Una squadra neopromossa, ma con una mentalità molto europea quella gialloblù che domenica pomeriggio affronterà la Lazio di Marco Baroni
Un pareggio con i bulgari del Ludogorets nella quinta giornata della formula campionato di Europa League ha interrotto una serie di sette vittorie consecutive che la squadra biancoceleste aveva raggiunto negli ultimi due mesi di stagione. Resta un inizio straordinario che nessuno aveva preventivato all’alba della nuova stagione e la partita allo stadio Tardini di Parma, contro gli uomini di Fabio Pecchia, sarà l’ennesimo banco di prova per la Lazio.
Dopo un campionato di serie B dominato dall’inizio alla fine, il Parma, dell’ex centrocampista tra le altre di Napoli e Juventus, ha iniziato l’avventura nella massima serie italiana senza nessun timore reverenziale, anzi con tutta la voglia, da neopromossa, di scardinare vecchi concetti calcistici che vedevano soltanto difesa e contropiede come uniche armi per restare in serie A.
La serie A affrontata con coraggio
A cavallo del nuovo secolo il Parma era stabilmente nei quartieri altissimi del calcio italiano. Una delle famose “sette sorelle” che dominavano in Italia e in Europa e i gialloblù, tra Coppe europee e trofei italiani, erano una di quelle che vinceva di più. Ma dopo quei momenti, forse troppo più grandi delle loro reali possibilità, la squadra ducale ha faticato tanto per tornare competitiva e riassaporare la massima serie.
C’è voluto Fabio Pecchia per ridare il giusto blasone e, dopo aver stravinto il campionato di serie B lo scorso anno, quest’anno ha fatto partire il Parma a mille all’ora con un gioco propositivo, veloce, tutto pressing e aggressività, come non avevamo mai visto fare a una squadra neopromossa. Chiaro che l’impatto con le grandi squadre è stato sempre molto complicato, qualche battuta d’arresto c’è stata, ma dodici punti e un quattordicesimo posto in classifica a un terzo del cammino rappresentano comunque un bilancio alquanto positivo, anche se ovviamente la salvezza dovrà essere sudata probabilmente fino alle ultime giornate.
Uno schema di gioco variabile
Fina dalla prima giornata è parso evidente che Pecchia abbia plasmato la squadra a sua immagine e somiglianza, soprattutto perchè, non avendo investito molto sul mercato, ha preferito dare fiducia ai giocatori che gli hanno permesso di vincere la Serie B e tutto ciò ha favorito l’atteggiamento della squadra anche sul palcoscenico superiore. Delprato, Bernabè, Sohm, Hernani, Mihaila e soprattutto Man i capisaldi di un telaio che sembra funzionare sempre molto bene. Due moduli in uno: il 4-3-3 che si trasforma in 4-2-3-1. Una fase difensiva compatta e una fase offensiva rapida. Impostazione dal basso, terzini alti, centrocampisti intercambiabili, un trequartista moderno, esterni offensivi a piedi invertiti e una punta variabile, questi i principi di gioco che sono valsi la promozione lo scorso anno. Unica variante il centravanti che quest’anno, con Bonny e Charpentier, è meno mobile e più attaccante da area di rigore.
Movimenti rodati, pressing, schemi studiati e giocate a memoria. Soprattutto la grandissima facilità nel ribaltare il gioco grazie alle frecce che Pecchia utilizza sugli esterni d’attacco. Un particolare che accomuna molto il Parma alla Lazio di Marco Baroni è relativo proprio ai gol dovuti a ripartenze veloci, ben tre a testa, secondi soltanto ai quattro realizzati dalla Fiorentina di Palladino. Pecchia e Baroni, due allenatori uniti dalla tanta gavetta nei campionati minori, con la medesima voglia di giocarsi tutte le carte senza speculare, ma puntando tutto sulla forza delle proprie idee. Ecco perchè da Parma-Lazio ci si aspetta una partita bella, aperta e divertente.