Il 19 marzo si festeggia il compleanno di Alessandro Nesta: l’ex difensore della Lazio è ancora oggi il capitano più vincente della storia biancoceleste: e di tutta la capitale
Il 19 marzo è il giorno in cui il mondo biancoceleste festeggia il compleanno di Alessandro Nesta. Il capitano più vittorioso della storia biancoceleste. Uno dei difensori più forti che abbiano mai vestito la maglia della Lazio. Un idolo per migliaia di adolescenti, che sognavano di ripeterne le gesta e che si sono esaltati nel vederlo indossare la fascia di capitano negli stadi d’Italia e d’Europa. Il centrale difensivo che ha scritto le pagine più belle ed esaltanti della storia biancoceleste.
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Un difensore completo: bravissimo negli anticipi, feroce in marcatura e nel gioco aereo. Un giocatore con pochi difetti, nato nel settore giovanile biancoceleste come centrocampista, trasformato in terzino (quando ha esordito in serie A) e diventato centrale. Un giocatore capace di lasciare il segno: con la maglia della Lazio, con quella della Nazionale e con il Milan. Al termine della sua carriera il suo palmares recita: tre scudetti, due Champions League, una Coppa delle Coppe, tre supercoppe Europee, un mondiale per club, tre Coppe Italia, quattro Supercoppe italiane, un campionato del mondo, un europeo under 21, oltre ad un campionato canadese.
L’approdo alla Lazio e l’esordio
Ma mai nessun riassunto numerico potrà spiegare nel dettaglio cosa ha realmente rappresentato Alessandro Nesta per tutti i tifosi biancocelesti. Il suo iconico numero tredici è diventato un simbolo per tutti i laziali: da esibire nei più importanti stadi italiani. I sostenitori biancocelesti si sono identificati nella sua storia: quella di un semplice tifoso, diventato il capitano della propria squadra del cuore. Alessandro Nesta entra nelle giovanili della Lazio grazie ad un piccolo sotterfugio. La Roma si interessa a lui, ma il padre lazialissimo, rifiuta l’invito e chiede alla società biancoceleste di poter testarlo sul campo.

La Lazio accetta e il piccolo Nesta, dopo un primo provino, strappa il primo contratto con i biancocelesti: inizia una splendida avventura, durata oltre quindici anni: dalle giovanili allo scudetto Primavera, fino all’esordio in Serie A, nel marzo del 1994. I sacrifici di tutta la sua famiglia, quel rifiuto alla Roma e i tanti allenamenti sui campi in terra battuta della capitale, stanno finalmente dando i frutti sperati. Ma proprio sul più bello, il giovane Nesta è costretto a fare i conti col destino, che si materializza improvvisamente in un caldo pomeriggio a Tor di Quinto. E’ il 7 aprile del 1994, Nesta marca stretto Paul Gascoigne in allenamento ed effettua un duro contrasto con lui: la diagnosi fu terribile: frattura scomposta di tibia e perone.
Lo scudetto da capitano
Gazza tornerà in campo dopo quasi un anno: troverà Nesta come titolare della difesa biancoceleste. Gli anni con Zeman, quelli con Eriksson: nella finale di Coppa Italia del 1998 segna il gol del definitivo 3-1: Nesta si catapulta su una corta respinta di Sebastiano Rossi, dopo un tiro di Paolo Negro. Quando insacca il pallone della vittoria, corre impazzito sotto la curva nord. Sotto la sua gente. Sotto un mondo che sente suo più di ogni altra cosa. “Era tanto che aspettavo questo gol – dichiara a fine partita – il prossimo magari lo segnerò fra tre anni”. Ai Mondiali francesi si infortuna gravemente, procurandosi la lesione del legamento crociato anteriore e del legamento collaterale interno del ginocchio destro.

Resta fuori diversi mesi: quando torna, trova la fascia di capitano (che i compagni gli lasciano) e una squadra che vola in classifica. Sfiora lo scudetto (che in volata va al Milan), ma da capitano alza al cielo la Coppa delle Coppe, seguita dalla Supercoppa Europea e dallo scudetto. Vinto in maniera rocambolesca il 14 maggio del 2000 in un giorno indimenticabile. Nesta lo vince da capitano, anche se quel giorno è costretto a viverne le emozioni in tribuna, fermato da una squalifica.
L’addio alla Lazio: “Non volevo andarmene”
Quando finisce la gara di Perugia, che vede soccombere la Juventus, si improvvisa speaker, prendendo in mano il microfono dello stadio Olimpico e chiamando i cori della curva. La sua storia in biancoceleste sembra destinata a durare per sempre, ma si interrompe il 31 agosto del 2002. La Lazio, in crisi economica, lo vende al Milan, interrompendo un sogno di quindici anni. “Non sarei mai andato via”, ha detto recentemente, ricordando quei momenti.

“Non volevo andarmene dalla Lazio. Guadagnavo bene, era la mia città, ero tifoso della squadra per la quale ero capitano. Il mio mondo era li. Quell’estate ho rifiutato tutte le squadre che presentavano un’offerta al club. Poi l’ultimo giorno di mercato, mentre facevamo il torello a Formello mi chiama il figlio del presidente Cragnotti, passandomi il telefono. Era il mio procuratore che mi diceva di abbandonare tutto e andare via perchè avevano chiuso col Milan. Stavolta non potevo fare nulla.