Ha vestito le maglie della Lazio e dell’Inter, vincendo trofei e lasciando il segno con entrambi i club. Sai riconoscere da questi indizi il doppio ex misterioso?
L’elenco dei doppi ex che hanno vestito le maglie di Lazio e Inter è lunghissimo. Quasi infinito. Calciatori che hanno lasciato il segno con entrambe le squadre, che hanno vinto scudetti e che sono stati in grado di entrare nel cuore delle due tifoserie, grazie al lavoro svolto, all’abnegazione messa in campo e alla classe. Il doppio ex che vi proponiamo ha scritto pagini indelebili nella storia del club biancoceleste. Ed è ancora oggi ricordato con affetto e passione.
La Lazio lo acquisto proprio dall’Inter: un affare tecnico ed economico di grande rilievo. Recentemente il diretto interessato ha svelato che, una sorta di primo accordo con i biancocelesti arrivò proprio la sera in cui, con la maglia dei nerazzurri, sfidò la Lazio allo stadio Olimpico. Al termine di quella sfida ci fu un contatto che risultò decisivo. Quella sera il destino di questo calciatore cambiò in modo netto: chiuse la sua avventura nerazzurra e iniziò quella con la maglia della Lazio.
Portò a Roma tutta la sua classe e la sua esperienza. entrò in punta di piedi a Formello, ma riuscì, sin dai primi giorni a lasciare il segno. La sua bacheca, al termine della carriera, è eccezionale. E’ riuscito infatti a portare a casa tre scudetti, una Champions League, una coppa Uefa, una Supercoppa europea, una coppa Intercontinentale, tre Coppe Italia, tre supercoppe italiane, un mondiale, un Europeo under 21 e altri titoli di rilievo.
Un campionissimo eccezionale, arrivato alla Lazio nel momento di massimo splendore del club e che arriverà a chiudere la sua straordinaria carriera nella capitale. Poi, dopo aver saluto l’Olimpico con un emozionante giro di campo, ed aver tentato la carriera come vice allenatore, tornerà nuovamente a Formello, per ricoprire un ruolo dirigenziale di tutto rispetto.
Per quei pochi che, arrivando a questo punto del racconto, non lo avessero ancora capito, stiamo parlando di uno dei portieri più forti nella storia del calcio italiano, punto di riferimento per squadre come Juventus, Inter, Lazio e Nazionale. Uno dei numeri uno più completi nella storia del calcio italiano, in grado di ottenere successi di rilievo e di dare spettacolo con una serie di prestazioni super.
Il suo nome è Angelo Peruzzi. Il portiere è nato a Blera, in provincia di Viterbo, il 16 febbraio 1970. Nella Tuscia va a scuola, cresce, gioca a calcio e si diverte a pescare. Il suo passatempo diventa il miglior allenamento per migliorare i riflessi. “Quando i pesci si muovono – ha scherzato in una recente intervista – non li prendi. Devono essere fermi. E’ così che a Blera allenavo i riflessi, li prendevo con le mani”. Nelle partitelle con gli amici si mette sin da subito in porta e diventa imbattibile. Tutti in paese conoscono le sue doti e la fama arriva fino nella capitale. Un osservatore della Roma viene a vederlo e convintosi delle sue qualità, chiede a papá Francesco e mamma Francesca di potergli fare un provino. I genitori non sprizzano gioia da tutti i pori; lasciare partite un ragazzino di tredici anni per Roma e iniziarlo ad una nuova vita professionale, non è semplice, ma di fronte all’insistenza di Angelo cedono.
Il portiere si trasferisce nella capitale. Abita in una foresteria alla Montagnola e ogni giorno si reca a Trigoria con l’autobus. L’esordio in A arriva il 13 dicembre 1987: la Roma sale a Milano per affrontare i rossoneri. Peruzzi è in panchina, ma sostituisce Tancredi che si era beccato un petardo. Esordisce a Milano, poi torna in panchina. La Roma lo manda in prestito al Verona, poi quando torna parte titolare. Dopo una gara casalinga contro il Bari viene trovato positivo all’esame antidoping
Peruzzi viene squalificato per un anno e la Roma lo lascia andare via. Lo acquista la Juventus, che inizialmente lo utilizza alle spalle di Tacconi, ma negli allenamenti Peruzzi fa capire di che pasta é fatto e una vecchia volpe come Trapattoni ci mette poco a cambiare le strategie. “Mi dispiace per Tacconi, ma da oggi Peruzzi sarà il nostro portiere titolare” dichiara il tecnico in conferenza stampa. A Torino colleziona un trionfo dopo l’altro. Otto stagioni intense, con tre scudetti, tre finali di Champions, una Coppa Uefa, una Supercoppa europea e un titolo intercontinentale. Peruzzi diventa il portiere italiano più forte e continuo e si lega in maniera viscerale a tutto l’ambiente juventino.
L’estate del 1999 si trasferisce all’Inter, poi l’anno dopo arriva la Lazio. Il passaggio si materializza negli spogliatoi dell’Olimpico durante il match di campionato della stagione 99-00. Mancini ed Eriksson gli chiedono se sarebbe disposto a raggiungerli a Roma l’anno dopo e Peruzzi accetta: la trattativa tra i club è rapidissima. I biancocelesti hanno appena vinto lo scudetto e sono una delle squadre più forti del panorama calcistico internazionale. Dieci anni dopo il suo addio, torna nella capitale, ma per vestire i colori biancocelesti. Resterà alla Lazio sette, intense stagioni, dove vivrà emozioni di ogni tipo: la lotta scudetto, i rischi legati al fallimento, la vittoria della Coppa Italia, il ritorno in Champions League, stagioni anonime con il rischio di una cocente retrocessione e vicissitudini di ogni tipo.
Nella prima gara in maglia biancoceleste vince la Supercoppa italiana prendendosi la rivincita sull’Inter, ma quello resterà di fatto il suo unico trionfo con la Lazio. “Sono stati sette anni molto intensi ed emozionanti – dichiara in un’intervista durante la manifestazione Di Padre in figlio, nel 2014 – la Lazio è stata la squadra che più di ogni altra ha creduto in me e mi ha dato la possibilità di giocare in una città fantastica e con tanti campioni. Anzi, per come era strutturata quella squadra, sono convinto che potevamo vincere molto di più”.
Nel 2003 è tra i primi a firmare il “piano Baraldi”, che consisteva nel dilazionare gli stipendi arretrati che il club doveva ancora pagare ai calciatori. Una mossa che permise alla società di potersi iscrivere al campionato. La firma di Peruzzi, uno dei leader dello spogliatoio, servì da sprone per tanti compagni. La stagione successiva però, iniziarono i dissapori con il tecnico Mancini. Peruzzi fu uno dei primi a non gradire l’atteggiamento di un tecnico che, da una parte chiedeva ai suoi giocatori di ritardare l’incasso degli stipendi arretrati, e dall’altra si faceva quadruplicare l’ingaggio. I rapporti tra i due furono tesi, fino al giorno in cui Mancini lasciò la Lazio per trasferirsi all’Inter. L’estate del 2004 Peruzzi parte per gli Europei. Quando torna, trova un nuovo presidente e una squadra rivoluzionata.
Con Lotito chiude la sua carriera da calciatore e inizia quella da dirigente: viene chiamato l’estate del 2016 per ricoprire il ruolo di Club Manager del club. Lavora al fianco del tecnico Simone Inzaghi (con il quale era stato compagno di squadra) e il Direttore Sportivo Igli Tare. Cementa un gruppo che in pochi anni vincerà due Supercoppe italiane e una Coppa Italia e che nel 2020, prima dell’esplosione della pandemia da Covid-19, stava lottando per lo scudetto. Peruzzi resterà per sempre uno dei portieri più forti e uno dei calciatori capaci di lasciare un gran ricordo nel cuore dei tifosi della Lazio.