Il pareggio casalingo contro il Como riporta in evidenza come i biancocelesti in campo alcune volte si lasciano andare a comportamenti subito puniti dagli arbitri
La Lazio di Marco Baroni era chiamata al pronto riscatto dopo la cocente sconfitta nel derby, ma la partita contro gli uomini di Fabregas ha invece evidenziato ancora una volta come in alcuni momenti della partita i giocatori biancocelesti sembra non riescano a gestire l’andamento del gioco e quindi a controllare i propri interventi. L’espulsione di Tchaouna è decisiva nell’esito finale e impedisce di portare a casa tre punti che sarebbero stati fondamentali in questo momento, vista l’emergenza.
Nonostante tutto bisogna guardare avanti in maniera positiva. Un momento come quello che sta vivendo la Lazio, da un mese a questa parte, probabilmente non è mai accaduto neanche diluito nell’arco di una stagione. Tra infortuni arrivati tutti insieme e nello stesso reparto, che hanno impoverito le rotazioni di Baroni, i tre squalificati del post derby, e l’incredibile espulsione rimediata ieri dall’esterno francese con due cartellini gialli presi in 30 secondi per due diversi falli, la gestione di una partita non può che essere quasi impossibile.
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Il pareggio contro il Como rallenta ancora di più la marcia della Lazio in questo inizio di nuovo anno. Dopo la sconfitta del derby servivano i tre punti per rimettere in moto classifica, entusiasmo e autostima per una squadra giovane, sbarazzina che deve correre per dare il meglio di sè. La rivoluzione estiva operata dalla società, infatti, ha segnato delle precise linee guida sul mercato: sono usciti giocatori con caratteristiche diverse, dal passo compassato e dagli stimoli andati, dentro invece giovani “di gamba”, rapidi, abituati a correre e che fanno appunto della forza fisica la loro arma migliore.
Giocatori perfetti per il gioco del nuovo allenatore Marco Baroni, fatto di intensità, corsa, pressione sull’avversario in ogni zona del campo, in una squadra che si deve difendere attaccando, come ama ripetere fin dal ritiro di Auronzo di Cadore il suo allenatore. Il problema è che questo andare sempre in pressing sul portatore di palla nella metà campo avversaria, comporta l’essere costretti a trovare sempre il pallone, altrimenti si deve ricorrere al fallo per non farsi superare dall’avversario e trovarsi così scoperti dietro le spalle. Se a questo aggiungiamo un metro di giudizio arbitrale “particolare” da parte dei direttori di gara, ecco che viene fuori una squadra cattiva che però non corrisponde alla verità. La Lazio infatti risulta in testa alla classifica delle ammonizioni dell’intera serie A, dato davvero anomalo se consideriamo che resta sempre una squadra votata al gioco offensivo, mai speculativo e che lotta per le posizioni Champions League.
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49 giocatori ammoniti in 20 partite restano un’enormità se consideriamo che la prima delle squadre del livello dei biancocelesti è la Roma al nono posto con soltanto 36 cartellini gialli, seguita da Juventus e Atalanta con 34. Napoli con 23 “gialli” e Inter e Bologna con 24 chiudono questa speciale classifica. Un occhio arbitrale evidentemente diverso nei riguardi della Lazio sembra palese, ma anche un senso generale di isteria che emerge dai troppi cartellini presi dai laziali. Molti di questi cartellini arrivano infatti per proteste, altri per falli inutilmente troppo plateali, quello di Rovella ieri sera ad esempio, ai quali si aggiungono poi alcune espulsioni rimediate in queste giornate che fanno capire ancora meglio come non si riesca proprio a intuire il momento della partita.
Sempre contro il Como, ma all’andata, Nuno Tavares, uno dei migliori in stagione, riesce a prendere due cartellini gialli e poi quindi l’inevitabile “rosso” in 7 minuti per due falli simili nella metà campo avversaria. Per non parlare della follia di Loum Tchaouna di ieri sera, che riesce a stabilire un record mondiale di dabbenaggine con due ammonizioni nel giro di 30 secondi. Ai quali possiamo tranquillamente aggiungere il rosso diretto per Noslin ad Amburgo contro la Dinamo Kiev, nella partita d’esordio stagionale in Europa League, dove riesce a essere espulso dopo 2 minuti dall’ingresso in campo senza neanche mai toccare il pallone. Segnali di nervosismo o di isteria latente di una squadra condannata ad andare a mille all’ora.