Una curiosità, forse addirittura una casualità più statistica che altro, ma alla fine fa capire che squadra enorme fosse la Lazio Campione d’Italia nel 2000
La Lazio, dopo l’eliminazione cocente dalla Coppa Italia per mano dell’Inter, deve provare a rialzare immediatamente la testa sempre a Milano, ma questa volta contro il Milan, fragorosamente caduto a Bologna ieri sera nel recupero della gara di campionato rinviata nel novembre scorso per la pesante ondata di maltempo che aveva messo in ginocchio l’Emila Romagna. Quattro giorni che potrebbero dire tanto sul momento attuale dei biancocelesti e sulle prospettive future che potrebbero avere nel resto della stagione.

Un ciclo di partite molto ravvicinate che introducono la fase calda della stagione. La Lazio, brillante, spregiudicata e corsara della fase ascendente dell’annata calcistica, sembra ora un pochino in difficoltà, più mentale che fisica. Forse cominciano a pesare le aspettative che l’ambiente aveva dopo i tanti risultati entusiasmanti ottenuti dagli uomini di mister Baroni.
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L’incrocio del cuore
Un paradosso del calendario, ma anche uno strano scherzo del destino che sembra fatto apposta per giocare con i sentimenti del tifoso laziale. La Lazio infatti in quattro giorni si ritroverà a disputare due partite consecutive sul terreno del Meazza di Milano, prima quella contro i neroazzurri, già disputata e purtroppo persa nei quarti fi finale di Coppa Italia, poi il posticipo domenicale di campionato contro i rossoneri. E questa sarebbe già una strana anomalia, uno scherzo del calendario sempre più fitto di partite, ma tutto diventa forse addirittura romantico visto che sulla panchina delle due milanesi in questo momento siedono due dei protagonisti più importanti della Lazio Campione d’Italia nella stagione 1999-2000 con Sven Goran Eriksson in panchina: Simone Inzaghi e Sergio Conceicao.

Una squadra incredibile che ha regalato un sogno alla tifoseria biancoceleste, acciuffando uno scudetto leggendario, oltre a tanti altri trofei in quegli anni magici con Sergio Cragnotti presidente. Di Simone Inzaghi sappiamo tutto, il giovane centravanti che si alternava con il Matador Salas al centro dell’attacco voluto da Eriksson e, dopo aver fatto tutta la trafila nel settore giovanile, allenatore per 5 stagioni nell’era Lotito, con un paio di trofei vinti e un amore incondizionato della gente prima del trasferimento sulla panchina neroazzurra.
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Meo amigo Conceicao
Se Simone Inzaghi riusciva a realizzare gol importanti in quegli anni di Lazio era anche perchè Sergio Conceicao, dalla sua amata fascia, pennellava palloni invitanti al centro dell’area di rigore. “Meo Amigo Conceicao”, cantava la gente laziale sulle note di una popolare canzone, uno dei giocatori più bravi di quella squadra di fenomeni, uno dei più amati, soprattutto dopo aver segnato il gol decisivo all’ultimo minuto nella gara d’esordio in biancoceleste a Torino contro la Juventus, nella finale di Supercoppa Italiana del 1998.

Un legame inscindibile, andato oltre la prima cessione al Parla, poi sancito da un ritorno carico d’amore qualche anno dopo. E soprattutto sempre ricordato e sottolineato dallo stesso Conceicao, quando anche dopo essere diventato uno dei più bravi allenatori in circolazione allenando il Porto non mancava mai di esaltare i suoi anni biancocelesti. Sarà molto probabilmente un tumulto di emozioni anche per lui la sfida di domenica sera, così come è lecito credere lo sia sempre anche per Inzaghi, ogni volta che incrocia il biancoceleste. Due Campioni d’Italia contro sulle panchine avversarie in pochi giorni, un tuffo al cuore per i tifosi biancocelesti, ma anche la conferma che quella squadra diventata leggenda era composta davvero da tanti grandi campioni.