Sergio Cragnotti, il presidente più vincente della storia della Lazio, oggi compie 85 anni. La sua avventura è stata ricca di vittorie e di momenti da ricordare
La sua storia era scritta nel destino: Sergio Cragnotti nasce a Roma il 9 gennaio del 1940, lo stesso giorno in cui la Lazio compie quaranta anni. Sarà lui a scriverne le pagine più belle, intense e gloriose della sua storia. Per tutti i tifosi biancocelesti, Cragnotti è stato l’uomo della provvidenza. Il principe azzurro capace di trasformare la Lazio in una principessa meravigliosa. Il presidente più vittorioso della storia biancoceleste, o forse sarebbe più giusto dire, l’unico uomo in oltre cent’anni, capace di cambiare la storia della società più antica della capitale.
Finanziere straordinario, diventa, a metà degli anni ottanta, il braccio destro di Raul Gardini, per il quale lavora in Brasile. Tornato in Italia inizia a scalare in breve tempo posizioni nel mondo della finanza. Prima nel gruppo Montedison, poi nell’Enimont, Cragnotti diventa uno degli uomini più potenti dell’economia italiana, grazie alla sua incredibile capacità di prevedere in anticipo le mosse del mercato finanziario. Acquista e rivende con grande intelligenza e in breve tempo è in grado di fondare la Cragnotti & Partners, di cui diventa immediatamente maggior azionista e presidente. Nei primi anni novanta diventa il patron della Cirio e continua a guardare con particolare interesse al Brasile, dove acquista la Brombil. Il legame con la patria del samba sarà lungo e contraddittorio. Nonostante passasse molti mesi in sudamerica, nei dieci anni alla guida della Lazio non riuscì mai a chiudere importanti acquisti di calciatori brasiliani.
Cragnotti, l’arrivo e la prima campagna acquisti
A spingere il suo gruppo verso il club più antico della capitale è il fratello Giovanni. Nella famiglia Cragnotti, da sempre vicina ai colori biancocelesti, Sergio è il più abile a muoversi nel mondo della finanza. Giovanni, il laziale doc. La leggenda narra di un Giovanni attivissimo nel convincere il fratello Sergio ad investire nel cub e a creare i presupposti per un processo di crescita destinato a far diventare la Lazio un club invidiato a livello mondiale. Nell’estate del 1991 inizia la trattativa con Gianmarco Calleri per l’acquisto del pacchetto azionario del club capitolino.
L’operazione verrà chiusa solo a gennaio del 1992 per una cifra vicina ai 35 milirdi. Cragnotti entra nel mondo del calcio con la stessa forza con la quale ha scalato posizioni nel mondo dell’economia italiana. La prima estate spende quasi sessanta miliardi di lire per creare una rosa capace di centrare finalmente il ritorno in Europa. Dal Foggia acquista Beppe Signori, al termine di una lunga trattativa col patron Casillo (che inizialmente aveva promesso anche il cartellino di Baiano), poi porta nella capitale gente del calibro di Fuser, Cravero, Favalli, Bonomi, Marcolin, Winter, Luzardi e Paul Gascoigne. Gazza è il fiore all’occhiello. Una trattativa chiusa da un anno, ma bloccata in attesa del recupero dell’inglese dall’infortunio. Per tutta l’estate prova anche a strappare al Torino il portiere della nazionale Luca Marchegiani, ma è costretto a rimandare di un anno l’acquisto.
La staffetta Zoff – Zeman
Dopo sedici anni di astinenza e sotto la guida di Dino Zoff, con il quale costruisce un rapporto straordinario, Cragnotti riporta la Lazio in Europa. Un traguardo che durante la sua gestione non fallirà mai. Dopo due stagioni (e altre decine di miliardi investiti sul mercato) decide di cambiare rotta, attratto dalla mentalità offensiva di Zdenek Zeman, giovane allenatore capace di realizzare un vero e proprio miracolo sportivo alla guida del Foggia. Cragnotti se ne innamora in una trasferta amara per la Lazio, costretta a soccombere nel gioco e nel risultato con un netto 4-1. Da quel viaggio in Puglia nasce un’idea: affidare a Zeman la panchina della Lazio e lasciare a Zoff (che non vuole allontanare dalla società) la presidenza. La prima, grande rivoluzione cragnottiana.
Ne seguiranno altre: l’approdo in borsa, la presentazione della squadra nelle città dove aveva forti interessi commerciali, il sogno di una superlega internazionale. Cragnotti nelle idee e nel suo modo di gestire la società, viaggia anni luce avanti rispetto agli altri presidenti. Spesso le sue idee verranno copiate. Altre volte non capite. Come nell’estate del 1995 quando decide di vendere Beppe Signori al Parma. Per Cragnotti l’operazione avrebbe portato vantaggi economici e tecnici. Con i soldi guadagnati dalla vendita del bomber avrebbe risanato i conti e acquistato Guerrero (attaccante dell’Atletico Madrid) e un giovanissimo Filippo Inzaghi, che aveva iniziato a segnare con regolarità.
Ma il suo modo di gestire gli affari, la sua visione del calcio non legata solo ad aspetti tecnici, ma anche e soprattutto ad uno sviluppo economico del club, spesso ha trovato l’ostruzione del pubblico. Nell’estate del 1995 più di 3000 persone scesero in piazza per bloccare la cessione di Signori. In altre occasioni si registrarono contestazioni e prese di posizioni forti della tifoseria biancoceleste, che gli hanno contestato l’assenza di ex laziali nei ruoli principali del club e alcune sue dichiarazioni infelici (fra tutte quella in cui specificava che i tifosi erano come clienti).
L’arrivo di Eriksson e Mancini: Cragnotti cambia passo
Cragnotti è sempre andato avanti per la sua strada, convinto della bontà del suo progetto e delle sue idee. Nei due anni con Zeman il pubblico si è divertito; ha visto gol, spettacolo, ma anche improvvisi cali di forma e troppi errori difensivi. Con Zoff, che ha preceduto e sostituito il tecnico boemo, caduto in disgrazia nella terza stagione biancoceleste, la Lazio ha ritrovato una buona attenzione difensiva e un’accortezza che sembravano dimenticate sotto la precedente gestione. Ma nessuno dei due è riuscito a regalare al patron i trofei e i successi prestigiosi che sogna sin dal primo giorno del suo insediamento alla guida della Lazio. Per provare a scalare le classifiche nazionali ed europee, il patron biancoceleste si assicura l’allenatore che più si avvicina al giusto mix dei suoi predecessori: Sven Goran Eriksson.
Il tecnico svedese, che arriva dalla Sampdoria, ha infatti iniziato la sua carriera come filosofo della zona e di un calcio offensivo (come il boemo Zeman), ma negli anni e nelle esperienze in Italia e all’estero, è riuscito a limare alcune intransigenze tipiche del calcio zemaniano, avvicinandosi alla scuola italiana (come Zoff). Il nuovo mister arriva con la scomoda nomea di “perdente di successo”. Insieme ad Eriksson, Cragnotti porta nella capitale Roberto Mancini, arrivato alla fine di una lunga e straordinaria carriera, ma ancora desideroso di scrivere pagine importanti nella storia del calcio italiano. Molti, ancora oggi, sono convinti che sia stato proprio il fantasista, più che il tecnico, con il quale ha stretto un rapporto solido e duraturo sin dai tempi della Sampdoria, la vera arma vincente della squadra dall’estate del 1997 fino al 2000.
Arrivano le vittorie: Cragnotti re di Coppe
Mancini è riuscito infatti a scrollare di dosso le paure e il provincialismo che attanagliavano la squadra. Il nuovo numero dieci ha portato nel gruppo una mentalità vincente, fino ad allora sconosciuta. Dal suo arrivo nella capitale la squadra cambia marcia: nel suo primo anno la coppia Mancini-Eriksson si aggiudica la Coppa Italia, in un’ emozionante doppia finale con il Milan. Cragnotti viene alzato in aria dai suoi giocatori e al termine della gara corre abbracciato a Zoff sotto la curva nord. La stagione successiva arriveranno due trofei: la Supercoppa italiana, vinta in casa dei campioni d’Italia della Juventus e la Coppa delle Coppe, primo trofeo internazionale del club.
Ma è in campionato che la squadra, trascinata dai gol della nuova coppia offensiva Vieri-Salas, riesce a far vedere un calcio spettacolare. Per acquistare l’ex bomber di Juventus e Atletico Madrid, Cragnotti spende una cifra vicina ai 55 miliardi di lire. L’operazione, nata in gran segreto tra il patron del club biancoceleste e quello spagnolo Jusu Gil, viene chiusa sullo yacht privato del finanziere romano e ufficializzata proprio nel giorno in cui la Roma si presentava (tra mille polemiche per una campagna acquisti fallimentare) al proprio pubblico. La Lazio domina il campionato, che sfugge solo nel finale, a causa di un crollo nei match decisivi e soprattutto per colpa di diversi torti arbitrali, che hanno danneggiato il cammino dei biancocelesti e favorito quello del Milan, che si aggiudica il torneo con un solo punto di vantaggio.
Duemila: centenario, scudetto e Coppe
Tutto rinviato alla stagione successiva. È un anno da incorniciare per la società di Cragnotti, che in 365 giorni festeggia il centenario del club, lo scudetto (vinto in modo emozionante e con un finale trillingh), la Coppa Italia e la Supercoppa Europea, sconfiggendo gli “invincibili” del Manchester United, in una gara memorabile, diventata un vero e proprio cruccio per il tecnico dei reds Sir. Alex Fergusson. Il sogno partorito da Cragnotti sin dal primo giorno del suo insediamento si è finalmente realizzato. La Lazio è infatti la squadra che primeggia nelle classifiche di rendimento di tutta Europa e torna dopo 26 anni a fregiarsi del titolo italiano. Il progetto di portare la Lazio in cima al mondo del calcio internazionale può ritenersi realizzato. Da quel momento per Cragnotti inizia un periodo difficile.
Nel 2002 a seguito di un mancato pagamento di un bond Cirio, il suo gruppo principale entra in crisi. Le società di Cragnotti vengono immediatamente (e inspiegabilmente) abbandonate dagli istituti di credito. Cragnotti si trova costretto a cedere la Lazio. Dopo dieci anni di successi, si chiude un’era straordinaria per il club capitolino. Da quel mmento in poi la Lazio non sarà più in grado di ripetere un simile expolit. Anzi, dopo due anni di gestione del club da parte degli stessi istituti di credito che avevano voltato le spalle al vecchio proprietario, le banche si sono trovate costrette a trovare un nuovo azionista in grado di mettere un freno ad una mola debitoria che si era moltiplicata a livello esponenziale.
Cragnotti vivrà mille vicissitudini. Il carcere, i processi, la gogna mediatica, il ricominciare da zero. Quando il 12 maggio del 2014, ottantamila laziali lo hanno accolto allo stadio Olimpico come un re, dedicandogli applausi ed ovazioni durante la festa chiamata “di padre in figlio”, non ha potuto nascondere la sua commozione. Oggi compie 85 anni, festeggiati da tutto il popolo biancoceleste.