Amarildo, attaccante brasiliano che ha vestito la maglia della Lazio nella stagione disputata al Flaminio, ricorda: “Ti permetteva di guadagnare quattro o cinque punti in classifica”
I tifosi della Lazio continuano a sognare lo stadio Flaminio. Il patron dei biancocelesti Claudio Lotito, intervenendo ieri sera alla presentazione del cortometraggio dedicato alla vita di Tommaso Maestrelli (Un Maestro), è tornato a parlare dell’impianto romano, che è da sempre nei pensieri e nei cuori dei tifosi biancocelesti. “Siamo nei tempi che avevamo stabilito – ha detto il numero uno del club – e rimaniamo dentro le tempistiche giuste preventivate per la presentazione della documentazione. Con l’amministrazione comunale abbiamo in programma di vederci a metà novembre per approcciare ad uno studio di pre fattibilità. Valuteremo insieme i prossimi passi”.
La Lazio vuole andare fino in fondo: assicurandosi un impianto di proprietà (più volte considerato fondamentale per a sopravvivenza del club) che permetta al club di patrimonializzare e ai tifosi di avere una casa che è da sempre stata considerata come il vero punto di ritrovo della lazialità. I tifosi che hanno assistito alle sfide casalinghe della Lazio in questo impianto, ricordano con passione i match tiratissimi e nei quali il pubblico era davvero il dodicesimo uomo in campo. Pensiero condiviso anche da chi è sceso sul terreno di gioco dello stadio Flaminio.
Amarildo e le emozioni del Flaminio
“Era speciale, impossibile da dimenticare. Giocare allo stadio Flaminio ti dava almeno quattro o cinque punti in più a fine anno”. Amarildo Souza Do Amaral, per tutti Amarilso, centravanti brasiliano che ha vestito la maglia della Lazio nella stagione 89-90, non ha dubbi. Quello stadio era una marcia in più per la squadra. In quel campionato, a causa dei lavori di ristrutturazione dell’Olimpico, in previsione dei Mondiali di calcio di Italia 90, la Lazio e la Roma giocarono tutte le loro gare nell’impianto di Viale Tiziano.
Amarildo, che in quella stagione guidò l’attacco della Lazio, chiudendo con dieci gol all’attivo (otto in campionato e due in Coppa Italia), ricorda alla perfezione le gare disputate in quello stadio. “Auguro alla Lazio e ai suoi tifosi, di poterci tornare al più presto. Il Flaminio era speciale. Unico”, dichiara in esclusiva ia nostri microfoni.
Che cosa voleva dire, per i giocatori, scendere in campo in quello stadio?
“Lo dico senza troppi giri di parole. Ti permetteva di giocare in un ambiente unico, speciale. Sentivi i tifosi alle tue spalle. Forse era paragonabile solo ad un altro stadio…”
Quale?
“Alla Bombonera. Il campo del Boca Junior. Sentivi il fiato dei tifosi sul collo, le loro grida, il loro calore. Io non dimenticherò mai quelle emozioni. Sono stato felice di aver fatto tanti gol li, in quello stadio”.
Cosa la caricava di più?
“La Lazio ha una tifoseria molto calda, e sentire quella passione, così vicina a te, era una sensazione speciale. In più ricordo quando facevamo gol: sembrava quasi che tutto il Flaminio crollasse davanti a noi”.
Le immagini della sua doppietta con il Napoli di Maradona e della festa dei tifosi sugli spalti, sono ancora vive, nel cuore dei tifosi…
“E’ stato il mio momento più alto in carriera. Per un attaccante, segnare due gol al Napoli di Maradona che stava per vincere lo scudetto era il top.Inoltre quel Napoli sembrava imbattibile: prima e dopo quella sfida, non perdeva mai. Io non dimenticherò mai i visi dei tifosi che vedevo davanti a me, dopo aver segnato al Napoli. Il Flaminio è questo: ti regala queste emozioni”.