Giovedì i biancocelesti affronteranno il Como. Nella storia della Lazio, c’è un precedente storico. Una sfida dedicata a Maestrelli: “Segnai un gol fondamentale”
Ci sono gol destinati a restare nella storia. Partite indimenticabili, capaci di lasciare il segno e di essere ricordate a distanza di anni. Nella storia della Lazio tutti ricordano il rigore di Giorgio Chinaglia in Lazio-Foggia, che decretò il successo dei biancocelesti nel campionato 73-74, o la rete di Fiorini che permise agli uomini di Eugenio Fascetti di ottenere la salvezza nell’anno del meno nove; così come il gol di Simeone a Torino nell’aprile del 2000, che aprì alla Lazio le porte della rimonta verso il secondo titolo della sua storia, o la rete segnata da Lulic nel famoso derby del ventisei maggio del 2013.
Tra i momenti più significativi e le gare più importanti nella storia della Lazio, c’è anche una trasferta sul campo del Como, datata sedici maggio del 1976. Una gara fondamentale per il destino dei biancocelesti, che due anni prima festeggiavano la vittoria del loro primo scudetto e a distanza di due stagioni, si sono ritrovati ad un passo dalla retrocessione in serie B. La malattia di Maestrelli, la partenza di Giorgio Chinaglia, le difficoltà nei rapporti con i tecnici che avevano sostituito “il Maestro” alla guida del club, avevano sgretolato un gruppo che sembrava invincibile. La Lazio, bella, imbattibile, che dominava in Italia, si era persa.
Maestrelli – Badiani e il ricordo di Como-Lazio: “Un gol scritto nel destino”
Nella parte finale della stagione 75-76, è stato necessario il ritorno in panchina di Maestrelli per rilanciarsi e ottenere i punti necessari alla salvezza. La gara decisiva, si è giocata a Como, il sedici maggio del 1976: ultimo turno di campionato. Ultima gara di Tommaso Maestrelli sulla panchina della Lazio. I biancocelesti hanno bisogno di punti: una sconfitta significherebbe la retrocessione in B. Dopo 17′ il Como è però avanti 2-0, grazie alle reti di Pozzato e Correnti. Prima dell’intervallo, Giordano riapre la sfida, regalando speranza alla truppa di Maestrelli.
“Era una gara decisiva, fondamentale. Rischiavamo di andare in B – ricorda Roberto Badiani, centrocampista di quella Lazio, in esclusiva ai nostri microfoni – e non potevamo permetterlo. Per i tifosi, ma soprattutto per Maestrelli, che aveva fatto uno sforzo enorme per tornare in panchina. Solo lui poteva salvarci”. Badiani è l’uomo del destino: colui che ha regalato alla squadra biancoceleste, una rete storica: quella del pareggio, che è valsa la salvezza. “Che emozione, ancora oggi al ricordarla, mi vengono i brividi. Il destino ha voluto che quel gol a Como lo feci proprio io. Ed è stato un gol che per me ha un valore enorme”.
Per aver regalato la salvezza alla Lazio?
“Non solo. Ma soprattutto perchè con quel gol ho ripagato la fiducia di una persona eccezionale come Tommaso Maestrelli. Gli ho regalato una soddisfazione e vederlo felice e sorridente a fine partita è uno dei ricordi più belli della mia carriera. Che non dimenticherò mai”.
Cosa è stato per lei Tommaso Maestrelli?
“Per me è stato un padre, un nonno, uno psicologo: quando parlava, capivi subito quello che voleva e cercavi di darglielo. Lui era in grado di farti capire con un solo sguardo quello che voleva. Maestrelli aveva una grande passione per il suo lavoro. Per la mia carriera è stato fondamentale. Lui ha creduto in me e io ho cercato di dare sempre il massimo.
Qual è il suo primo ricordo di Maestrelli?
“Lui mi chiamò e mi disse che io sarei stato l’unico acquisto dopo la vittoria dello scudetto. Sapeva tutto di me: se ero fidanzato, come ero messo in famiglia. Il primo rapporto con lui, fu durante una partita a Bari nel 1968. A fine partita venne da me e mi disse che gli ero piaciuto e che gli avrebbe fatto piacere, un giorno allenarmi. Io neanche sapevo chi fosse. Poi a Genova, durante Sampdoria-Lazio del 1974 tornò da me e mi disse: ‘Ti ricordi quello che ti avevo detto qualche anno fa? Bene, preparati, che tra poco ti voglio con me’. E andò così. Era un uomo di parola. Poi ricordo un episodio…”.
Quale?
“Appena arrivato, mi disse di farmi trovare sempre pronto e di non fare polemica e che al momento giusto, sarebbe toccato a me. E anche in questo caso, fu di parola. Ma che polemica potevo fare? C’era uno spogliatoio incredibile, con i campioni d’Italia. Io che cosa potevo pretendere? Anche perchè se avessi alzato la voce, rischiavo grosso (ride ndr.)
Torniamo a Como-Lazio…
“Quel gol lo considero un segno del destino. Era come se qualcuno, lassù, volesse che quella rete la segnassi proprio io. Se rivedete le immagini, si vede che la palla, sul passaggio di Re Cecconi, fa un salto innaturale e arriva vicino a me. A volte vedi segnare o sbagliare dei gol per episodi fortuiti. Quello fu importantissimo e nato anche da un pizzico di fortuna. Quel piccolo saltello ha permesso a me di arrivare pulito sul pallone. Ripeto, credo che qualcuno lassù abbia voluto che io ripagassi la fiducia che aveva avuto in me scegliendomi, con quel gol. E’ stato il destino: tra l’altro i gol li segnavano quasi sempre Chinaglia o Giordano. Quella volta è toccato a lei.”
Cosa le disse Maestrelli, subito dopo quella gara?
“Non mi disse nulla, ma certe cose si capiscono bene. Si leggeva nei suoi occhi la gioia, la soddisfazione. So che con quel gol a Como sono riuscito a regalargli una delle gioie più grandi della sua vita da allenatore. Quella salvezza lui l’ha sempre messa allo stesso livello dello scudetto. Lui era tornato da poco dopo la malattia e ci ha messo tutto se stesso per salvarci. Ho una foto con Maestrelli a fine partita: io con le lacrime agli occhi e lui sorridente. Una foto che rispecchia perfettamente quel momento straordinario. Se guardi lo speciale che è andato in onda su Sky poco tempo fa, si vede lui che abbraccia me e io che abbraccio lui. Io sono senza maglia e lui ha un sorriso che dice tutto. Che fa capire quanto sia stato soddisfatto”.