Italia vanta stadi fatiscenti, sodalizi poco lungimiranti che dipendono soprattutto dai diritti tv. Uno stallo buio che ha determinato la possibilità che nella Lega di serie A entri il fondo Carlyle, mettendo due miliardi di euro. Ingresso non accolto dai tappeti rossi, con Lotito in prima fila a fare muro, anche in contrasto l’inquilino di via Rosellini, Lorenzo Casini.
Il presidente del Torino: “Abodi poco coraggioso sulla rateizzazione”
Cairo ha parlato in modo chiaro a Milano Finanza. «Sulla rateizzazione degli arretrati fiscali l’atteggiamento del governo e del ministro dello Sport, Andrea Abodi, è stato deludente e poco coraggioso – ha sottolineato il presidente del Torino – Il calcio, che non ha ricevuto alcun sostegno al contrario del cinema, non ha santi in paradiso. È solo una mucca da mungere: zero aiuti». L’editore è andato giù duro anche con Palazzo Chigi. «Il timore delle critiche ha fatto però dimenticare al governo che il calcio ha 300 mila addetti e sostiene tutto l’ecosistema dello sport italiano, che altrimenti non avrebbe risorse. Non è un balocco per ricchi imprenditori».
Parole che ricalcano quanto affermato da Lotito in più occasioni, a maggior ragione ora che da senatore ha assunto la carica di vicepresidente della Commissione Bilancio a Palazzo Madama. Oltretutto i capitolini sono tra i più esposti col fisco, si parla di una cifra tra i 20 e i 40 milioni di euro.
Casini: “Vogliamo pagare rateizzando ma senza sanzioni”
Sullo stesso tema è intervenuto, proprio in audizione in Commissione Bilancio del Senato, il presidente della Lega di A, Lorenzo Casini, autore di una corposa relazione. “Se non si interviene con leggi di normale buonsenso, rischiamo di avere centri sportivi sequestrati e chiusi per mancato adempimento della rateizzazione. Nessuna sanatoria sia chiaro, ma anche le tempistiche devono essere chiare. Tutte le società vogliono essere messe in condizioni di farlo senza essere sanzionate”, ha sottolineato prima di snocciolare dati che non fanno dormire sereni.
“Nel calcio professionistico si vedono due situazioni ben distinte: il calo drastico delle entrate e come, dal 2018, con il divieto di avere come sponsor agenzie di scommesse siano venuti meno oltre 100 milioni di introiti per le società. La pandemia ha poi causato una grossa crisi di liquidità sia per quanto riguarda l’entità delle perdite, sia per il -60% registrato alla voce “ricavi da stadio” per le tre leghe professionistiche, tutto questo aggravato, in sede di bilanci, dalle spese dovuti ai salari e ai contributi.
Un calo dei ricavi di cosa larga scala ha portato a meno liquidità di cassa per far fronte ai pagamenti”, ha aggiunto Casini. Il presidente della Lega ha poi paragonato la situazione italiana a quella di altri paesi europei. “Diversamente da altri paesi europei, in Italia, dal 2020, lo sport nazionale non ha beneficiato di alcun aiuto da parte dello Stato, a differenza di altri settori.
A esempio, il cinema ha beneficiato di oltre 4 miliardi di euro, il turismo di 7; è singolare come per lo sport non si sia provato in alcun modo a rimediare, visto che le grandi dimensioni delle società hanno di fatto escluso queste da poter richiedere risorse – ha rimarcato ancora – Invece, nel turismo, società da oltre 50 milioni d fatturato sono state inserite in un fondo ad hoc per poter accedere al ristoro che gli spettava. Nel cinema un credito d’imposta, per le spese dovute al Covid, senza nessun limite, per il calcio le società con oltre 100 milioni di fatturato sono state escluse a priori”. In conclusione, Casini ha offerto la sua soluzione.
“L’unica misura che è spettata al calcio è stata quella di sospendere il pagamento dei tributi verso lo Stato. Per quanto riguarda l’articolo 13, riteniamo che sia insufficiente perché abbiamo sospeso i versamenti per nove mensilità, ma adesso si pretende di ricevere tutti i pagamenti arretrati. Una cosa irragionevole visto che si è deciso, arbitrariamente, che il periodo di ripresa è di soli tre mesi.
Gli impianti sportivi sono stati portati al 100% della capienza ad agosto 2022 con la Serie A, complice il Mondiale, che ha potuto sfruttarlo fino a metà novembre – ha terminato Casini – In caso non si intervenisse, e per il momento non si vedono strumenti atti a intervenire e compatibili con le tempistiche, il 22 dicembre nel caso ci siano società che non possano pagare riceveranno un avviso e chiuderanno un piano di rateizzazione da 5 anni con una sanzione del 10%, o forse del 3% in base a quanto si legge nell’ultima bozza della manovra. Questo significa che una misura, nata un anno fa per dare sollievo e riportare liquidità, adesso la prosciugherà del tutto. Basterebbe consentire la rateizzazione che già la legge consente, ma senza applicare interessi e sanzioni aggiuntivi”.