Nella dodicesima giornata di campionato si affrontano due squadre che stanno vivendo un momento diametralmente opposto, ma che non rispecchia fedelmente la forza delle due compagini
La Lazio di mister Baroni sta vivendo un momento straordinario. Terzo posto in classifica in serie A, quattro vittorie su quattro in Europa League dopo aver battuto anche il Porto allo stadio Olimpico. Nove vittorie nelle ultime dieci partite giocate in tutte le manifestazioni, un ruolino di marcia da grandissima squadra che ora andrà ribadito anche contro il Monza allenato da Alessandro Nesta. L’ex capitano dell’ultimo scudetto biancoceleste, alla sua prima esperienza su una panchina della serie A, dopo una partenza difficile, sta cercando faticosamente di far risalire la china alla sua squadra.
Il segreto è nel mezzo
La rivoluzione copernicana portata avanti nella testa, nello spirito e nel gioco da Marco Baroni è un risultato già di per sè straordinario. La campagna acquisti e cessioni operata dalla società aveva di fatto voltato pagina con il recente passato fatto comunque di risultati importanti, ma l’addio di alcuni dei giocatori con più anni di militanza a Roma ha portato all’innesto di gente giovane, più motivata e desiderosa di mettersi in mostra. Giocatori con specifiche caratteristiche tecniche, come la corsa, la resistenza fisica, unita a una ritrovata verve motivazionale di chi è rimasto, hanno portato a un deciso cambio tattico proposto dall’allenatore toscano. Una squadra sempre all’attacco, sempre in pressing sugli avversari, senza paura di scoprire la difesa perchè impostata sui raddoppi sistematici al portatore di palla avversario, oltre alla predisposizione al sacrificio di alcuni giocatori vero perno centrale di tutto il progetto del mister.
Rovella e Guendouzi, oltre a Vecino che sempre più spesso trova spazio nelle rotazioni volute da Baroni, sono i metronomi di tutto il gioco della Lazio. Corsa, interdizione, acume tattico fanno della coppia centrale di centrocampo l’ago della bilancia della squadra. Se loro salgono in pressione sulla palla tutta la squadra accompagna e la riconquista sistematica del pallone facilita poi il puntare a rete degli attaccanti. Il loro scivolare indietro di una decina di metri permette invece alla squadra di rifiatare e ricompattarsi davanti alla propria aerea di rigore con tre linee molto strette.
Una squadra mai doma
Mister Baroni fin dalle prime partite ha scelto una rotazione negli uomini sistematica. Sono 22 i giocatori fin qui utilizzati e tutti si sono rivelati importanti e decisivi sia in campionato che in Europa League, tutti si sono sentiti responsabilizzati e motivati e chi entra dà il massimo sia se è chiamato a giocare dal primo minuto sia se entra a partita in corsa. Una squadra adesso anche camaleontica, capace nel corso della partita di variare il tema tattico a seconda dell’andamento e dei cambi che l’allenatore avversario effettua nel corso del match. 4-2-3-1 di partenza, ma basta inserire un centrocampista in più al posto di un’ ala e lo schema si trasforma in un 4-3-3.
Col Cagliari ad esempio è uscito Noslin per Vecino. Prima il 4-3-3, poi di nuovo 4-2-3-1 (con Zaccagni dentro). Col Porto invece fuori Tchaouna per far posto a Rovella. In questo modo la squadra riacquista sicurezza e può ricominciare a salire in pressing conquistando di nuovo molto campo. Non a caso la Lazio è una delle squadre che segna più gol nel finale, ben nove, alcuni anche decisivi per vincere le partite. Un meccanismo quasi perfetto quello creato da Baroni che ha dato grande fiducia nei propri mezzi e nelle proprie possibilità ai giocatori che in queste prime 15 partite hanno saputo riprendere il risultato in ben nove occasioni. Una dimostrazione di forza, ma anche di profonda fiducia in quello che l’allenatore chiede di mettere in campo.