Nella storia delle sfide giocate allo stadio Flaminio, c’è una gara impossibile da dimenticare: “Me la ricordo come se fosse oggi…”
Il sogno di ritornare a giocare le proprie gare casalinghe all’interno dello stadio Flaminio, sta elettrizzando i tifosi della Lazio. L’impianto che si trova a Viale Tiziano accende i sogni del mondo biancoceleste: per motivi storici (la Lazio è nata proprio in quella zona ed ha un forte legame sentimentale con tutto quel quadrante), e pratici: il Flaminio rappresenta infatti uno stadio perfetto per vedere le gare di calcio. Piccolo, funzionale, con un contatto diretto tra calciatori e pubblico.
La Lazio ha disputato diverse gare allo stadio Flaminio: tutte le stagioni 61-62, 67-68 e 89-90, più alcune partite sparse di alcuni campionati. E’ possibile stilare una classifica delle partite più belle ed importanti disputate in questo stadio? Difficile realizzare una statistica definitiva: esistono troppe varianti in ballo e il calcio, non rappresentando una scienza perfetta, si presta a interpretazioni e giudizi di ogni tipo.
Ma rileggendo l’elenco delle sfide disputate nello stadio Flaminio, è possibile elencarne almeno tre: per bellezza, storicità e importanza: tre gare che hanno rappresentato molto nella storia biancoceleste e che ancora oggi è impossibile dimenticare. Tra queste, sceglierne una non è stato semplice: le tre partite in questione sono Lazio-Bari, Lazio-Sampdoria e Lazio-Napoli. Tre partite disputate in stagioni diverse, ma che hanno rappresentato una pagina importante nel cammino del club biancoceleste.
La prima si è giocata nella stagione 61-62, nel campionato cadetto: la Lazio di Todeschini, guidata da un grande Juan Carlos Morrone in campo, sconfisse il Bari per 5-0: un risultato roboante, che certificò le ambizioni di promozione della squadra biancoceleste: un salto che sfumo per un solo punto e a causa di un clamoroso errore arbitrale da parte dell’arbitro Rigato, che non concesse alla Lazio un gol netto nel big match con il Napoli, che a fine stagione andò in A con un punto di vantaggio sulla Lazio.
La seconda partita che prendiamo in esame è la sfida tra Lazio e Sampdoria giocata il 18 giugno del 1989. La squadra di Materazzi era chiamata a vincere per sperare ancora nella salvezza, e nella penultima giornata di campionato si trasferì allo stadio Flaminio, per i lavori di ristrutturazione dell’Olimpico in vista dei Mondiali di Italia 90 che si sarebbero giocati l’estate successiva nella capitale.
Contro i doriani di Vialli e Mancini, la Lazio sfoderò una prestazione super e portò a casa la vittoria grazie ad una rete di Gustavo Abel Dezotti. L’attaccante argentino era stata una sorta di meteora per tutta la stagione: arrivato a Roma con tanta attesa, faticò tantissimo a lasciare il segno. Ma contro la Sampdoria, con una bella girata al volo, realizzò la rete della vittoria. E della salvezza. Per importanza storica, probabilmente questa vittoria viene considerata la più importante, tra quelle ottenute allo stadio Flaminio dalla Lazio. Ma c’è un altro incontro che ad oggi viene ricordato come il più bello, emozionante e divertente nell’impianto di Viale Tiziano: un match fantastico, che ha scritto la storia del club e che non può che finire al primo posto di questa particolare classifica.
Ci sono sfide destinate a rimanere nella storia e nelle quali ogni pronostico può essere sovvertito. Partite nelle quali l’outsider non sbaglia una mossa e mette in campo attenzione, spirito di squadra, concentrazione e freddezza. Gare dove il favorito resta di sasso di fronte ai numeri e all’organizzazione dell’avversario. Lazio-Napoli, ultima giornata del girone d’andata della stagione 89-90 è una di quelle gare. Si gioca il 30 dicembre. I tifosi che gremiscono il Flaminio hanno ancora la pancia piena dopo i bagordi natalizi e pregustano il cenone di capodanno. Ma le portate più succulenti arrivano dal terreno di gioco, dove i supporter biancocelesti (che all’ingresso in campo brindano all’anno che verrà con uno striscione con scritto Cin Cin) assistono ad una vera e propria lezione di calcio.
La squadra di Materazzi, pur orfana di Ruben Sosa, è praticamente perfetta. Alla vigilia il tecnico biancoceleste è tormentato da un dubbio: sostituire l’uruguaiano con Beruatto (con una squadra più equilibrata e attenta alla fase difensiva) o inserire Bertoni (che in questa stagione è stato spesso chiamato a sostituire Sosa, che inizia a sentire il peso di aver saltato completamente le vacanze e il ritiro)? Materazzi non ci dorme la notte. Equilibrio o spregiudicatezza? Attenzione alla fase difensiva o voglia di provare a fare la partita? Alla fine il tecnico opta per una Lazio spregiudicata.
La scelta di schierare Amarildo, Bertoni, Di Canio e Troglio risulta essere vincente. La Lazio è padrona del campo. Gioca ad un gran ritmo e fa capire ai partenopei che non ci sarà spazio per atteggiamenti remissivi. La Lazio annulla i tentativi napoletani sul nascere e colleziona valanghe di palle gol: al 36’ i biancocelesti raccolgono i frutti del proprio lavoro. Tutto inizia da un numero di Paolo Di Canio, che finta un colpo di tacco e con una giocata di classe si libera di Francini; palla per Troglio che di prima apre sulla destra per l’accorrente Bergodi; il difensore si accentra, finta il tiro di destro, rientra sul sinistro e calcia verso la porta; Di Fusco respinge ma non trattiene, Amarildo, come un falco, si avventa sulla ribattuta e con la punta del piede insacca: il Flaminio (neanche a dirlo gremito, tanto da obbligare la questura alla ormai consueta diretta televisiva nel circuito regionale) esplode.
Nella ripresa si attende la risposta del Napoli, ma la gara resta a senso unico. Gli unici grattacapi per l’attento Fiori arrivano da due calci di punizione battuti da Maradona. I soli tentativi azzurri in un mare di occasioni biancocelesti. C’è un gol annullato ad Amarildo per fuorigioco, un miracolo del portiere napoletano su Troglio, una serpentina di Di Canio che salta tre avversari e invece di concludere (o servire i compagni soli in area) prova a superare anche un ultimo difensore, perdendo il tempo per il tiro, un palo di Troglio e altri due gol laziali: un perfetto contropiede che si conclude con l’assist di Di Canio e il tocco di esterno di Pin che batte Di Fusco in uscita e il sigillo del 3-0 firmato ancora da uno scatenato Amarildo. Il brasiliano si presenta a tu per tu col portiere napoletano, lo salta con una finta e da posizione defilata insacca nella porta sguarnita, prima di inginocchiarsi in segno di esultanza, sotto la curva nord. Finisce in gloria. Ma da una parte sola. La Lazio chiude il 1989 con un successo incredibile. Materazzi finalmente può godersi una giornata di festa e di elogi unanimi.