L’ultima sfida tra Lazio e Inter disputata allo stadio Flaminio si è conclusa con una vittoria straordinaria dei biancocelesti. Che vendicarono il gestaccio di Malgioglio
Lazio-Inter e lo stadio Flaminio sono due degli argomenti più caldi nel mondo biancoceleste. Lunedì sedici dicembre allo stadio Olimpico gli uomini di Marco Baroni affronteranno i nerazzurri dell’ex Simone Inzaghi, per la sedicesima giornata di serie A, un match che certificherà, in modo ancora più evidente, le ambizioni e il valore della Lazio. Una gara che arriva al termine di un fine settimana molto intensa, che ha visto un’importante accelerazione sul fronte Flaminio.
Il presidente della Lazio ha infatti presentato in Campidoglio il progetto di pre fattibilità, primo passo di un iter che, come si augurano tutti i tifosi, potrebbe concludersi con l’acquisizione dello stadio Flaminio. Un impianto che è rimasto nel cuore di tutti i sostenitori e nel quale storia, sentimento e passione, si mischiano in modo evidente. Ma cosa lega Lazio-Inter allo stadio Flaminio? Semplice… una delle gare più emozionanti della storia biancoceleste. Una sfida che ha regalato sensazioni uniche e momenti indimenticabili. E che si è conclusa con una straordinaria vittoria dei capitolini. Contro ogni pronostico.
Lazio e Inter si sono sfidate per l’ultima volta allo stadio Flaminio il quattro marzo del 1990, a pochi mesi dall’inizio dei Mondiali organizzati nel nostro Paese. A causa dei lavori di ristrutturazione dello stadio Olimpico, la Lazio e la Roma giocarono l’intera stagione nell’impianto di Viale Tiziano. “Era meraviglioso giocare con quel calore, quell’atmosfera – ha ricordato in esclusiva ai nostri microfoni Cristiano Bergodi, difensore di quella Lazio- sentivi tutto: i cori, le urla della gente, una serie di sensazioni uniche, che difficilmente ho ritrovato altrove”.
In quella stagione i biancocelesti sfruttarono il fattore campo e nei big match regalarono sempre grandi emozioni ai tifosi: al Flaminio la Lazio sconfisse i futuri campioni d’Italia del Napoli, infliggendo a Maradona e compagni (compreso l’attuale tecnico della Lazio Baroni) un sonoro 3-0, pareggiarono con la Juventus (1-1 con rete di Di Canio) e batterono l’Inter, che aveva lo scudetto sul petto e si giocava il primo posto a distanza con il Milan di Sacchi, in una sfida memorabile: che rappresentò per tutto il mondo biancoceleste, la vendetta su Astutillo Malgioglio. Il portiere nerazzurro, che pochi anni prima si era macchiato di uno dei gesti più ignobili che un calciatore possa fare: dileggiare la propria maglia.
Nel corso della stagione 85-86, Astutillo Malgioglio venne scelto dalla società per difendere i pali biancocelesti. Una decisione fin da subito criticata, a causa dei suoi trascorsi alla Roma. Il portiere rappresenta ancora oggi una sorta di caso controverso e paradossale nel mondo biancoceleste. Malgioglio è infatti uno dei calciatori dalla sensibilità d’animo e dai valori più genuini che il mondo del calcio abbia mai potuto annoverare. Si è sempre dedicato anima e corpo alle persone più sfortunate, creando diverse onlus per aiutare i ragazzi portati di handicap: ma nella capitale verrà ricordato per sempre per uno dei gesti e comportamenti più infamanti che un giocatore abbia mai potuto compiere: gettare la maglia e sputarci sopra. Accade al termine di un Lazio-Vicenza, gara arrivata dopo mesi di difficoltà e di critiche violente nei confronti della società. La Lazio viaggiava tra mille problematiche: tecniche ed economiche. La società era passata in pochi anni dalle mani di Lenzini a quelle di Casoni, Chinaglia e Chimenti e cercava un nuovo padrone.
Tra stipendi non pagati, risultati che non arrivano, i calciatori finirono nel mirino del pubblico. A Tor di Quinto le contestazioni sono all’ordine del giorno: a nessuno venne perdonato nulla. A Malgioglio (già non visto di buon occhio per il suo passato alla Roma), venne rinfacciato di passare più tempo nei centri in cui aiutava i ragazzi in difficoltà che in campo. Probabilmente in un ambiente sereno e con una squadra in lotta per il vertice della classifica, i tifosi avrebbero lodato il suo impegno sociale. Ma in un clima di accesa contestazione e con la squadra che balbetta nei bassifondi della classifica, le ore passate nei centri di recupero portano i tifosi ad accentuare le critiche. Il giorno di Lazio-Vicenza combina una serie di errori in serie, regalando il successo ai biancorossi. Il pubblico lo fischia, lui risponde gettando a terra la maglia e sputandoci sopra. Un gesto ignobile. Il peggiore che un calciatore potrebbe mai fare verso una tifoseria e una squadra. A distanza di anni dichiarò che quella reazione era frutto di uno striscione apparso in curva e che recitava “tornatene dai tuoi mostri”. Una circostanza che però non ha mai trovato nessuna conferma.
Tentò di scusarsi pubblicamente, ma la gravità del gesto e l’eco che ebbe in città, portarono la società alla rescissione del suo contratto. Malgioglio lasciò Roma e si accasò all’Inter, per fare da vice a Walter Zenga. Il 4 marzo del 1990 toccò a lui difendere i pali nerazzurri contro la Lazio allo stadio Flaminio: l’infortunio del titolare, portò Trapattoni a schierarlo dal primo minuto. Il tecnico e il presidente nerazzurro Pellegrini, consci di ciò che era accaduto nella capitale quattro anni prima gli consigliarono di provare, con un gesto di rappacificazione, un tentativo di scuse. Malgioglio si presentò sotto la Curva con un mazzo di fiori, ma ricevette insulti, monetine e cori di ogni tipo dagli ultras inviperiti.
Ma la vendetta dell’intero mondo biancoceleste nei suoi confronti, si consumò in campo: la Lazio di Materazzi sconfisse i campioni d’Italia dell’Inter con il risultato di 2-1. I biancocelesti dominarono la scena in lungo e in largo, imponendo ai nerazzurri (che erano in corsa con l’Inter per la vetta della classifica) una lezione di calcio. Il Flaminio ribollì d’entusiasmo, trascinato dai gol di Ruben Sosa (su calcio di rigore) e Gabriele Pin. Un successo prestigioso, che certificò ancora una volta la “legge del Flaminio”. Su questo campo i biancoceleste, nonostante le evidenti differenze tecniche, sono riusciti ad imporsi sia contro i campioni uscenti (Inter) che con quelli futuri (il Napoli).