Lo straordinario momento della Lazio passa anche attraverso la ritrovata importanza di alcuni giocatori che lo scorso anno non erano riusciti a rendere secondo le reali possibilità
Una squadra che fa sognare. Non c’è altro modo per descrivere il magic moment dei biancocelesti che ieri, al termine di un’altra grandissima prestazione, sono riusciti a ottenere, battendo il Porto per 2-1, la quarta vittoria su quattro partite, issandosi così solitari in vetta alla classifica della fase campionato di Europa League. Un inizio di stagione davvero travolgente che, oltre alle oculate scelte di mercato della società e alla sapiente gestione di mister Baroni, si deve anche alla ritrovata competitività di alcuni giocatori della vecchia guardia che lo scorso anno non avevano reso secondo la loro vera forza.
Una vittoria davvero emozionante. Una notte magica che soltanto il fascino delle competizioni europee riesce a regalare, ma soprattutto la straordinaria prova di un gruppo di uomini che, con apparente sana follia, ma con un incredibile acume tattico, riesce nei minuti di recupero ad avere la meglio della squadra portoghese, mai battuto fino ad oggi in competizioni ufficiali.
Sembrano passati 10 anni da quando l’ambiente laziale si divideva il mille contestazioni, individuava mille colpevoli e metteva sulla graticola qualsiasi scelta fatta dalla società, dal direttore sportivo o da uno dei tre allenatori che si sono alternati sulla panchina della Lazio lo scorso anno. Invece i mesi trascorsi sono meno di tre, le partite giocate in tutto sono soltanto 15, tra campionato e Europa League, ma la Lazio di queste partite ne ha vinte già 11, nove nelle ultime dieci e un clamoroso 4 su 4 in Europa che la proiettano in testa alla classifica provvisoria. Un ribaltone impensabile, neanche lontanamente sognato dalla tifoseria biancoceleste, che adesso però vola alto sulle ali di un entusiasmo tanto genuino e contagioso quanto meritato. Un cambio di rotta che forse ha tanti padroni, la società che ha resistito ai mugugni della piazza rifondando una rosa arrivata al capolinea motivazionale in troppi dei suoi interpreti principali. L’allenatore che, arrivato all’occasione della vita, sta dimostrando come con umiltà e idee si possono creare dal nulla giocattoli quasi perfetti, senza ricorrere a slogan o tirapiedi che ne decantano lodi esagerate. Fino ad arrivare ad un gruppo di giocatori che ha saputo capire la situazione, ha saputo scovare nel buio di un momento davvero difficile e trovare la stella polare giusta a indicare la retta via, capendo fin da subito che questa poteva condurre molto lontano. I nuovi giocatori arrivati dall’ultimo mercato come la vecchia guardia rimasta dopo la rivoluzione totale. Un cocktail perfetto che sta ubriacando la gente laziale di felicità.
Simbolo di un momento davvero entusiasmante sono proprio quei giocatori che lo scorso anno avevano forse reso al di sotto delle loro possibilità, qualcuno questa estate sembrava addirittura destinato anche a lasciare Roma, invece alla fine sono rimasti e ora sembrano unti da una nuova giovinezza. Marusic, Vecino, Romagnoli e Pedro. Nomi importanti, di giocatori importanti, qualcuno con un curriculum che fa impallidire mezza serie A, e che oggi si ritrova assoluto protagonista su questa giostra del gol chiamata Lazio. Giocatori avanti con l’età che hanno saputo resettare le motivazioni, cercando in un allenatore nuovo lo spirito antico di un calcio che non c’è più, quello che divertiva, quello dove si correva per arrivare sempre prima dell’avversario sul pallone, perchè arrivando prima lo facevi tuo e potevi puntare subito al gol. Il calcio di Marco Baroni, che proprio su questi architravi ha poi eretto questo castello incantato. “Corriamo in avanti per difenderci”, la filosofia imposta dal mister, una rivoluzione rispetto al tiki taka de noantri che vediamo sempre più spesso in Italia, come si faceva da ragazzini al campetto sotto casa quando per vincere bisognava arrivare prima a dieci gol. Ecco, tornare a divertirsi, proprio quello che cercavano e sognavano quei giocatori e che lo scorso anno avevano decisamente perso: la voglia di sorridere.