L’ex capitano dei biancocelesti, in esclusiva al nostro sito: “Questa Lazio mi ricorda molto quella di Delio Rossi: ci sono tante similitudini…”
“La Lazio è una squadra forte, questo qualcuno a volte se lo dimentica. Sicuramente sulla carta non ha l’organico dell’Inter o quello di alcune squadre costruite per lottare per il titolo, come ad esempio il Napoli, ma è una squadra di livello”. Massimo Oddo non ha dubbi. L’ex terzino e capitano della Lazio, punta sui biancocelesti. “Nelle stagioni in cui si parte con entusiasmo, generalmente si fa bene”, dichiara in esclusiva ai nostri microfoni.
Oddo ha vestito la maglia della Lazio dal settembre 2002 al gennaio del 2007, collezionando 172 presenze e segnando 17 gol. Molti dei quali su calcio di rigore. “Ero piuttosto freddo. Ricordo anche il rigore che segnai con la maglia della Nazionale in una sfida con l’Ucraina allo stadio Olimpico. Feci gol sotto la Curva Nord, una specie di sogno che si realizzò”.
Oddo, le fa piacere vedere i biancocelesti in quella posizione: alle spalle del Napoli e insieme a Inter, Atalanta e Fiorentina?
“Mi fa molto piacere: la cosa bella è che è questi risultati e questo inizio di stagione, sono arrivati nonostante la squadra sia cambiata molto rispetto allo scorso anno e al recente passato. Baroni sta facendo un ottimo lavoro. E’ partito alla grande e quando una squadra si rilancia e ottiene sin da subito questi risultati, poi può viaggiare sulle ali dell’entusiasmo. E’ estremamente positivo”.
Quale è stato secondo lei il segreto di questa squadra?
“Per me la Lazio ha fatto un mercato molto intelligente. Ha preso dei giocatori poco conosciuti, ma molto adatti al tipo di gioco che si intendeva fare. Altri invece conoscevano molto bene il campionato italiano: penso ad esempio a Dia, che non ha avuto problemi di ambientamento. Altri giocatori invece, stanno raccogliendo i frutti del lavoro fatto in passato: penso ad esempio a Castellanos e Isaksen”.
“In questa squadra rivedo delle similitudini con la mia Lazio che arrivò in Champions League”
Questo aspetto accadde anche una ventina di anni fa, quando i reduci della stagione con Zaccheroni in panchina si riscattarono la stagione successiva con l’arrivo di Roberto Mancini. Lei che faceva parte di quel gruppo, vede delle similitudini?
“C’è da dire che quella di allora era una stra Lazio: quando arrivai a Roma mi ritrovai di fronte una difesa pazzesca. C’erano Negro, Couto, Pancaro, Mihajlovic, Favalli, Stam. Se pensi che i primi sei mesi io giocai pochissimo: oggettivamente era una Lazio stratosferica, con una rosa estremamente importante, che poteva lottare per vincere. Quella di oggi è una Lazio diversa, con delle potenzialità, ed è cambiata anche negli uomini simbolo. Non ha più Immobile, Luis Alberto, tutti gli uomini simbolo…”
E come ha fatto a partire in questo modo?
“Perchè a volte, subentra anche un senso di responsabilità in quelli che restano. Pensate a Castellanos. Senza Immobile si è ritagliato un ruolo più importante, sia in campo che nello spogliatoio. Oggi è praticamente un leader di questa squadra. Come Rovella, che ha un anno in più di esperienza: è sempre stato un ottimo giocatore, ma oggi sta crescendo ancora di più. Ci sono tante cose che fanno si che la Lazio stia crescendo. Quando c’è un ingrediente come l’entusiasmo, non ci si può stupire di nulla e non ci si deve precludere nulla”.
A proposito di entusiasmo: lei fu capitano di una squadra che nel 2006 era partita con una penalizzazione e riuscì ad arrivare in Champions League sotto la guida di Delio Rossi. Vede delle similitudini con la Lazio di oggi?
“Si, ci sono molte similitudini. Anche quella era una Lazio che aveva almeno quattro squadre che partivano avanti a lei: per pronostici, per valore e per forza di squadra. Ma poi si creò un ambiente giusto, arrivarono i risultati, iniziammo a crederci e ci fu tanto entusiasmo. Roma è una città che sa spingerti, quando inizia a crescere l’entusiasmo. Ci sono molti aspetti che accomunano la mia Lazio con quella di oggi”.
“Ecco l’obiettivo della Lazio di questa stagione”
Napoli in testa, con un punto di vantaggio su Lazio, Inter, Atalanta e Fiorentina. poi la Juve e il Milan. Che campionato si sta sviluppando? E dove si potrà arrivare?
“Io credo che i valori, alla fine, vengano sempre fuori: poi ci possono essere le stagioni in cui qualche squadra fatica ad emergere e altre ne approfittano: guardate lo scorso anno, con il Bologna che ha approfittato del crollo del Napoli. In questo campionato mi sembra che le prime siano tutte sullo stesso livello: qualcuna si lascia preferire per un aspetto, ma magari paga in altro. Alla fine la differenza la farà l’entusiasmo, la fortuna, la vittoria o la sconfitta in uno scontro diretto. Io credo che ci sarà un grande equilibrio fino alla fine”.
E la Lazio?
“La Lazio deve provare a rimanere nel gruppo di testa il più a lungo possibile. Poi, tra qualche mese, si vedrà. Detto questo, il suo obiettivo principale deve rimanere il lottare per un posto tra le prime quattro”. Come la sua Lazio… che nella stagione 2006-07, iniziò tra lo scetticismo più totale e chiuse la stagione con la qualificazione in Champions League.