Da Pedro a Zaccagni, da Pellegrini e Isaksen, passando per i più giovani: i calciatori della Lazio svelano i segreti del tecnico: capace di conquistarli
Era stato scelto in estate, per provare a rimettere in sesto una nave che perdeva acqua da tutte le parti. Dopo mesi difficili, di lacerazioni interne e con uno spogliatoio spaccato, Lotito e Fabiani avevano scelto lui: un uomo mite, lontano dal protagonismo e dai riflettori, ma pronto a scommettere sulla Lazio. E sugli elementi che ne facevano parte. Baroni si è preso una bella patata bollente: ha risistemato i cocci lasciati dai suoi predecessori: ha rilanciato i calciatori che Maurizio Sarri ed Igor Tudor avevano accantonato ed ha riportato serenità e fiducia in un gruppo che sembrava ormai alla deriva.
Dopo due campionati e mezzo, lo spogliatoio non seguiva più Maurizio Sarri: Tudor aveva dato una scossa, ma ha finito per inimicarsi (chiedendone la cessione) la stragrande maggioranza degli elementi chiave della squadra. Per rimettere in sesto la situazione, serviva un uomo come Baroni: uno che ha lavorato anni nell’ombra e che ha sfruttato l’occasione trasformando la Lazio (che sembrava ormai stare stretta ai suoi predecessori) nell’occasione della vita. Era reduce dall’ottima stagione al Verona, nella quale era riuscito a guadagnare una salvezza insperata, nonostante fosse stato costretto a gennaio a rivoluzionare completamente la squadra. Il campionato precedente aveva salvato il Lecce, mostrando un calcio moderno e divertente, che esaltava le qualità offensive dei suoi giocatori.
Marco Baroni è da almeno tre anni uno degli allenatori più stimati ed in grado di lasciare il segno. Nonostante questo, in estate era stato accompagnato dallo scetticismo e da una critica feroce. Dopo Sarri e Tudor, molti si aspettavano un tecnico dal nome più altisonante, accantonando il lavoro e i risultati ottenuti negli ulti anni. I primi a credere in lui, sono stati i calciatori. Gli stessi che oggi ne esaltano le doti e la qualità. Baroni si è presentato in punta di piedi, senza atteggiamenti da prima donna. Ha parlato con loro, li ha convinti a seguirlo, toccando i tasti giusti.
Oggi, molti di loro spiegano i suoi pregi: il primo ad elogiarlo pubblicamente è stato Luca Pellegrini: il terzino (accantonato da Sarri e Tudor) è stato rilanciato dal tecnico, che è riuscito a regalargli spazio, nonostante partisse alle spalle di un totem come Nuno Tavares: “Da quando è arrivato alla Lazio non ha sbagliato un discorso”, ha detto il terzino, che ha poi evidenziato la grande empatia trasmessa dal tecnico. La stessa che Pedro ha rilanciato: lo spagnolo ha raccontato che Baroni, sin dal primo giorno di ritiro, lo ha considerato quasi come un componente del suo staff tecnico, chiedendogli consigli su come gestire il gruppo. Un atteggiamento (inusuale per molti allenatori, che amano invece porsi in maniera più autoritaria agli occhi del gruppo) che ha colpito lo spagnolo.
Le tre parole magiche di Baroni sono chiarezza coerenza e lealtà: soprattutto di fronte ai giocatori. Con loro parla molto, spiega concetti e scelte. Isaksen dal ritiro della Danimarca ha raccontato di come abbia passato tanto tempo a spiegargli le decisioni prese in campo e fuori, paragonando questa attenzione alla poca voglia di Sarri e Tudor di fare lo stesso. Baroni preferisce prevenire eventuali problemi, piuttosto che affrontarli in seguito. Uno stile di vita nato dalla passione per il mare: lì devi saper anticipare i pericoli, muoverti di conseguenza. Il tecnico della Lazio ha la patente nautica e ama rilassarsi tra le onde. Pensando magari a qualche schema.
A proposito di tattica, sin dai primi giorni ha chiesto alla squadra di eliminare il calcio posizionale: un concetto spiegato in modo chiaro dal capitano Mattia Zaccagni: “Ognuno di noi ha più ruoli da coprire, questo ci chiede Baroni. Non dare punti di riferimento. Io vado molto dentro al campo o resto largo, dipende anche da cosa fanno il terzino e il mediano. Tutti movimenti che portano a soluzioni di gioco“. Lo stesso numero dieci, con grande naturalezza ha poi confermato che Baroni negli ultimi trenta metri lascia i suoi giocatori liberi di inventare: senza schemi troppo fitti, senza ingabbiamenti. “Non ci riempie di indicazioni tecniche o tattiche, ci dà quelle che servono”.
Durante le partite parla tanto: con le parole e con i gesti, ai quali presta una grande attenzione. Evita di sbracciarsi, soprattutto quando un suo giocatore commette un errore. La platealità non gli interessa. Contro il Porto, quando ha capito che la sua Lazio poteva vincere il match, ha fatti ampi gesti a tutti, indicando l’area di rigore avversaria: tutti sapevano cosa fare. Ha rilanciato i big, e sta preservando i giovani: Dele Bashiru, dal ritiro della nazionale nigeriana ha spiegato che “Baroni sta cercando di farmi abituare alla Serie A e alle nuove sfide che mi aspettano. Credo mi stia aiutando a migliorare ogni giorno, spingendomi a essere sempre migliore. Questo mi piace e mi fa bene”.
Ha rivalutato gente come Guendouzi, Isaksen e Castellanos, che lo scorso anno erano stati messi ai margini e bocciati, ha rilanciato Pedro, con parole semplici, ma che hanno fatto breccia nel cuore dello spagnolo: “I più giovani devono guardarti, imitarti e correre forte quanto te, prima che tu smetta”. Da quel momento lo ha trasformato, ottenendo i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Baroni sta conquistando l’ambiente Lazio, ma non ha nessuna voglia di fermarsi. Lo attendono nuove e affascinanti sfide: ha ancora tanti sassolini da togliersi e tanti obiettivi da raggiungere: con l’umiltà e lo spirito che lo hanno da sempre contraddistinto.