Le partite più emozionanti, i personaggi che hanno lasciato un segno indelebile nella storia della Lazio e gli appuntamenti accaduti il 17 gennaio
Il 17 gennaio è una data che nella storia della Lazio rievoca momenti diversi: numerose sconfitte, qualche gara poco esaltante, ma anche una delle vittorie più belle e significative della Lazio di Sven Goran Eriksson, che marciava verso la conquista del primo posto in classifica. Un successo accompagnato da un gol eccezionale, che in numerose trasmissioni radiofoniche e televisive è stato votato dai tifosi biancocelesti come il più bello della storia.
Ma il 17 gennaio è anche il giorno in cui nacque un portiere capace di lasciare il segno, nonostante le poche aspettative e l’esigua permanenza nella capitale. Un numero uno che si è ritagliato uno spazio inaspettato ed è stato in grado di collezionare record e prestazioni di livello assoluto. Un portiere che a Roma ha vissuto una stagione da leone, trascinando la Lazio verso una salvezza insperata.
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Il 17 gennaio del 1999 la Lazio di Sven Goran Eriksson sale a Parma per affrontare i gialloblù di Malesani, che si trovano al secondo posto in classifica. La settimana precedente, i biancocelesti hanno battuto la Fiorentina capolista all’Olimpico, grazie ai gol di Vieri e Mihajlovic. A Parma arriverà una vittoria di prestigio, che consentirà a Salas e compagni di agganciare i giallobù in seconda posizione, alle spalle dei viola, ma con sole tre lunghezze di ritardo. Dopo un primo tempo equilibrato, i biancocelesti sbloccano il risultato, grazie ad un calcio di rigore di Marcelo Salas ad inizio ripresa. Il Parma pareggia dopo soli quattro minuti con Hernan Crespo.
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A metà ripresa arriva il capolavoro di Roberto Mancini. Il numero dieci della Lazio si avventa su un corner di Sinisa Mihajlovic e con un colpo di tacco volante, indirizza il pallone sotto l’incrocio dei pali, dove Buffon e l’ex Diego Fuser, appostato sulla linea di porta, non riescono ad arrivare. Una rete meravigliosa: un mix di classe, eleganza e bravura, che permette alla Lazio di portarsi nuovamente in vantaggio. Una rete votata da tanti tifosi biancocelesti come la più bella della storia. Nel finale Cristian Vieri chiuderà la partita con un bel gol in pallonetto sull’uscita di Buffon.
Nella storia della Lazio il soprannome di nonno è stato recentemente dedicato ad un portiere capace di battere tutti i record di longevità: Marco Ballotta. Il numero uno romagnolo ha giocato un campionato e una Champions League da titolare alla veneranda età di 44 anni, collezionando record a ripetizione. Ma quasi cinquant’anni prima del suo arrivo alla Lazio, ci fu un portiere che si guadagnò sul campo stima, affetto, onori e il soprannome di nonno: Giuseppe Zibetti. Rispetto a Ballotta ha collezionato una carriera più modesta; non ha vinto scudetti, ne coppe internazionali. Ha giocato in serie A con il contagocce e non ha portato a casa record dei quali andare fiero.
Ma nella stagione 54-55, una delle più complicate nella storia biancoceleste, Zibetti riuscì a trascinare la Lazio verso una salvezza che sembrava impossibile e a mettersi in evidenza nonostante fosse alla prima, vera esperienza in serie A. Raggiunta a 35 anni suonati.
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L’estate del 1954 arriva alla Lazio, che vive un momento difficile: in porta bisogna sostituire un totem come Sentimenti IV. I biancocelesti hanno già in rosa Aldo De Fazio, per anni vice di Sentimenti, ma non si fidano troppo del loro portiere. Meglio affiancargli un estremo difensore di esperienza. Uno che, all’occorrenza, possa farsi trovare immediatamente pronto. Un usato sicuro. E Zibetti rappresenta certamente un usato super garantito.
Quando arriva a Roma i tifosi lo ribattezzano immediatamente nonno. Zibetti parte secondo, con De Fazio titolare, ma dopo poche giornate le gerarchie cambiano. L’estremo difensore inanella una serie di prestazioni straordinarie e trascina la Lazio in classifica.
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Crea un rapporto unico con tutto l’ambiente e i cronisti. A Firenze sfodera una prestazione straordinaria, respingendo almeno quattro conclusioni del viola. Quando si presenta davanti ai cronisti a fine partita è pieno di fango e bagnato come un pulcino, a causa della pioggia che si è abbattuta sull’Olimpico. “Sicuro che volete intervistarmi? Rischio di rovinarvi i vestiti. E poi occhio perché un nonno può ammalarsi se resta troppo tempo bagnato”. La sua prestazione migliore arriva il giorno del derby, quando viene premiato migliore in campo.