L’attaccante spagnolo, in un’intervista al Messaggero, ha parlato del suo momento e della rivalità cittadina che ha vissuto da entrambi i lati del Tevere
“Pedro, Pedro, Pedro, Pedro, Pe….”. Una colonna sonora che accompagna ormai ogni partita della Lazio allo Stadio Olimpico (e non solo). Sì, perché questo ragazzino di 37 anni continua a stupire, con un rendimento impressionante e che sta spingendo Baroni a dargli sempre più fiducia.
Lo spagnolo con 6 gol nelle ultime 9 gare disputate si è ripreso la scena, dopo qualche mese trascorso in posizione più defilata, e nel corso di questa sosta si è raccontato in una lunga intervista a Il Messaggero, per parlare del suo momento eccezionale: “Baroni mi ha rianimato, è vero. Si è rapportato come se fossi un uomo in più del suo staff tecnico, mi chiede consigli su come aiutare il gruppo. Questa responsabilità mi fa rendere di più. So che devo dare più degli altri, così riesco a superare limiti biologici che non avrei immaginato. I risultati positivi poi stanno contribuendo a un mood fantastico. Non solo io, il Taty sta facendo gol, Zaccagni uno scatto in più. Ci contagiamo l’uno con l’altro“.
E pensare che in estate sembrava potesse essere in uscita: “Mai pensato di andar via, volevo continuare alla Lazio e rispettare il contratto. Ho parlato con il ds e il presidente e, anche se avevano comprato tantissimi giocatori in attacco, hanno deciso di tenermi. E ora tutti insieme, i giovani e un vecchietto, siamo un’incredibile macchina da gol“.
Pedro, la frecciata alla Roma
Non c’è mai stato alcun dubbio, insomma, nonostante dall’Arabia Saudita fossero arrivare delle proposte molto importanti: “Sì, è vero, mi hanno cercato, ma non ho cambiato idea. Rispetto la scelta di altri colleghi, ma io non mi muovo dal calcio europeo. Ho avuto la fortuna di giocare nei tre migliori campionati e nelle competizioni Uefa. Quando qui nessuna squadra mi vorrà più, smetterò“.
Una squadra che non l’ha voluto più c’è, è la Roma, che lo lasciò andare proprio alla Lazio forse in modo un po’ troppo frettoloso: “Non voglio raccontare vicissitudini di cui ho già detto sulla Roma e Mourinho. Sono il passato, anzi hanno preso la miglior decisione all’epoca e li ringrazio di avermi ceduto alla prima squadra della Capitale ovvero la Lazio. Io volevo continuare in Serie A, dove c’è tanta concorrenza, e sono stato accontentato“. Inutile sottolineare quanto gli piacerebbe segnare di nuovo nel derby: “Lo spero. È sempre una sfida complicata. Ormai anche io vivo l’emozione e la passione dell’evento. Sento tanto la partita, e diventa più difficile, anche se ho già segnato. La data è lontana, prima battiamo le altre“.
Il sogno più grande, però, è quello di alzare un trofeo: “Il mio sogno è vincere un trofeo qui prima di smettere, sarei l’uomo più felice del mondo. Siamo una delle squadre che ambiscono all’Europa League, siamo primi e possiamo vincerla. La nuova formula può agevolarci, senza retrocessioni dalla Champions, per entrare fra le prime otto. Poi ci saranno le doppie sfide e comunque squadre fortissime come United, Tottenham. Adesso sarà tosta in casa dell’Ajax, il percorso è lungo, ma dobbiamo provarci“.