Il Flaminio torna nuovamente in ballo. Cosa manca a Lotito per presentare il progetto? Perchè si perde ancora del tempo? Tutta la verità…
Un sogno per milioni di tifosi biancocelesti. Una possibilità che i sostenitori della squadra capitolina agognano da tempo. La possibilità che la Lazio trasformi lo stadio Flaminio (o quel che ne resta) nello stadio di proprietà del club, è da sempre la massima ispirazione per la stragrande maggioranza dei tifosi. Per motivi sentimentali, culturali, e storici. Cosa manca a Lotito, che ieri ha ribadito ancora una volta di voler andare fino in fondo per la gestione dell’impianto, per presentare ufficialmente il progetto ufficiale? Perchè il tempo continua a scorrere?
Non è un segreto, che tutto il mondo biancoceleste (anche i tifosi più critici nei confronti dell’attuale patron), sarebbero contenti di poter festeggiare l’acquisizione dello stadio Flaminio. La Lazio tornerebbe a giocare in un impianto che conosce alla perfezione, nel quale ha già disputato alcuni campionati in passato, e non lontana dal luogo dove, nel nove gennaio del 1900, Luigi Bigiarelli e i suoi otto amici, la fondarono. Il legame che ha stretto il mondo biancoceleste con lo stadio Flaminio è sempre stato molto intenso. Una sorta di seconda casa. Un rapporto che si è consolidato negli anni è che è diventato speciale.
I tifosi sperano di poter tornare a vedere la Lazio scendere in campo in questo stadio: sono scesi più volte in piazza per spingere la società a prendere in considerazione questa idea e a spronare il comune. La storia che lega la Lazio al Flaminio è molto intensa. Negli anni sessanta il club lo ha utilizzato come stadio per le proprie partite interne, negli anni settanta come impianto di allenamento, mentre negli anni ottanta e novanta veniva spesso utilizzato per le foto sociali del club o per alcuni eventi speciali: le partite estive di Coppa Italia (disputate sempre al Flaminio), alcune gare amichevoli e dei tornei non ufficiali e le sfide delle squadre Primavera o della Lazio Femminile.
Nella stagione 89-90, la Lazio e la Roma, ci giocarono l’intero campionato, durante i lavori di ristrutturazione dello stadio Olimpico in vista dei Mondiali del novanta, mentre nel 2004, i biancocelesti, guidati da Simone Inzaghi. scesero in campo allo stadio Flaminio nella sfida contro il Chelsea, l’ultima prima dell’inizio del campionato. L’ultima gara ufficiale disputata dai biancocelesti in questo impianto, fu una gara di Coppa Italia contro il Rende, l’estate del 2006: la Lazio, guidata da Delio Rossi sconfisse il Rende 4-0, grazie ad una doppietta di Rocchi e ai gol di Pandev e di un giovanissimo Lorenzo De Silvestri.
Ora il sogno è davvero vicino a trasformarsi in realtà. Lotito, che nei primi anni della sua esperienza da presidente del club aveva più volte chiuso all’ipotesi Flaminio (rilasciando anche delle dichiarazioni piuttosto forti, che gli sono state spesso rimproverate dai tifosi), ha invece fatto una vera e propria virata negli ultimi mesi. Da quando si è reso conto dell’impossibilità di realizzare il progetto dello Stadio Delle Aquile sui suoi terreni sulla Tiberina, ha rotto gli indugi ed iniziato a studiare in modo serio la possibilità di prendere in mano lo stadio Flaminio.
Ma cosa manca per la presentazione del progetto ufficiale? Lotito sta prendendo tempo: conscio dei vincoli che la famiglia Nervi spesso tira in ballo e preoccupato dall’idea che tutto possa subire bruschi stop, sta aspettando: per poter essere sicuro di non avere nessun tipo di intoppi, quando effettuerà lo sprint finale. Vuole assicurarsi il pieno appoggio del Comune di Roma e non intende partecipare a aste o ballottaggi con enti terzi. Per questo ha fissato a metà novembre un incontro con le istituzioni capitoline, per studiare in modo definitivo lo studio di prefattibilità.
“Ci incontreremo e poi valuteremo insieme all’amministrazione il da farsi nel convincimento che le proposte che portiamo avanti sono a tutela assoluta del quartiere, della Capitale, di Roma ma soprattutto della possibilità di riportare in auge una struttura come quella del Flaminio senza andare a snaturare l’architettura“, ha detto ieri il patron. Il conto alla rovescia è partito: i tifosi della Lazio sperano che stavolta non ci siano ritardi, intoppi o situazioni che possano rallentare ancora una volta l’iter. Sognano una propria casa e sperano, che sia lo stadio Flaminio.