Per i quarti di finale di Europa League i biancocelesti sono attesi da una trasferta complicata non soltanto dal punto di vista logistico, ma anche per l’insidioso campo da gioco dei norvegesi
La Lazio di Marco Baroni si arrampica lassù dove soltanto altre due volte è arrivata nell’era Lotito e comunque soltanto in altre cinque occasioni in 125 anni di storia i biancocelesti sono arrivati almeno tra le migliori otto in una competizione europea a eliminazione diretta. Un traguardo quindi comunque storico che però adesso pone un’insidia molto particolare a Zaccagni e compagni quando il 10 aprile saliranno nel profondo nord Europa per affrontare i norvegesi del Bodo/Glimt.

Un pareggio difficile, in una partita complicata contro un avversario tutt’altro che sprovveduto come invece qualcuno aveva descritto. Il Viktoria Plzen ha reso davvero difficile la qualificazione ai biancocelesti che comunque nella gara di ritorno hanno capitalizzato al massimo il gol di Isaksen al minuto 97 di una gara eroica, vinta quando una doppia inferiorità numerica poteva diventare devastante.
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Una qualificazione quasi storica
Soltanto la Lazio di Petkovic e quella di Simone Inzaghi erano riuscite a centrare lo stesso obiettivo, raggiungere i quarti di finale di Europa League. Senza considerare le due straordinarie e indimenticabili finali raggiunte, una vinta a Birmingham per la Coppa delle Coppe e una persa a Parigi in Coppa UEFA, di cragnottiana memoria, soltanto nel 2002-03, con Mancini sulla panchina biancoceleste, la Lazio era arrivata più in alto. Quella maledetta semifinale persa contro il Porto di Mourinho, che poi andò a vincere la Coppa UEFA e l’anno successivo anche la Coppa dei Campioni.

Basta questo dato per capire la straordinarietà del cammino dei biancocelesti in Europa in questa stagione. Ma ora non ci si può fermare, bisogna pensare in grande, il tabellone ha messo sulla strada degli uomini di Baroni un avversario ostico, ma certamente non impossibile, quel Bodo/Blimt che sull’altra sponda del Tevere conoscono bene per via di una clamoroso cappotto subito pochi anni fa. Una squadra che non ha nulla da perdere, un ambiente climaticamente ostile nei pressi del Circolo Polare Artico e con un’ ulteriore insidia portata dal campo in sintetico necessario a quelle latitudini.
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L’incubo del campo sintetico
L’erba sintetica ricorda i campionati di calcio a 5, i tornei amatoriali, le partite infrasettimanali nei circoli sportivi con gli amici, ma dal 2005 la UEFA ha sdoganato il campo da calcio regolamentare in erba sintetica anche per le manifestazioni internazionali. Da quel giorno molti club soprattutto del nord Europa ne hanno approfittato finalmente per avere un campo sempre in condizioni ottimali. In Italia il primo è stato il “Dino Manuzzi” di Cesena nel 2010 e proprio in quell’anno la Lazio, con Reja in panchina, ci gioca per la prima volta in un partita di campionato uscendone sconfitta per 1-0, con un gol del futuro laziale Marco Parolo negli ultimi minuti di gioco.

Una prima sconfitta che segnerà l’inizio di una vera e propria maledizione sul sintetico per i biancocelesti, mai così abili e scaltri nell’adattarsi ai rimbalzi diversi e al modo particolare di giocare su questa superficie. L’anno successivo sempre con Reja in panchina i biancocelesti conoscono l’onta della seconda sconfitta “sintetica” nello stadio “Silvio Piola” di Novara per 2-1. Ancora a Cesena, nel 2015 anche la Lazio di Pioli esce di nuovo sconfitta, questa volta per 2-1 con l’inutile gol di Klose nel finale. Ma è in Europa che i biancocelesti conoscono due debacle clamorose e per certi versi assurde su dei campi sintetici.

La Prima pone fine nel 2017-18 alla cavalcata europea in Europa League della Lazio di Inzaghi che, proprio nei quarti di finale, dopo aver vinto in casa per 4-2 contro il Red Bull Salisburgo, viene clamorosamente eliminata al ritorno sul campo sintetico della Red Bull Arena subendo 4 gol in soli sette minuti che ancora oggi rappresentano un vero e proprio brutto sogno per tutti i laziali. L’ultima delle cinque sconfitte su cinque incontri disputati su questa particolare superficie è quasi umiliante e la subisce la Lazio di Sarri nel 2022 contro il Midtjylland durante la fase a gironi sempre dell’Europa League. All’Arena Herning i biancocelesti cadono addirittura per 5-1 sotto i colpi di uno scatenato Gustav Isaksen, che infatti l’anno successivo arriverà proprio a Roma.