Una storia assurda e che coinvolge i tifosi biancocelesti. Un attentato era stato organizzato nella capitale e avrebbe portato alla morte di centinaia di migliaia di laziali
Una data incisa nella memoria di ogni cittadino romano e di almeno cinquantamila tifosi della Lazio, presenti allo stadio Olimpico. Un giorno che avrebbe potuto segnare una sorta di punto di non ritorno dal punto di vista politico, istituzionale e per la società civile. I tifosi della Lazio sono scampati ad uno degli attentati più infimi, che Cosa Nostra aveva organizzato. e che si sarebbe dovuto concretizzare nei pressi dello stadio Olimpico.
La data scelta, coincideva con una gara casalinga della Lazio. I biancocelesti, che in quella stagione erano allenati da Dino Zoff, affrontarono allo stadio Olimpico l’Udinese, per la decima giornata di serie A. Un match che arrivava in un momento molto particolare per il nostro Paese. Prima la strage di Capaci, nel maggio del 1992, poi quella di Via D’Amelio, due mesi più tardi, che costarono la vita a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Infine gli attentati a Maurizio Costanzo, la strage di via dei Georgofili a Firenze, le bombe piazzate nei pressi della basilica di San Giovanni Laterano e San Giorgio al Velabro a Roma, oltre ad una lunga serie di attentati, che hanno reso quel momento, come uno dei più difficili per il nostro Paese.
Attentato a Roma: il racconto
Il mondo del calcio sembrava però una sorta di isola felice, quasi intoccabile. Quel 31 ottobre del 1993, Cosa Nostra decise di colpire lo Stato, su un territorio mai inesplorato: la passione calcistica. “Io ero allo stadio quel giorno, come in tante altre occasioni. Al solo pensiero che era stato organizzato un attentato e che tutti, avremmo rischiato la vita, rabbrividisco”. Trentuno anni fa, la capitale rischiò di macchiarsi in modo indelebile con il sangue di centinaia di migliaia di persone. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, l’attentato era stato studiato per colpire Carabinieri e poliziotti, chiamati ad organizzare il servizio d’ordine allo stadio Olimpico. Ma avrebbe finito per coinvolgere anche i tantissimi tifosi presenti allo stadio per assistere alla partita della Lazio.
Un attentato rimasto nel silenzio per anni e che molti ignorarono. Fortunatamente, qualcosa andò storto e la strage non si realizzò. Motivo che ha portato la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica, a non venire a conoscenza dell’accaduto. Solo nel 2002 il procuratore nazionale Antimafia, Piero Luigi Vigna, nel corso dell’audizione davanti alla Commissione Parlamentare Antimafia, spiegò: “Siamo finalmente riusciti ad individuare in modo esatto la data di quella che avrebbe potuto essere una strage. La macchina piena di esplosivo era al suo posto ma l’innesco, malgrado fosse stato dato l’impulso, non funziono.
La ricostruzione: ecco cosa accadde a Roma
“Si tratta – ha ricordato Vigna – di una serie di attentati diversi per tipologia e per obiettivo, dei quali fanno parte a pieno titolo quello, fallito, dell’Olimpico e quello a Contorno, il primo fatto a un collaboratore di giustizia con un’arma ‘stragista’ come il tritolo”. L’attentato si sarebbe dovuto consumare nei pressi di Viale dei Gladiatori, a due passi dall’ingresso dello stadio Olimpico. In quel luogo era stata posteggiata una vettura: una Lancia Thema, rubata pochi giorni prima e carica di tritolo e chiodi.
Secondo il piano studiato dalla Mafia, l’esplosione si sarebbe dovuta consumare, al termine della partita, ed in concomitanza con il passaggio dei pullman che trasportavano le forze dell’ordine. Il marchingegno che avrebbe dovuto innescare l’esplosione, si inceppò e la bomba rimase inesplosa. La macchina restò parcheggiata sul posto diverso tempo, prima di essere rimossa.
Lazio-Udinese, la partita
Quel giorno all’Olimpico era in programma la sfida tra Lazio e Udinese, che i biancocelesti vinsero 2-1, grazie ai gol di Aaron Winter e Giuseppe Signori. Una delle prime reti dell’attaccante biancoceleste, che aveva saltato gran parte dell’inizio di stagione a causa di un infortunio che si era procurato durante un derby disputato prima dell’inizio della stagione. “Ero allo stadio quel giorno – ricorda un tifoso della Lazio – e come sempre, per entrare allo stadio, camminai per viale dei Gladiatori. Solo a distanza di anni ho saputo quello che ho rischiato. Sicuramente, all’andata e al ritorno, sono passato accanto a quella vettura”. Una storia assurda, che a trentuno anni di stanza ci riporta alla mente un rischio incredibile per i tifosi presenti allo stadio quel giorno.