A un anno di distanza, per uno strano scherzo del destino e del calendario, la Lazio giocherà di nuovo all’Olimpico contro i friulani una partita che potrebbe dire molto sul futuro
Le ultime due romanzesche vittorie dei biancocelesti hanno dato uno spessore ancora maggiore alla stagione che gli uomini di Marco Baroni stanno portando avanti. Due partite conquistate all’ultimo tuffo, all’ultima giocata, ben oltre il novantesimo che hanno dimostrato ancora una volta, se ce ne fosse stato bisogno, la voglia e la determinazione che Zaccagni e compagni stanno mettendo in campo fin dalla prima giornata, e i risultati sono lì a dimostrare che la Lazio rimarrà protagonista fino all’ultima partita.

11 marzo 2024, la Lazio, perdendo in casa contro l’Udinese, entra definitivamente in una crisi di risultati, di gioco e d’identità che porterà alle clamorose dimissioni di Maurizio Sarri dalla panchina biancoceleste. Domani 10 marzo il calendario riproporrà all’Olimpico la stessa partita che arriva però con presupposti e soprattutto prospettive completamente diverse.
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Un momento positivo
Il rigore di Pedro al minuto 97 che ha consentito di sbancare San Siro, sponda Milan, per una vittoria che negli ultimi 30 anni era accaduta soltanto una volta. Il meraviglioso arcobaleno di Isaksen, sempre al minuto 97, di una gara tirata, combattuta, più ostica di quella che si poteva prevedere, ma soprattutto resa difficilissima dalla doppia espulsione che ha costretto i biancocelesti a giocare gli ultimi minuti di gara addirittura con due uomini in meno, ha consegnato una vittoria epica che resterà scolpita nella storia ultracentenaria della Lazio.

Due vittorie molto simili a distanza di soli 4 giorni, entrambe in trasferta per giunta, che fotografano perfettamente lo spirito che mister Baroni è riuscito a dare ai suoi uomini, uno spirito battagliero, una voglia di andare oltre qualsiasi ostacolo, che accompagna perfettamente un gioco moderno sempre votato all’attacco. Non era facile per il tecnico toscano sostituire sulla panchina biancoceleste Maurizio Sarri, non era facile rivitalizzare una rosa forse appassita nell’entusiasmo e nelle proprie convinzioni, non era affatto facile ripartire da capo con un nuovo progetto senza andare incontro a contraccolpi che avrebbero potuto compromettere la stagione o ritardarne la riuscita.
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Un anno dopo ancora l’Udinese
Per uno strano scherzo del destino, a un anno esatto di distanza, all’Olimpico tornerà quell’Udinese che in pratica sancì la fine del Sarrismo a Roma. Era infatti l’11 marzo 2024, quando i biancocelesti, dopo aver sognato per 90 minuti addirittura di eliminare il Bayern Monaco in Champions League, cercavano disperatamente di restare aggrappati al treno dell’alta classifica per riguadagnare l’Europa anche per la stagione successiva, e i friulani mettevano miseramente a nudo tutta la fragilità di un gruppo che aveva smesso di credere in quel condottiero che si pensava potesse dare una svolta anche nella gestione societaria della squadra.

Una poco onorevole resa per 1-2 al termine di una partita brutta, abulica, vuota di passione, che ha definitivamente sancito non soltanto la resa dell’ex tecnico di Napoli e Juventus, che da lì a 72 ore comunicherà le sue dimissioni irrevocabili, ma anche la fine di un ciclo di calciatori che hanno comunque fatto la storia della Lazio. Baroni in estate è stato il prescelto per ripartire quasi da zero: entusiasmo, stimoli nuovi, gioco più moderno, sfrontatezza e una voglia di sentirsi grandi che ha fatto il miracolo di lanciare la Lazio verso una stagione inimmaginabile e domani, un anno esatto dopo, ancora contro l’Udinese, i biancocelesti hanno la possibilità di scacciare definitivamente tutti i fantasmi e continuare a sognare una stagione che potrebbe diventare trionfale.