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Quando il silenzio diventa complice. Alla Lazio va bene così?

Il silenzio di presidente e direttore sportivo, la scelta di mandare a parlare Baroni e Provedel, figure calme, pacate e meno propense alla “guerra mediatica”, al termine della gara del Tardini. La Lazio sceglie di non protestare. Oggi cambierà qualcosa?

Nel corso di Parma-Lazio, mentre la coppia Zufferli – Paterna faceva e disfaceva, (annullando gol regolari e stravolgendo le decisioni valutate sul campo), e mentre sui social e nelle radio montava la rabbia di un intero popolo, sconcertato e sconvolto da quello che si vedeva in campo, c’era chi osservava tutto, con occhi disinteressati. Come se gli eventi non fossero determinanti. Come se non si stesse consumando una sorta di delitto perfetto. Come se il proprio club non fosse stato penalizzato.

Quando il silenzio diventa complice. Alla Lazio va bene così? – Lalazio.com

Mentre i giocatori in campo erano stravolti e i tifosi si accaloravano sui social, allo stadio Tardini (trasformato per l’occasione in una piccola Curva Nord) e di fronte alla tv, c’era un mondo biancoceleste (formato da presidente e direttore sportivo) che ha deciso di restare in silenzio: di accettare passivamente quello che veniva perpetrato ai danni della Lazio: senza alzare la voce, senza puntare l’indice nei confronti di arbitro, Var e dei dirigenti Can.

Il silenzio del club al termine della gara di Parma

Il silenzio della società, al termine di Parma-Lazio, è sconcertante, anzi incomprensibile. Ed aumenta ancora di più la rabbia. I tifosi biancocelesti si sentono colpiti e abbandonati. Hanno visto con i loro occhi quello che è successo in campo: aspettavano  una reazione, un cenno di dissenso, una dichiarazione che giustificasse la rabbia di chi, impotente, guardava quello che stava accadendo. Cercando un appiglio a cui aggrapparsi per non sentirsi soli in una specie di lotta contro i mulini a vento. Ma si sono arresi.

Il silenzio del club al termine della gara di Parma – Frame Twitter – Lalazio.com

La Lazio ha deciso di non protestare, di non alimentare la rabbia di chi si è sentito truffato. In un mondo che si basa sulla comunicazione, in una città in cui un direttore sportivo snocciola torti arbitrali subiti, parlando apertamente di danni evidenti, la Lazio risponde con il silenzio. Il Presidente Lotito non era a Parma e ha preferito non commentare: vedremo se oggi, si affiderà a qualche virgolettato riportato sui quotidiani. Il direttore sportivo Fabiani, entrato in campo all’intervallo per cercare di calmare gli animi, è rimasto in silenzio, non ripetendo lo sfogo post Torino, quando di fronte alle telecamere protestò per la mancata espulsione di Douglas Luiz dopo il colpo a Patric. Parlerà oggi alla radio ufficiale? Speriamo, anche se la sensazione di buoi già usciti dalla stalla resta evidente.

La scelta di mandare Baroni e Provedel davanti ai microfoni

La Lazio ha deciso di mandare davanti ai microfoni il tecnico Baroni, che come da consuetudine ha preferito non toccare l’argomento arbitrale (“E’ meglio non parlarne”) e Provedel: il portiere biancoceleste ha fatto mea culpa, non toccando l’aspetto arbitrale: “L’arbitro deve applicare il regolamento e basta. Se gli altri hanno fatto più gol di noi, vuol dire che sono stati più bravi, non è questione dell’arbitro“.  “Gioco, partita e incontro”, come amano dire i cronisti di tennis al termine dei punti decisivi. Nessuna dichiarazione polemica, nessuna protesta: al silenzio del Presidente e del diesse, si aggiunge quello del capitano (che era tra l’altro parte in causa, avendo subito il fallo del rigore prima concesso e poi tolto) e di altri calciatori che avrebbero potuto alzare polveroni mediatici.

La scelta di mandare Baroni e Provedel davanti ai microfoni – Lalazio.com

Scegliendo due figure come il tecnico e Provedel, calme, pacate e meno propense alla “guerra mediatica”, è stata fatta una scelta precisa. Sui social il portiere è stato criticato per le sue dichiarazioni: ma la colpa non è la sua. Provedel è una persona seria, che preferisce analizzare prima i propri errori, piuttosto che aggrapparsi a quelli altrui. Mai una parola fuori posto, mai una critica: il problema non è quello che ha detto, semmai aver scelto lui per rappresentare la Lazio in quel momento. Oggi cambierà qualcosa? Qualcuno deciderà di intervenire ed alzare la voce? Ci sarebbe ancora spazio per far capire al mondo intero che la Lazio è arrabbiata e delusa. Aspettiamo fiduciosi…

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Paolo Colantoni