I cinque gol al Monza hanno messo ancora di più in evidenza la filosofia di gioco di Baroni, che sta ispirando i biancocelesti: Castellanos fa spazio e gli altri si inseriscono
Tutti centravanti, a rotazione. La Lazio vorticosa di Baroni, come riportato nell’edizione odierna del Corriere dello Sport, è un orologio svizzero in movimento: ogni ingranaggio è tarato per creare un’armonia di scambi e movimenti che incanta e sorprende. Il gioco dei ruoli si trasforma in arte, un continuo rimescolamento di posizioni che, come in una danza, fa girare la testa agli avversari.
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A Cagliari, l’azione si è conclusa con Zaccagni, libero di trovarsi nel posto giusto al momento giusto, spuntato davanti alla porta sarda su un cross di Hysaj. E contro il Monza, lo spettacolo è stato ancor più fluido: un perfetto scambio di ruoli ha visto Taty, in veste da trequartista, scambiare posizione con Pedro, vero 9, che ha poi segnato il 2-0, come se il destino avesse deciso di giocare in favore dei biancocelesti.
Il Monza non ha fatto che agevolare questo turbinio di movimenti, con lo spagnolo che si è ritrovato protagonista in un’azione da cui si è delineato il suo ruolo in campo. Una strategia che ricorda la fluidità del gioco di squadra, dove ogni posizione diventa un’opportunità per dare e ricevere, in un balletto di passaggi e corse, che ha fatto parlare di sé in ogni singolo minuto.
Il record è il risultato di questa precisione coreografica. Dall’inizio dell’anno, quattro attaccanti hanno costantemente occupato l’area avversaria, dimostrando una produttività senza precedenti: ben 44 dei 45 gol segnati dalla Lazio in campionato sono arrivati negli ultimi 16 metri, una percentuale del 98% che lascia le altre squadre (Milan al 95%, Inter al 93%, Napoli al 90%, Juve all’88%) a bocca aperta.
Lazio, un attacco fluido e dentro l’area
Con 218 tiri totali dentro l’area, la capacità offensiva dei biancocelesti si conferma come una delle più letali in Serie A. Il sistema adottato da Baroni, basato su un attacco che scorre come un fiume in piena, con una difesa che si schiera in modo preventivo e una riconquista immediata del pallone, ha creato un modello di gioco che mette in difficoltà le linee avversarie, spesso bucandole centralmente.
Il segreto risiede anche nella capacità di realizzare cross di qualità, un’arma fondamentale per le squadre arroccate o con linee difensive compatte. Baroni, con la sua visione, lavora incessantemente sulla gittata e sulla mira dei cross, trasformandoli in vere e proprie opere d’arte. A sinistra, Zaccagni, sempre pronto a sfruttare la rampa aperta, guida gli attacchi, mentre a destra Isaksen carburando, e Marusic, il terzino “piantato”, scende in campo come un guerriero.
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Le sue prestazioni, paragonabili a quelle viste in quella stagione 2017-18, sono il fiore all’occhiello di un reparto difensivo che sa reinventarsi. Domenica, con un’azione nata da un tiro di Zaccagni respinto da Palacios, Marusic ha saputo trovare spazio per un intervento decisivo, confermando il suo ruolo di solida presenza in area. Quando Isaksen sterza e si appoggia a Guendouzi, il montenegrino si erge in mezzo a un ponte perfetto, scolpendo un’azione che è pura poesia calcistica.
Nel contesto di una stagione in cui la Lazio dimostra una versatilità tattica e un’evoluzione continua, la fluidità dei movimenti e lo scambio di ruoli non sono solo un elemento tecnico, ma un messaggio: la squadra è pronta a reinventarsi, a cambiare modulo se necessario, per sfruttare ogni opportunità contro qualsiasi avversario.