I fatti, le gare, i personaggi più rappresentativi della storia della Lazio che si sono messi in evidenza il 28 febbraio. Tanti auguri ad un uomo che ha fatto la storia del club biancoceleste
Il 28 febbraio del 1942 nasce a Mariano del Friuli uno dei personaggi più famosi e conosciuti del mondo del calcio. Un uomo che ha legato il suo nome alla storia dello sport e che nella Lazio ha passato molti dei migliori anni della sua carriera. Dino Zoff è uno dei personaggi più conosciuti, amati e rispettati del mondo del pallone. In Italia ha saputo costruirsi una fama grazie alla serietà, all’abnegazione e al modo di lavorare.
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Prima come portiere, poi come allenatore, infine come presidente e Commissario tecnico. Un uomo di altri tempi, di valori solidissimi, che alla guida della Lazio ha collezionato record e raggiunto traguardi prestigiosi. Prima come tecnico, poi come numero uno del club, in un ruolo che ha saputo gestire alla grande.
Dino Zoff, la storia del mito del calcio italiano
Il mito. La leggenda vivente. Un mix di eleganza, personalità e competenza calcistica. Dino Zoff è uno dei personaggi più conosciuti, amati e apprezzati del mondo del calcio. Probabilmente il portiere più forte e completo che il panorama calcistico italiano sia mai stato in grado di proporre. Da calciatore ha vinto quasi tutto: scudetti, coppe intercontinentali, riconoscimenti individuali e record straordinari, tutt’ora imbattuti, come quello legato all’imbattibilità (1142 minuti) con la maglia azzurra. E’ l’unico giocatore italiano ad aver vinto con la maglia della nazionale (indossata per 112 volte, primo uomo ad aver superato nella storia degli azzurri le 100 presenze) un Europeo e un mondiale.

Il primo, giovanissimo, nel 1968. Il secondo, a 41 anni (altro record) da capitano. Nel mondiale spagnolo Zoff ha assunto il ruolo di portiere, leader, capitano e uomo immagine, rappresentando alla perfezione il gruppo azzurro negli incontri con la stampa. I suoi modi sempre eleganti e gentili. Il suo carisma e la sua classe, ne hanno fatto un interlocutore apprezzato anche da una stampa inizialmente ostile.
L’arrivo alla Lazio
Dopo aver vinto tutto: scudetti, coppe internazionali, titoli Mondiali, inizia la sua avventura da allenatore alla guida della Nazionale Olimpica; poi il passaggio alla Juventus. In una stagione vince una Coppa Italia e una Coppa Uefa, ma non guadagna la conferma.Sono gli anni in cui l’Italia calcistica impazzisce per il calcio champagne di Arrigo Sacchi e un uomo misurato come Zoff, che allo spettacolo preferisce la concretezza e i risultati, non viene apprezzato. La dirigenza juventina saluta la sua bandiera più grande e affida la panchina a Luigi Maifredi, giovane tecnico in rampa di lancio, considerato un erede di Sacchi.

Zoff si accorda con la Lazio e vive un’avventura fantastica: quattro stagioni con il ritorno in Europa dopo 16 anni, e un terzo posto in classifica. Risultati che i tifosi laziali avevano da tempo dimenticato. Nella primavera del 1994 Zoff riceve una chiamata da Sergio Cragnotti. Il patron biancoceleste è un innovatore e gli espone il suo programma: vuole affidare a Zdenek Zeman, profeta della zona e di un calcio offensivo, in grado di far impazzire i tifosi del Foggia, la panchina della Lazio. Ed offrire a Dino Zoff la presidenza della società. Dino è confuso. Si sente un uomo di campo. Zoff si cala alla perfezione nel ruolo di Presidente del club capitolino. Segue con Cragnotti le trattative di mercato. Ne diventa il primo consigliere. Rappresenta la Lazio nelle riunioni di Lega e davanti ai microfoni.
Il doppio ritorno in panchina
Quando a gennaio del 1997 la Lazio viaggia in acque pessime, Cragnotti lo richiama e gli propone di tornare in panchina, per prendere il posto del boemo, in crisi di risultati. Zoff non solo salva la squadra, ma la trasforma, risollevando la situazione e raggiungendo un quarto posto in classifica insperato. E’ un capolavoro straordinario. Una grande rivincita nei confronti di chi lo aveva accantonato come tecnico. Una situazione che Zoff rivivrà quattro anni più tardi, tornando nuovamente sulla panchina laziale in sostituzione di Sven Goran Eriksson.

Quattro anni magici, per lui e per la Lazio. Quattro stagioni dove è successo di tutto. La squadra biancoceleste, sotto la guida del tecnico svedese è stata capace di vincere uno scudetto e sette coppe. Zoff, che era tornato a vestire i panni del presidente, per lasciare la guida della squadra ad Eriksson, lasciò la Lazio per la panchina più prestigiosa ed ambita: la nazionale italiana. Alla guida degli azzurri, Zoff sfiora la vittoria nel campionato europeo del 2000. Quando torna a Roma ritrova la Lazio campione d’Italia, con Eriksson in grossa difficoltà.
Lo scudetto sfiorato
Eriksson ha firmato con la Federazione inglese e la Lazio in campionato annaspa. Cragnotti, il 9 gennaio del 2001, giorno in cui la Lazio chiude i festeggiamenti del suo Centenario, richiama ancora Dino in panchina. La sua terza avventura. Il suo cammino è inarrestabile. Una squadra che sembrava svuotata e priva di ambizioni nell’anno post scudetto, ritrova nuova linfa sotto la guida del tecnico friulano. Zoff riduce il distacco in classifica, vince otto partite consecutive. Rilancia Crespo, portandolo (quasi dieci anni dopo Signori) a vincere il titolo di capocannoniere della serie A.

Un cammino incredibile che porta la Lazio a sfiorare il secondo scudetto consecutivo. La squadra biancoceleste resta in corsa fino all’ultima giornata, alimentando il rimpianto di chi, chiedeva di anticipare il cambio alla guida tecnica della squadra. Molto probabilmente, se Zoff fosse stato richiamato prima, i biancocelesti avrebbero vinto anche il secondo titolo.