Nella delusione per la sconfitta, la partita con la Fiorentina ha offerto comunque segnali positivi: uno di questo è il recupero di Pedro
Un palo che urla vendetta. Quei centimetri maledetti che trasformano l’estasi in frustrazione, la gioia incontenibile in un groppo alla gola. Lazio-Fiorentina si è decisa su una traiettoria che sfida la logica: un sinistro velenoso di Pedro, all’ultimo respiro, che danza sulla linea di porta prima di scivolare fuori.
Una scena che avrebbe potuto accendere l’Olimpico e invece ha lasciato solo incredulità, mentre il vantaggio viola restava intatto. Di solito, tiri del genere finiscono in rete o rimbalzano su un portiere spiazzato. Ma stavolta no. Stavolta, la fortuna ha voltato le spalle.
Quel palo non è stato solo una beffa, è stato un simbolo. L’Olimpico aveva già assaporato l’ennesima magia di Pedro, l’uomo dei finali incandescenti, capace di accendere la notte come già fatto con Empoli e Porto.
Invece, la favola si è inceppata sul legno, lasciando il popolo biancoceleste con un’amarezza difficile da mandare giù. Ma al netto del risultato, come riportato nell’edizione odierna del Corriere dello Sport, c’è una certezza: Pedro c’è. Con 7 gol e 4 assist stagionali (4 reti in Europa), è tornato ai suoi livelli, diventando il terzo miglior finalizzatore della squadra dietro Castellanos e Zaccagni. La piena guarigione dall’infortunio alla coscia non è solo una buona notizia, è la miglior notizia della serata.
La rinascita di Pedro con Baroni
L’arrivo di Baroni ha ridato a Pedro una nuova vita. Non solo un leader tecnico, ma un punto di riferimento emotivo. L’allenatore lo ha voluto al centro del progetto fin da subito, includendolo nella lista UEFA contro ogni previsione e restituendogli quella centralità che sembrava smarrita.
Un’intuizione che ha ripagato alla grande, considerando il contributo decisivo dello spagnolo in ogni competizione. La scorsa estate sembrava destinato a salutare Roma, ma il destino ha scelto diversamente. O forse, è stato lui a scegliere: restare, lottare, essere ancora protagonista.
Pedro non è solo un giocatore, è un patrimonio. È il più esperto, il più vincente, forse il più carismatico dell’intera rosa biancoceleste (e, perché no, dell’intera Serie A). Il suo ingresso contro la Fiorentina è stato un raggio di luce in una serata grigia, un messaggio chiaro: con lui in campo, la Lazio è un’altra squadra. Baroni lo sa bene e continuerà a puntare sul suo talento e sulla sua leadership per ritrovare brillantezza e incisività.
Quel palo resta un’ingiustizia che grida al cielo, ma il calcio è anche questo: centimetri, dettagli, occasioni mancate. Eppure, da quel tiro finito fuori emerge una certezza granitica. Pedro è ancora qui. E non smetterà di provare a fare la differenza. Millimetri o no.