Aaron Winter, centrocampista olandese che ha vestito la maglia della Lazio negli anni novanta, in esclusiva ai nostri microfoni: “La Lazio di oggi non è come quella di Zeman, ma….”
“La Lazio di quest’anno mi piace molto, ma non paragoniamola a quella di Zeman. Si tratta di squadre e di un modo di giocare completamente diverse”. Parola di Aaron Winter. Il centrocampista olandese, vedrà con molta attenzione la sfida di stasera tra la Lazio e il Twente. “Ogni volta che la Lazio affronta un club olandese, seguo la gara con un’attenzione particolare”, ammette in esclusiva ai nostri microfoni. Winter ha disputato quattro stagioni nella capitale, togliendosi numerose soddisfazioni e lasciando il segno nella storia biancoceleste. Arrivò a Roma l’estate del 1992, acquistato dall’Ajax, club con il quale aveva appena vinto la Coppa Ufea, sconfiggendo il Torino nella doppia finale.
E’ rimasto a Roma fino al maggio del 1996, partecipando alla crescita della squadra, che tornò in Europa dopo tanti anni e iniziò a mettere le basi per i successi arrivati con Eriksson. “C’era la sensazione che la Lazio stesse crescendo e che fosse destinata a lasciare il segno. Il presidente Cragnotti ha costruito passo dopo passo una squadra fortissima, con acquisti sempre più importanti. Nei quattro anni in cui sono stato alla Lazio, ci miglioravamo anno dopo anno”.
Winter: “Attenzione a non concedere spazi al Twente”
Winter, che partita dovremmo attenderci?
La Lazio è reduce dalla sconfitta di Torino con la Juventus e sono convinto che avrà voglia di rifarsi. La Lazio di quest’anno mi piace tanto, ha una bella mentalità e se la gioca sempre: su ogni campo e contro ogni avversario. Mi piace il modo in cui è stata preparata e messa in campo
Che partita dovremmo aspettarci stasera?
“Le squadre olandesi quando affrontano quelle italiane soffrono sempre il tatticismo dei club italiani. Ma anche la Lazio in passato quando ha affrontato squadre olandesi ha avuto problemi con la loro esuberanza fisica. Sarà una partita equilibrata. Se la Lazio Lazio concederà troppo spazio al Twebte potrebbe subire”.
Il Twente che squadra è? E soprattutto, che tipo di gioco mette in campo?
“Partiamo da un presupposto: la Lazio ha più qualità del Twente e l’esperienza europea dei biancocelesti può fare la differenza. Detto questo, il Twente gioca bene: è una squadra che ama il possesso palla e che preferisce fare la partita. Il loro tecnico è molto bravo ed hanno trovato dei giocatori molto adatti per quel tipo di gioco. La Lazio deve cercare di non lasciare spazi e anzi, dovrà essere brava a sfruttare gli spazi che i padroni di casa concederanno. Perchè ad ogni partita il Twente qualcosa regala sempre”.
Le piace la Lazio di quest’anno?
“L’ho detto, mi piace molto: e mi piace molto come Baroni ha deciso di giocarsi le partite. Sempre a viso aperto, non considerando chi ha di fronte, ma provando sempre ad imporre le proprie idee”.
Un concetto un pò zemaniano…
“Non credo che si possano fare paragoni: noi con Zeman giocavamo in modo diverso. Ed era un’altra squadra. L’unica cosa che li lega è la voglia di giocare a calcio e di avere una propria idea precisa. Ma la mia Lazio era diversa. Ed era un calcio diverso. Una cosa però, confrontando le due squadre, posso dirtela….”
Quale?
“Che secondo me la Lazio di oggi ha ancora tanti margini di crescita, rispetto alla mia che aveva delle potenzialità ben allineate”.
Alla Lazio di oggi manca un Winter?
“E’ vero (ride ndr…) e non solo nella Lazio di oggi. Diciamo che io sono stato un centrocampista moderno per quegli anni: potevo giocare in mezzo, a destra e a sinistra, ed ero bravo ad inserirmi. Quando vedo le partite di oggi dico sempre che nel calcio odierno, giocatori che sanno fare e ricoprire più ruoli, ce ne sono pochi”.
Le piacciono i centrocampisti della Lazio di oggi?
“Guendouzi ha spessore internazionale, come Vecino. Rovella sta facendo molto bene. Dobbiamo concedergli un pò di tempo per capire bene che cosa chiederà loro l’allenatore. Anche per loro non è stato facile adattarsi ad un calcio diverso. Ma stanno facendo bene”.
Dove può arrivare la Lazio di oggi?
“La Lazio è sempre una delle squadre più forti in Italia e in Europa. Per me ha tutto per restare tra le prime cinque o sei squadre del campionato. Così come in Europa se la può giocare tranquillamente. E’ chiaro che per capire quali saranno i veri valori, bisognerà aspettare almeno fino a febbraio o marzo. A quel punto si capirà meglio”.
Qualcuno accosta la Lazio di oggi a quella che, all’inizio degli anni novanta, stava costruendo un nuovo ciclo.
“Il primo anno, quando sono arrivato, c’era una gran voglia di andare in Coppa Uefa. Erano sedici anni che il club non giocava nelle Coppe europee. Ricordo la grande attesa e quel Lazio-Napoli, con lo stadio pieno e l’entusiasmo. Anche se, pensandoci bene, l’Olimpico era sempre pieno. C’era una grande passione verso di noi. Io cercavo di giocare tutte le gare al massimo, ma ce n’era una che per i tifosi era fondamentale e te lo ricordavano sempre. Il derby”.
Lei fece l’assist per la rete di Signori… nella nebbia.
“Ma io ho visto bene tutta l’azione (ride ndr.). A parte le battute. I derby mi piacevano. La tensione, lo stadio pieno, l’attesa: a me piaceva quando c’erano gare così intense. Quando arrivi a Roma, la prima cosa che i tifosi ti dicono è di vincere il derby. Ti ricordano la data, ti fanno capire che puoi sbagliare tutte le partite ma non quella. Dovevi essere pronto. In città non si parlava d’altro e la settimana prima e quella dopo erano molto intense. Fortunatamente io ne ho perso solo uno, perchè quando succede, vivere a Roma diventa quasi impossibile. Quello di Gascoigne lo ricordo molto bene: pareggiammo alla fine”.