L’ex capitano della Lazio, segue ancora da vicino le vicende biancocelesti: “Non era facile cambiare così tanto ed ottenere i risultati che sta ottenendo. Baroni è stato bravo in una cosa…”
Nove stagioni alla Lazio, nelle quali ha indossato la fascia di capitano, alzando al cielo due Coppe Italia e una supercoppa italiana. Cristian Ledesma ha legato il suo nome a quello del club biancoceleste. Ha scritto alcune tra le pagine più belle ed emozionanti della storia della Lazio: è stato il capitano che ha trascinato la squadra al successo nella finale di Coppa Italia del ventisei maggio contro la Roma: quattro anni prima aveva festeggiato la vittoria nella finale contro la Sampdoria, segnando uno dei calci di rigore della lotteria finale. Ha segnato due gol nei derby, ed ha visto la Lazio crescere giorno dopo giorno.
“Quando sono arrivato, nell’estate del 2006, c’era ancora il tetto ingaggi imposto da Lotito e la situazione era completamente diversa da oggi. La nostra Lazio era più povera. Lo ha detto anche il presidente quando un anno e mezzo fa era con noi per i dieci anni della Coppa Italia del 2013”, ha detto ai nostri microfoni. Ledesma oggi siede sulla panchina dell’Ascoli Primavera. E’ stato chiamato, in attesa dell’arrivo del nuovo tecnico Di Carlo, anche a guidare la prima squadra. Ora cerca di mettere a disposizione dei più giovani tutta la sua esperienza.
Era in campo il 27 febbraio del 2014, quando il Ludogorets eliminò la Lazio dall’Europa League: “Una partita strana, eravamo in vantaggio, poi nel finale Federico (Marchetti ndr.) prese un gol evitabile, entrando in porta con il pallone. Ma diciamo la verità: quella squadra non era attrezzata per fare sia campionato che Europa. L’unico anno in cui ce la siamo giocata davvero, è stato con Petkovic”.
Che tecnico era?
“Molto preparato. Io mi sono trovato benissimo con lui. Portò idee nuove e una nuova mentalità: ci fece fare cose diverse e giocava un calcio moderno”.
Reja invece?
“Ti faceva stare bene. Era attento a tante cose: molto bravo da un punto di vista tattico. Dicevano che era difensivista, ma noi abbiamo fatto tanti risultati importanti e segnato tanti gol”.
Passiamo alla Lazio di oggi. Qualcuno ha paragonato questa squadra alla vostra, che con Delio Rossi arrivò in Champions
“Non vedo troppi paragoni, ma questa Lazio mi piace tanto. Mi piace che il presidente, l’allenatore e i calciatori sono riusciti a cambiare tanto senza contraccolpi. E non era facile. Sono stati molto bravi tutti”.
In cosa è cambiata la Lazio rispetto allo scorso anno?
“Con Sarri era una squadra che cercava sempre il palleggio, provando il tempo giusto per attaccare. Ora è una squadra molto verticale e molto fisica, con una struttura importante. Cambiare così non era facile: l’allenatore è stato molto bravo”.
Quali sono i meriti principali di Baroni?
“Ha creato una squadra verticale e, nonostante tutti gli attaccanti che mette in campo, ha trovato un bell’equilibrio. In più è riuscito a coinvolgere tutti, sfruttando la grande ampiezza della rosa che ha avuto a disposizione”.
Le sta piacendo Rovella?
“Tanto. E’ un giocatore meno fisico rispetto agli altri centrocampisti, ma che regala tanto dinamismo: sta sempre sul pezzo, è dentro la partita ed è diventato importantissimo. Sta facendo una grande stagione: il merito è tutto suo e della società, che ha fatto una scelta importante, puntando su di lui. E lui sta ripagando la società per la fiducia che sta ricevendo”.
A cosa può ambire questa Lazio?
“E’ ancora presto per dirlo e probabilmente non sarebbe neanche giusto. La Lazio deve continuare ad essere la squadra che abbiamo visto fino ad oggi. Deve continuare a divertire, a divertirsi e a crescere. Poi più in là vedremo. Ma per ora non è giusto porsi degli obiettivi”.