Trionfatore a Napoli, contestato a Roma: la strana storia del “campione sfortunato”

Nella storia di Lazio e Napoli, c’è un giocatore capace di lasciare il segno e di essere amato in Campania, ma di vivere una stagione da incubo a Roma. Da “campione sfortunato” a “campione d’Italia”

Una vicenda particolare tra le tante storie che accompagnano Lazio e Napoli. I due club hanno vissuto momenti esaltanti, hanno vinto scudetti e Coppe, passato periodi terribili, crolli societari e risalite improvvise; hanno visto fuoriclasse assoluti vestire entrambe le maglie e hanno avuto la fortuna di essere guidati da alcuni tra i tecnici più amati. Maradona e Osimhen hanno fatto le fortune del Napoli, come Chinaglia e Veron quelle della Lazio.

Lazio-Napoli
Trionfatore a Napoli, contestato a Roma: la strana storia del “campione sfortunato” – lalazio.com

Tra i tanti doppi ex della gara, esistono delle storie incredibili. Vicende che meritano di essere raccontate. Tra i calciatori che hanno vestito sia la maglia della Lazio che quella del Napoli, ce n’è uno che ha lasciato un pessimo ricordo nella capitale (contestato e spesso dileggiato) ed è stato invece capace di lasciare il segno in modo indelebile nel Napoli, vincendo uno scudetto al fianco di Diego Armando Maradona.

La storia del “campione sfortunato”, incapace di lasciare il segno a Roma

Stiamo parlando di un portiere arrivato giovanissimo nella capitale e chiamato a sostituire in campo, e nei cuori dei tifosi, un mostro sacro come Felice Pulici. Schiacciato dal peso della sostituzione del numero uno del primo scudetto e ancora acerbo, fu protagonista di qualche errore di troppo, che ha macchiato la sua esperienza. Lasciata la capitale, è stato in grado di costruirsi una carriera eccezionale, fatta di prodezze incredibili e di parate eccezionali. Che lo hanno portato a conquistare due scudetti e la nomea di “numero uno imbattibile”…almeno con i piedi. Può un portiere vincere due scudetti in piazze difficili e non certo di prestigio (Verona e Napoli) essere osannato dai tifosi, e allo stesso tempo lasciare un pessimo ricordo di se agli occhi di un’altra tifoseria? Claudio Garella è riuscito in questa triste e curiosa impresa.

Garella
La storia del “campione sfortunato”, incapace di lasciare il segno a Roma – Lalazio.com

Nato a Torino nel 1955, Garella è ancora oggi uno dei portieri più apprezzati nel mondo del calcio. Ha lasciato il segno e vinto in due piazze particolari ed ha fatto parlare di se per il suo modo eccentrico di parare, il suo stile e un fisico che poco si sposa con i calciatori moderni, che fanno della fisicità e del look, un vanto da sfoggiare in campo e nei social. La particolarità che lo ha reso famoso è la parata con i piedi. Anzi, con ogni parte dal corpo. “Garella è il portiere più forte del mondo, senza mani però”, disse una volta l’avvocato Agnelli. “Sono stato un portiere anomalo- riconobbe a fine carriera il diretto interessato- nessun allenatore ha cercato di cambiarmi. Istinto? Non solo, avevo un mio codice. Ricordo ciò che disse Italo Allodi, il manager che mi portò al Napoli: ‘L’importante è parare, non conta come’ e io paravo”.

La storia di Claudio Garella, il numero uno che parava con i piedi

Eccome se parava. Al Verona dei miracoli, al Napoli di Maradona, alla Sampdoria e all’Udinese. Con i piedi, le gambe, il corpo, spesso con i glutei. Ancora oggi su youtube circolano video delle sue parate più bizzarre, ma efficaci. L’unica piazza dove non riuscì a lasciare il segno fu Roma, sponda biancoceleste. Arrivato alla Lazio nel 1976 dopo un buon campionato tra i cadetti (a Novara), esordisce e diventa titolare la stagione successiva, in sostituzione di Felice Pulici. A volerlo fortemente è il tecnico Vinicio che stravede per lui. “E’ una scelta che farei altre mille volte – confidò il tecnico in un’intervista radiofonica – Garella era forte e Pulici era a fine carriera. Solo che i tifosi non gli perdonarono la sostituzione del loro idolo e un giovane, alle prime esperienze come lui, non riuscì ad imporsi. Ma il valore del calciatore era indubbio. Basta vedere che carriera ha fatto”.

La storia di Claudio Garella, il numero uno che parava con i piedi – Lalazio.com

Il peso dell’esordio nella massima serie, i continui paragoni con il suo illustre predecessore e qualche errore di troppo finiscono per condizionarlo, tanto da metterlo immediatamente in difficoltà. “Ho pagato il fatto di dover sostituire un mostro sacro come Felice Pulici – confidò Garella al sottoscritto in un’intervista rilasciata nei primi anni duemila – amato da tutto l’ambiente e da tutto il popolo laziale. Molti non erano convinti che la mia promozione a portiere titolare fosse la scelta giusta e storsero la bocca fin da subito. Anche io feci la mia parte e la mia poca esperienza non mi ha certo aiutato”.

Beppe Viola, noto giornalista Rai, in un servizio alla domenica sportiva coniò il termine “Garellate” per descrivere un paio di interventi errati durante una gara. Da quel momento in poi divenne il suo soprannome. Anzi, qualche tifoso esasperato lo ribattezza “Garella paperella”. “Ancora oggi giornalisti e tifosi mi chiedono come sia possibile vincere scudetti in piazze calde, ma non abituate a trionfi come Verona e Napoli e non riuscire a lasciare il segno, anzi essere quasi disprezzati a Roma. Non solo è una domanda che mi hanno fatto in tanti, ma è un tarlo che mi porto dietro anche io. Purtroppo a tutti non riesco a dare una risposta precisa. So solo che l’avventura romana è stata l’unica nota negativa di tutta la mia carriera”.

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Campione d’Italia a Napoli

In Coppa Uefa prende sei gol dal Lens (quattro evitabili), con il Foggia all’Olimpico propizia il pareggio dei pugliesi: a fine partita viene fischiato da tutto l’Olimpico e si chiude in se stesso. Prova a reagire, ma sente di dover lottare contro tutti. Lega con parte dello spogliatoio, soprattutto con Vincenzo D’Amico e Luciano Re Cecconi. Il 18 gennaio del 1977 al termine dell’allenamento lo saluta, dandogli appuntamento al giorno successivo. Quando torna a casa sente alla radio la notizia della sua uccisione in una gioielleria. Una notizia che lo abbatte ancora di più.

Garella
Campione d’Italia a Napoli – lalazio.com

Ritrova un minimo di serenità solo a fine stagione: Lovati sostituisce in panchina Vinicio, entrato in crisi di risultati e ambientale. Seguendo i consigli di un vecchio ed esperto numero uno, Garella ritrova fiducia. A Milano contro il Milan, alla penultima giornata, sfodera una prova da fuoriclasse. L’ultima prestazione di livello assoluto. A Verona (dove vince il titolo) e successivamente a Napoli, arriverà il riscatto. Da “campione sfortunato”, come era stato ribattezzato a Roma, a campione d’Italia. La rivincita di un portiere che ha lasciato il segno ovunque…tranne che a Roma.

 

 

 

 

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