Stanotte in una clinica di Roma è morto l’ex presidente di Lazio e Torino, Gianmarco Calleri. Aveva compiuto 81 anni il 10 gennaio.
Nato a Busalla in Liguria, Calleri era stato calciatore di Novara (1958-1960) Monza (1960-1962), indossando anche la maglia della Lazio, ma solo nella formazione De Martino, quella che all’epoca, parliamo della stagione 1962-1963, disputava il cosiddetto campionato riserve.
Calleri, abbandonata la carriera da giocatore, si è buttato nel mondo aziendale, occupandosi in primis di vigilanza e sicurezza. Divenne proprietario della Mondialpool, quindi rientrò nel mondo del cuoio da presidente, quando diresse l’Alessandria dal 1983 al 1985.
Gianmarco Calleri divenne un volto noto nel mondo del calcio quando, il 25 luglio 1986, col fratello Giorgio e Renato Bocchi, imprenditore nato a Parma nel 1944 ma di adozione romana, acquistò la Lazio da Franco Chimenti, già vice presidente del Coni prima di lasciare la carica nel 2013 per diventare presidente della Coni Servizi Spa, ente poi soppresso con l’istituzione di Sport e Salute.
Inizialmente, le quote vedevano il 51% a Renato Bocchi e il 49% a Calleri, poco prima di cedere la società a Sergio Cragnotti – passaggio avvenuto nel febbraio del 1992, l’imprenditore – Calleri acquisto il 100% del capitale sociale. In pochi lo sanno, ma Calleri ha tentato anche la strada del cinema. Nel 1975, con lo pseudonimo di Marco Reims, recitò nel film “Perché si uccidono- Le merde”, regia di Mauro Macario. L’approdo alla Lazio di Calleri e Bocchi, fatto noto e mai smentito, avvenne anche grazie all’interessamento di Giulio Andreotti. La società biancoceleste navigava in acque agitate. Chimenti,d al quale la coppia di investitori comprò la Lazio nel luglio 1986, a sua volta l’aveva presa nel febbraio 1986 dalla FinLazio di Giorgio Chinaglia. Senza l’intervento del totem della Dc, la storia della Lazio forse sarebbe stata un’altra. Calleri, dopo la Lazio, dal 1994 al 1997 fu presidente del Torino, che lasciò dopo la retrocessione in serie B.
Gianmarco Calleri arrivò alla Lazio dopo essere stato il presidente dell’Alessandria. Animo e spirito piemontese, l’imprenditore inizialmente non vedeva di buon occhio ciò che aveva trovato nella dirigenza della Lazio. Riteneva i romani non propri grandi lavoratori, pensava che si potesse fare meglio con una sorta di tabula rasa, cose che poi non avvenne. Da persona intelligente, capì l’errore e alla fine nella sede di Via Margutta restarono tutti al loro posto, compresa Gabriella Grassi, la mitica segretaria generale della Lazio.
Per rifare la Lazio, Gianmarco Calleri si affidò ad un suo uomo di fiducia, Carlo Regalia. Grandissimo talent scout, portò a Roma giocatori importanti spendendo pochi “soldini”, come amava ripetere Calleri. Tra questi Ruben Sosa dal Saragozza, mancino d’oro poi finito all’Inter. Dalla Germania, Amburgo, nel 1991 prese Thomas Doll, tedesco dell’est. Un anno prima, dal Wrder Brema, il colpo Karl Heinz Riedle, futuro acrenfice della Juventus con una doppietta in una finale di Champions. Su tutti però, nell’immaginario collettivo resta il colpo Paul Gascoigne. Arrivo alla Lazio dal Tottenham il 1 luglio 1992.