I numeri dimostrano una verità incontrovertibile: dal 2 febbraio a oggi, la rosa della Lazio è stata divisa in due tronconi: titolari e riserve. I dati sono eloquenti
Al termine di Lazio-Viktoria Plzen, il tecnico della Lazio Marco Baroni ha allontanato con forza il concetto di stanchezza. “Si tratta di un aspetto mentale, più che fisico. Io sono contento di giocare ogni tre giorni”. Parole ribadite con forza anche all’interno dello spogliatoio. L’allenatore della Lazio ha interrotto i festeggiamenti della squadra, invitando tutti a pensare solo alla gara di Bologna e ribadendo un concetto: “Vi devo togliere dalla testa l’idea della stanchezza”.

Parole, parzialmente smentite negli spogliatoi dello stadio Dall’Ara. Dopo la sonora sconfitta (5-0 subito dai rossoblù di Italiano), il tecnico della Lazio, ha ammesso che la squadra fosse stanca: debilitata dalle tante gare ravvicinate (sette negli ultimi ventidue giorni):“Siamo arrivati con il fiato corto dopo tutte queste gare, ma questo non deve essere un alibi...Isaksen? Anche lui era stanco, siamo arrivati a questa partita con tanti piccoli acciacchi”.
Dal mercato in poi è cambiato tutto
La stanchezza, al di la delle dichiarazioni del tecnico, non si elimina con la testa, o a parole. I tanti impegni ravvicinati impongono una gestione oculata delle forze a disposizione. Come è stato fatto nel corso della prima parte della stagione, quando il tecnico era solito alternare i giocatori tra campionato ed Europa League, tenendo tutti sulla corda e riuscendo ad evitare infortuni e a mantenere una condizione accettabile in quasi la totalità della rosa.

Paradossalmente, dalla fine del mercato in poi (quando ha avuto più giocatori da gestire), il tecnico ha virato verso scelte diverse, rimarcando in modo più netto la differenza tra i titolari e le riserve. Una decisione che ha portato ad una serie di risultati contrastanti: se è vero che qualche elemento è esploso (Isaksen su tutti, ma anche le prestazioni di Romagnoli sono cresciute), altri sono stati spremuti in modo evidente.
Giocatori spremuti e altri poco utilizzati. Il problema dei recuperi affrettati
Decisioni che hanno portato anche la società a riflettere con particolare attenzione: al tecnico viene rimproverato lo scarso utilizzo dei nuovi acquisti, i troppi infortuni (molti attribuibili alle troppe gare giocate e all’usura) e il recupero affrettato che ha portato a tempi di recupero più lunghi per chi è stato costretto a fermarsi (Vecino nel girone d’andata, Castellanos e Dele Bashiru ora). I numeri evidenziano una disparità di utilizzo incredibile. Prendendo in esame il minutaggio dei calciatori dal 2 febbraio (giorno di chiusura del mercato) ad oggi, i dati sono impressionanti.

A centrocampo i due titolari, Guendouzi e Rovella, sono stati spremuti: 818′ per il francese, 617′ per l’italiano. Se pensiamo che Belahyane (arrivato per dare una mano nelle turnazioni) ha collezionato solo 88′, Dele Bashiru (che si è fermato due volte), 76′ e Basic non è mai entrato, il dato è clamoroso. Nel conteggio non abbiamo inserito Vecino, che ha saltato numerose gare per infortunio. In difesa la differenza è altrettanto netta: Romagnoli (765′) e Gila (506′), sono stati spremuti, mentre Gigot ha collezionato solo 287′ e Provstgaard è rimasto a guardare dalla panchina. Anche in questo caso non abbiamo inserito il minutaggio di Patric, rientrato da poco da un lungo stop.
Le differenze tra i titolari e le riserve
Da agosto a dicembre, Baroni aveva alternato Nuno Tavares e Pellegrini a sinistra, ottenendo ottime risposte da entrambi. Ora il portoghese ha giocato 444′, mentre l’italiano (escluso dalle liste campionato e Uefa) solo 61′, in Coppa Italia. In quella posizione è emblematico come le scelte effettuate nella gestione delle liste, non abbia funzionato. Hysaj, che era rimasto a riposo per quattro mesi, è stato improvvisamente rimesso in campo e utilizzato con frequenza (quattro gare consecutive). A Cagliari, si è infortunato ed è rimasto fermo per un mese e mezzo.

Anche in attacco i numeri sono impressionanti. Isaksen è cresciuto tanto, ma anche lui è stato spremuto: 798′ contro i 248′ di Tchaouna (comprensivi anche dei minuti in cui il francese ha giocato centravanti). L’assenza di Castellanos non ha portato a prendere scelte definitive sul suo sostituto: Baroni li ha alternati tutti (Tchaouna, Noslin e Pedro), ma tutto ciò non ha cambiato la sostanza: i titolari sono stati utilizzati con frequenza, le alternative no: Dia ha collezionato 633′, contro i 302′ di Noslin. Differenza ancora più netta tra Zaccagni (725′), Pedro (388′) e Ibrahimovic (19′).
Come è possibile sperare che non subentri la stanchezza quando alcuni calciatori hanno giocato più del triplo rispetto agli altri? Come si può pensare di ottenere risposte incoraggianti da chi è stato repentinamente accantonato? Domande che il club si sta ponendo e alle quali il tecnico dovrà dare risposte. Al rientro dalla sosta la Lazio sarà impegnata in un altro tour de force (Atalanta, il doppio impegno con il Bodo e il derby). Come penserà di affrontarlo Baroni?