Il difensore spagnolo racconta i problemi con Sarri e poi rilascia dichiarazioni chiare sul suo futuro. Parole che allarmano i tifosi….
Un anno a fare da spettatore, a guardare giocare gli altri e a provare a sentirsi parte di un progetto che faticava a coinvolgerlo. Mario Gila è stato il protagonista di una trasformazione incredibile: da brutto anatroccolo a cigno, da giocatore rimasto ai margini a risorsa straordinaria. Tutto nel giro di un anno. Oggi lo spagnolo è uno dei calciatori più affidabili della difesa biancoceleste. E dei più seguiti sul mercato.
Il Real Madrid, che lo ha lanciato nel grande calcio, lo studia da vicino e sta pensando seriamente di riportarlo in Spagna, Inzaghi lo segue con attenzione: discorsi futuri, che il club e il difensore spagnolo affronteranno nei prossimi mesi. Oggi l’attenzione del centrale spagnolo è tutta sulla Lazio. La squadra che lo ha acquistato giovanissimo, dandogli fiducia quando era un semisconosciuto in Spagna.
Igli Tare, direttore sportivo del club, lo acquistò dalla seconda squadra del Real Madrid l’estate del 2022, per una cifra vicina ai sei milioni di euro. Gila arrivò nella capitale per completare il reparto arretrato, che comprendeva anche Romagnoli, Casale (arrivati nella stessa sessione) e Patric. Era convinto di potersi mettere immediatamente in mostra: di giocare con continuità. Ma il primo approccio con il campionato italiano è stato devastante. Nella sua prima stagione, con Maurizio Sarri alla guida, Gila è stato utilizzato con il contagocce: quattro presenze in campionato (nessuna dal primo minuto), cinque in Europa League e due in Conference.
Sarri lo aveva relegato ai margini. Gila si è dovuto accontentare delle briciole: “Non ho giocato per più di un anno, non mi dava fiducia. All’inizio l’ho presa male, ero arrivato alla Lazio con tante aspettative ed è stata dura, mi ero intristito, mi sentivo in un tunnel. In quel periodo ho avuto bisogno dell’aiuto di uno psicologo, è stato fondamentale, mi ha insegnato a vedere le cose in modo positivo”. La stagione successiva (2023-24) il copione sembra ripetersi: Gila resta in panchina nelle prime dodici giornate di campionato. Nonostante la Lazio stenti, lo spagnolo non viene mai preso in considerazione.
La svolta arriva nella trasferta di Salerno: gli infortuni di Romagnoli e Casale spalancano le porte della squadra titolare a Gila, che sfrutta l’occasione. Da quel momento inizia una nuova vita: “Sarri aveva le sue ragioni, non ero un top e dovevo crescere, ora lo ringrazio perché mi ha insegnato tanto a livello tattico. Sono maturato parecchio da allora”. Gila diventa un titolare e non salta una gara: Sarri, Tudor e Baroni lo promuovono ad insostituibile. Con il nuovo tecnico il feeling è immediato. C’è un particolare che ha colpito subito Gila: “L’umiltà. Ci sono tecnici che dicono subito “qui comando io” e si comportano di conseguenza. Lui è diverso, ti vuole bene, coinvolge tutti, comprende le necessità di ciascuno di noi. Ecco perché nella Lazio chi entra dà sempre il 100%”.
Gila guarda al presente: il futuro è tutto da scrivere. Il difensore non ha rinnovato il suo contratto (in scadenza a giugno nel 2026) e al momento non ha risposto ai solleciti del club. Nonostante uno degli stipendi più bassi della rosa, Gila ha preferito declinare l’invito per ridiscutere il suo ingaggio, dando la sensazione di preferire un contratto più basso, ma senza vincoli per il prossimo futuro.
Non ha mai nascosto l’ambizione di tornare al Real Madrid e di imporsi nel club che lo ha lanciato. Il suo obiettivo è di chiudere la sua esperienza nella capitale (provando a vincere un trofeo) e di ritornare in Spagna: “Io sono felicissimo qui: voglio aiutare la Lazio a qualificarsi per la Champions e a vincere trofei. Poi certo, il mio futuro è lì, a Madrid, ma c’è tempo: tra l’altro la mia idea è tornare al Real quando sarò pronto per fare il titolare”. La Lazio si augura che tutto ciò possa accadere il più lontano possibile.