Il tecnico della Lazio si assume la responsabilità del pesante ko con l’Inter. Ma da oggi lavorerà con la squadra per analizzare alcuni aspetti della gara. Due le cose che non gli sono piaciute…
“Mi assumo io la responsabilità della sconfitta, la squadra ha ceduto dal punto di vista nervoso, abbiamo perso distanze, ci siamo disuniti e quindi questa è una mia responsabilità”. Al termine di Lazio-Inter, sedicesima giornata di campionato, che si è conclusa con il netto successo degli uomini di Simone Inzaghi, il tecnico della Lazio Marco Baroni fa mea culpa. L’allenatore biancoceleste si prende tutte le colpe della debacle casalinga con i campioni d’Italia: un risultato pesantissimo, mai verificato in quasi 125 anni di storia.
L’allenatore difende la squadra e si assume le colpe del 6-0 casalingo: “Non sono stato bravo a gestire la parte emotiva, si può perdere ma non ci si può disunire. È giusto, come ho sempre fatto, di assumermi le responsabilità”, ha dichiarato in conferenza stampa. La saggezza e l’umiltà lo hanno spinto a togliere qualsiasi tipo di responsabilità alla squadra e ad assumere un atteggiamento di assoluta protezione.
Baroni difende il suo gruppo, prova ad isolarlo dalle critiche: è conscio di avere una squadra composta da tanti calciatori giovani, che fino ad oggi hanno dato grandi risposte, anche grazie all’entusiasmo che ha accompagnato i risultati nelle prime gare stagionali. E non vuole commettere l’errore di fermare questo momento. Preferisce assumersi delle colpe, piuttosto che amplificare alcuni difetti, emersi ieri nel corso della gara.
Ma già da oggi, alla ripresa degli allenamenti, lavorerà con la squadra per cercare di limarli. Sono due le situazioni che il tecnico non ha gradito: due atteggiamenti che cercherà di modificare per evitare nuovi crolli improvvisi. Nel corso delle interviste di ieri ha espresso il suo pensiero in modo chiaro: “Abbiamo perso dal punto di vista nervoso, la squadra non può disunirsi in questa maniera. Deve essere un incidente di percorso contro una grande squadra alla quale non puoi concedere questi spazi, facendo anche pochi falli”.
Baroni punta sull’aspetto mentale: al tecnico non è piaciuto l’atteggiamento che la sua squadra ha messo in campo nel finale di gara: la mancanza di risposta agli attacchi dell’Inter e la poca aggressività che ha evidenziato. I nerazzurri non si sono fermati, maramaldeggiavano tra i resti della difesa laziale (rimasta senza Romagnoli, Gigot e Gila e con uno schieramento di assoluta emergenza). Possibile che nessuno tra i calciatori di maggiore esperienza della squadra abbia dato un segnale in quei minuti? Quando Baroni parla dei “pochi falli fatti” in quei momenti, si riferisce proprio alla mancanza di aggressività mostrata. Era quasi la Lazio che chiamava l’Inter agli attacchi perchè incapace di reagire. Un atteggiamento diverso, qualche entrata più decisa, o semplicemente un segnale di vitalità in quei momenti complicati, forse avrebbe consigliato ai giocatori di Inzaghi (già padroni della partita) di accontentarsi.
Il secondo aspetto che non è piaciuto al tecnico, è il black out che la squadra ha mostrato e che si verificato nel momento successivo ad un episodio negativo subito. A Parma, dopo il gol annullato a Rovella, la Lazio ha staccato la spina: quasi mentalmente condizionata dal torto subito, è stata incapace di reagire e per almeno venti minuti sembrava fuori dal campo: la rete del Parma (su erroraccio di Rovella e Provedel), l’ammonizione dello stesso centrocampista (diffidato) e un paio di occasioni concesse ai padroni di casa sono state la naturale conseguenza di un black out improvviso.
Con l’Inter è accaduta la stessa cosa: dopo il rigore di Calhanoglu, la squadra ha staccato la spina: in tre minuti ha prima rischiato di prendere un contropiede assurdo (con tre giocatori della Lazio che non sono rientrati in difesa) e poi ha subito la rete di Dimarco: decisiva per il risultato finale. La stessa cosa è accaduta nella ripresa, dopo la rete di Barella: la Lazio ha staccato la spina e ha preso la quarta rete a distanza di pochi minuti. Baroni cercherà di lavorare sull’aspetto mentale. Senza fare drammi (il cammino della Lazio resta straordinario e intaccabile), ma provando a risolvere questi problemi. Lecce sarà il primo banco di prova.