Il club ha deciso di non voler protestare per le scelte degli arbitri. Il patron biancoceleste spiega il motivo di questa scelta
In quindici giornate di campionato la Lazio ha dato spettacolo: ha vinto dieci gare, pareggiato la sfida casalinga contro il Milan ed è stata battuta in quattro occasioni. Ko che hanno un comune denominatore: in tutte le sfide in cui Zaccagni e compagni sono usciti dal campo a mani vuote, si sono sempre registrati degli episodi arbitrali sfavorevoli agli uomini di Baroni. Eventi chiari, che hanno portato i tifosi biancocelesti a protestare e ad alzare la voce. E a chiedere un intervento societario.
Ma la linea del club sembra ormai ben delineata. La Lazio ha deciso di non protestare: di farsi scivolare tutto addosso. Al termine di Parma – Lazio, nessun dirigente ha reclamato dopo il gol annullato a Rovella e il rigore prima concesso e poi tolto a Zaccagni. Baroni ha sorvolato in conferenza stampa, annunciando di non voler parlare di arbitri, seguito da Provedel che ha addirittura dichiarato che il Parma aveva vinto meritatamente e che l’arbitro non aveva influito.
Lotito decide di non protestare contro gli arbitri: la Lazio preferisce il silenzio
La linea della Lazio è chiara: zero proteste, nessuna voglia di alzare la voce. In un calcio in cui la comunicazione è tutto, i biancocelesti decidono di rimanere in silenzio. Il patron biancoceleste Claudio Lotito lo ha ribadito con forza uscendo da una riunione della Lega Calcio. Dopo aver parlato del cammino della Lazio e non aver risposto alle provocazioni di chi voleva portarlo sullo scivoloso terreno di dichiarare l’obiettivo stagionale del club (“gli obiettivi non si annunciano ma si centrano. Non ho mai fatto annunci, ho sempre cercato di parlare attraverso i risultati. Il risultato di Napoli conta zero. Le due squadre hanno combattuto fino alla fine tecnicamente e tatticamente, dando il massimo. È stato un vero spettacolo di calcio” il patron è tornato a parlare degli arbitri.
Anche a Napoli la direzione di gara di Colombo ha lasciato perplessi: l’arbitro ha salvato almeno due volte Di Lorenzo (che meritava almeno il giallo) ed ammonito il diffidato Castellanos dopo un intervento che non sembrava minimamente meritevole della sanzione. Episodi sui quali Lotito preferisce evitare di fare polemica: “E’ un meccanismo in cui la Lazio fa delle considerazioni ma le fa in separata sede, non vogliamo creare nessun tipo di alibi a nessuno. Bisogna andare andare in campo e dare il 300%, poi si vede quello che succede. Se non sei buono a giocare lo vedono tutti, non ti puoi nascondere. Tutti percepiscono se ci sono stati comportamenti corretti e trasparenti o se non ci sono stati”.
Il club ha deciso di non protestare, per non concedere alibi ai calciatori: “Io combatto contro le ingiustizie e faccio in maniera di combattere per ottenere risultati nonostante le ingiustizie. L’importante è che il campo sia galantuomo, che produca risultati in funzione del merito”, ha proseguito Lotito. “Arrabbiato per la squalifica di Castellanos? Lasciamo perdere, non si tratta di essere arrabbiato o meno. I fatti sono sotto gli occhi di tutti. Fatevi una domanda e datevi una risposta”. La Lazio preferisce non alzare la voce. Meglio restare in silenzio, piuttosto che concedere alibi a chi scende in campo. Nonostante tutto quello che sta accadendo dall’inizio della stagione. Nelle quattro sconfitte, i biancocelesti hanno sempre subito torti.
Il lungo dossier: gli errori arbitrali che hanno sfavorito la Lazio. Nel silenzio assoluto…
Tutto iniziò ad Udine, quando i bianconeri sbloccarono il risultato sfruttando una svista clamorosa dell’assistente, che in occasione del gol di Lucca, sventolò frettolosamente la bandierina, segnalando una posizione di fuorigioco inesistente. Il centravanti bianconero era nettamente in gioco, ma i difensori biancocelesti, vedendo la bandierina alzata, si fermarono. A Firenze accadde di tutto: prima due rigori non concessi alla Lazio (fallo di mano di Dodò in area e pestone dello stesso terzino ai danni di Patric), poi uno assegnato alla Fiorentina per uno step on foot di Nuno Tavares su Dodo, molto simile a quello su cui l’arbitro (e il Var) avevano sorvolato prima. A Torino Douglas Luiz ha colpito volontariamente Patric in area di rigore, senza che l’arbitro (che nel primo tempo aveva espulso Romagnoli) fosse intervenuto. A Parma l’ultimo caso: il gol di Rovella dopo un minuto annullato per un contatto leggerissimo accaduto quaranta secondi prima e un rigore prima assegnato e poi tolto da Zufferli, richiamato dal Var.
In questa stagione solo una volta il club ha alzato la voce: al termine di Juventus-Lazio. Quella sera il diesse Fabiani protestò in modo vigoroso nei confronti del direttore di gara, reo di non aver espulso Douglas Luiz dopo un colpo a Patric in area biancoceleste. Parole che ebbero un grande risalto dal punto di vista mediatico. Ma che sono rimaste nel vuoto. Dopo quella presa di posizione, il silenzio. Nessuna dichiarazione dopo Parma, nessuna protesta dopo il mancato rigore assegnato in Europa contro il Ludogorets (quando l’arbitro venne addirittura richiamato al Var, ma preferì non cambiare la sua decisione iniziale). Lotito ha chiarito che il club non intende protestare. Meglio pensare al campo: lì bisogna combattere: “Io voglio combattenti e mai reduci, combattenti per degli ideali. Baroni è un combattente? Assolutamente sì. La cosa importante è mai esaltarsi, bisogna essere umili”.