Il danese dopo un anno di apprendistato ora sembra completamente un altro giocatore e gara dopo gara è oramai uno dei più fermi della rosa
Nella storica vittoria di domenica scorsa a San Siro contro il Milan, uno dei migliori in campo è risultato ancora una volta il danese. Una crescita incredibile sotto la cura di Marco Baroni che lo ha portato a essere uno dei trascinatori della cavalcata biancoceleste in questa meravigliosa stagione. Sembrano lontanissimi i momenti di difficoltà sotto la gestione prima di Sarri e poi di Tudor, dietro l’ingombrante presenza di Felipe Anderson.

La Lazio è entrata nella fase calda della stagione, la partita d’andata di Europa League, valida per gli ottavi di finale a eliminazione diretta, contro il Viktoria Plezen, è la prima di un mini ciclo fondamentale sia in Europa sia in campionato. Udinese, il ritorno con il Plzen e il Bologna, prima della sosta per la nazionale, concludono una settimana difficile.
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La fine del letargo
Pagato 12 milioni dal Midtjylland, dopo averlo incrociato e ammirato in Europa League, Gustav Isaksen ha incontrato inevitabili problemi di adattamento a una realtà completamente diversa da quella dove aveva cominciato a mostrare il suo talento. La grande città, la pressione della piazza molto più esigente, la concorrenza molto più forte all’interno della stessa squadra, un campionato tatticamente molto spinto come la Serie A, la lingua, il cibo, tutto è stato profondamente diverso e per questo complicato per il giovane danese. Un processo partito da molto lontano che, all’inizio di questa seconda stagione, con l’addio di Felipe Anderson e l’arrivo di un allenatore diverso nell’approccio e nella gestione dei giovani, ora sembra davvero completato.

Alla fine della scorsa stagione il giocatore aveva collezionato 37 presenze, di cui molte di queste sulla panchina, con un bottino minimo di appena 3 reti e 4 assist tra campionato, Coppa Italia e Champions League. In questa stagione però il danese è ripartito, a sorpresa, come uno dei punti fissi della rosa e piano piano ha saputo trasformare quei pochi lampi che faceva intravedere lo scorso anno in prestazioni sempre più convincenti, fino al quel meraviglioso arcobaleno disegnato nella notte del Maradona contro il Napoli, che ha permesso alla Lazio di espugnare il campo dei partenopei. Da quel giorno è definitivamente esplosa la stella danese, sempre più titolare di Baroni, sempre più decisivo, sempre più continuo.
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Impossibile fare a meno di Re Gustav
L’ennesimo perentorio scatto a imbeccare il passaggio del compagnoe il tocco sul pallone ad anticipare Maignan al minuto 93 della partita di domenica scorsa a Milano hanno definitivamente fatto entrare nel cuore del tifoso laziale il biondo attaccante. Certo la glaciale freddezza del campione consumato, Pedro, ha poi realizzato quel rigore, ma senza l’ennesimo affondo di Isaksen i biancocelesti sarebbero tornati a Roma con il rimorso di aver buttato al vento una vittoria che sembrava oramai finalmente arrivata. Baroni non ci rinuncia mai a quel moto perpetuo sulla fascia, Marusic o Lazzari, per il danese non cambia nulla, lui rientra aiuta e poi riparte come una saetta per l’ennesimo scatto, un giocatore completamente trasformato che adesso ha imparato anche a “usare” il campo, non come una piccola porzione a disposizione, quella amata fascia destra terra di conquista dei suoi inizi in patria, ma anche a sfruttarlo in ampiezza, entrando per corsie interne con il pallone, accentrandosi per cercare l’imbucata giusta al compagno o la soluzione personale da lontano.

Senza però rinunciare a quei duelli uno contro uno con il laterale avversario, suo marchio di fabbrica. Arrivati a Marzo, con ancora un terzo di stagione da giocare, il bottino del giocatore già oggi ricalca quello dello scorso anno. In 34 partite giocate fin qui tra Serie A, Coppa Italia ed Europa League, sono solo 4 le reti realizzate, con altrettanti assist. Se però si comparano questi numeri a quelli dello scorso anno, la crescita è evidente e con una maggiore costanza in zona gol, perchè stiamo parlando di una potenziale stella che potrebbe far diventare la fascia destra della Lazio quello che è a sinistra con Mattia Zaccagni. E allora ne vedremmo delle belle.